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 Lisistrata

 

Anfitrione

 

L'avaro

 

La locandiera

 

Il gatto con gli stivali

 

Raperonzolo

 

La bottega del caffè

 

Il ventaglio di Lady Windermere

 

La signora dalle camelie

 

Cyrano de Bergerac

 

Il berretto a sonagli

 

Miseria e nobiltà

 

Persicone mio figlio

 

La nemica

 

 

EDUARDO SCARPETTA - Mio figlio Persicone

EDUARDO SCARPETTA - Persicone mio figlio

 

Commedia in due atti, liberamente ridotta e adattata a cura di Cultura&Svago

 

PERSONAGGI

 

Marietta, cameriera del Marchese

Il Marchese Domenico Del Monte, padre di Persicone e di Giulia

Persicone

Giulia, amante di Errico de Licervo

Errico de Licervo, fratello di Chiara

Chiara

Carlo, suo marito

Nicola, servo di Errico

Un Cameriere

 

ATTO PRIMO

 

La scena è in Napoli 

Camera in casa di Domenico, con balcone e camino.

 

SCENA PRIMA

 

Marietta sola (suono interno di campanello. Marietta esce).

 

MARIETTA - Eccomi qua... Son pronta... Eh! come va di fretta! Chi non lo sa, s’immagina ch’io non gli dessi retta... Vorrebbe tutto a volo, parla una sola volta, Vuoi che si serva subito, ragioni non ascolta. Amato egli è dal padre, che gli fa tutto fare, Per questo se ne abusa. Ma così non si usa La gente maltrattare! E se così mi trattano, io me ne devo andare! Ed or, sembra un miracolo, cessato ha di suonare; (Campanello di dentro più forte.) Son pronta, mio padrone!

 

SCENA SECONDA

 

MARCHESE - Dove vai, perbacco! Mio figlio Persicone è là che suona sempre, che fa tanto rumore... (Campanello) Fa presto, ch’ei ti chiama...

 

MARIETTA - Son pronta, mio signore. (Via.)

 

MARCHESE - è pronta, è sempre pronta, e non è pronta mai! E dire che il salario al doppio le aumentai Soltanto perché serva mio figlio Persicone, Gli accomodi la testa, gli tolga il pantalone - Le do quaranta franchi, il vitto ed il dormire. Ma se di lei il figliolo or si lamenterà, La caccio via di casa... meglio così sarà! Adoro quel ragazzo, e vorrei che ciascuno L’amasse come io l’amo! E se, perbacco, alcuno colui maltratterà, Il padre, che son io, vendetta ne farà!.. (Siede.) Per lui son risoluto, io lo farò ammogliare, Ed una bella giovine io gli farò sposare. Già me ne sono accorto, lui pure brama questo, Perciò, da qualche giorno lo veggo sempre mesto. Ed ha ragione alfine, si è fatto ora grandetto! Io l’ho compreso, e fingo di non aver capito - Il povero mio figlio vuol divenir marito. L’altra mia figlia, Giulia, vorrebbe far lo stesso, Ma a questa, nossignore, io non darò il permesso. Di lei io ho gran bisogno, da sol non vo' restare. Soltanto Persicone si deve maritare. Ma se scorgo qualcuno che fa l’amor con lei, Un chiasso voglio fare, voglio gridar per sei!

 

SCENA TERZA

 

Persicone, prima dentro, poi fuori, e Marietta.

 

PERSICONE (di dentro) - Caro papà. Marietta non mi accomoda, contento non mi fa. Essa non ha pazienza, fa tutto con la fretta!

MARIETTA - Signore, vado via...

PERSICONE - Non vuoi sentire...

MARCHESE - Mio figlio Persicone comanda in questa casa, Egli può dirti tutto; ne sei o no persuasa?.. Egli rispetto esige, insomma egli è il padrone, E guai per chi maltratta mio figlio Persicone!.. .

MARIETTA - Vi son serva... (Esce).

MARCHESE - E ora dimmi, angioletto, che senti tu nel petto? Insomma, quando vedi una gentil fanciulla, Il cuor non dice nulla?..

PERSICONE - O babbo, quando io vedo Quella gentil donzella, che sta qui dirimpetto, Il cuore più d’adesso mi palpita nel petto!

MARCHESE - L'amor comincia adesso, e cresce a poco a poco.Ascoltami, figliolo, ché poi diventa foco. Or, quando la vedrai, Tu falla un poco attendere, E poi mi chiamerai. Con lei farò amicizia, Con lei potrò parlare. Dirò che l’ami al massimo E che la vuoi sposare.

 

SCENA QUARTA

 

MARIETTA - Signor, la colazione...

PERSICONE - Va bene. Andiamo, o babbo, ché sento un po’ appetito... E gusto più il mangiare, che l’essere marito!

MARIETTA - Ora ho proprio deciso e me ne voglio andare, In questa casa orribile non voglio più restare! Mi spiace solamente lasciar la signorina.

 

SCENA QUINTA

 

MARIETTA - Signora, vi son serva.

GIULIA - Buon dì, Marietta mia. Errico come sta?

MARIETTA - Insomma, quando andai A casa sua iersera, a letto lo trovai, la lettera lui lesse , mi disse poi - domani Alla cara mia Giulietta Io manderà risposta... Gnorsì, bacio le mani.

GIULIA - (Calpestio) Arriva qualcuno? (Guarda)

 

SCENA SESTA

 

NICOLA - Permette la signora?..

GIULIA - Errico E' colui che ti manda? Qual è la sua domanda?

NICOLA - Egli mi ha dà per voi La lettera che ho in mano. Il resto verrà poi.

GIULIA (legge) - "Io ti voglio ripetere Che t’amo ardentemente, Che te soltanto bramo, Te adoro immensamente. Tu dici che vorresti venissi a casa tua. Il mezzo l’ho trovato. Nicol ti dirà tutto... è un servo assai fidato".

NICOLA - Il mio padrone disse che il mezzo è già trovato. Vi dico ch’è buonissimo, è proprio ben pensato! Perché, dal suo balcone, Sempre vostro fratello Ammira sua sorella Con occhio di passione. E lei, solo per scherzo, Per rider solamente, Lo corrisponde e finge D’amarlo immensamente. Il mio padrone disse Che diate al padre vostro La lettera che scrisse. Eccola, ve la mostro. (Le consegna una lettera)

GIULIA - “Signore mio garbato, la prego a perdonare, Se mai con questa mia la vengo a incomodare. Ma egli è che mia sorella, a cui io voglio bene, Per il suo figlio proprio si trova fra le pene”. “Essa pel suo figliuolo non mangia la mattina. La notte più non dorme, la notte è sempre desta, Signore, mia sorella può perdere la testa! E se la poveretta, signor, vuole salvare Il suo figliuol le faccia, prestissimo sposare.”

NICOLA - Se il padre vostro consente, a vedere questa donzella, Allora, il mio padrone vien qua con la sorella. E nel vedervi, finge D’esser acceso il core. E al padre chiede subito compenso a tanto amore. Se ciò lui rifiutasse, di darvi a lui marito, dirà che sua sorella Non vuol più maritare. E allor Don Persicone, Avendo dentro il petto un poco di passione, Costringerà suo padre a far sposar voi due.

GIULIA - Ma la sorella di Errico sposerà poi Persicone?

NICOLA - Che dite... Ella non può - Ancora non capite? Lei è già maritata - voi prima sposerete, E dopo a Persicone L’imbroglio spiegherete.

GIULIA - Compresi tutto. Bravo! Davvero ben pensato. E dimmi - la sorella ha tutto consentito?

NICOLA - Sicuro, ella è d'accordo, così anche suo marito.

MARIETTA (guarda) - Viene gente!

NICOLA - Datemi qui la lettera... (La prende.)

 

SCENA SETTIMA

 

MARCHESE - Cos’è, Giulietta? Insomma, Voi che volete fare?.

MARIETTA - Padrone, questo giovine Con voi vuole parlare.

NICOLA - Lo debbo consegnare In proprie vostre mani...Un biglietto, Lo manda il mio padrone che sta qui dirimpetto.

MARCHESE - Ma io non lo conosco.

NICOLA (gli dà la lettera) - Ei la risposta aspetta.

MARCHESE - Potete andare via, la mando per Marietta.

NICOLA - Va bene, vi obbedisco... (Via.)

MARCHESE - (Legge) "Signore mio garbato, la prego a perdonare, Se mai con questa mia la vengo a incomodare. Ma egli è che mia sorella, cui io voglio bene, Per il suo figlio proprio si trova fra le pene. Essa pel suo figliuolo non mangia la mattina. La notte più non dorme, la notte è sempre desta, Signore, mia sorella può perdere la testa! E se la poveretta, signor, vuole salvare Il suo figliuol le faccia, prestissimo sposare.” Chi è mai questo signore che una sorella tiene, La quale per mio figlio si trova fra le pene?..“Stamane mia sorella vuole con lei parlare; Perciò, verremo entrambi, s’ella il permetterà. Intanto, io la ringrazio, mi firmo, e sono suo servo, Per sempre e devotissimo Errico Delicervo”. Disse quel giovanotto, latore del biglietto, Che lui abita qui, sta proprio dirimpetto. (Guarda alla finestra) Oh! corpo d’un cannone! Marietta, chiama subito Mio figlio Persicone... (tra sé) Ma sì, ne son sicuro, Dev’esser quella là!... Quella che dirimpetto al mio figliolo sta..

GIULIA - Papà, che stai dicendo?

MARCHESE - Guarda quella ragazza...

GIULIA - Ebbene?

MARCHESE - Per mio figlio la misera va pazza!..

GIULIA - Ah! quella è la sorella di Errico De Licervo, Ne siete ben sicuro?

MARCHESE - Ma sì, lo disse il servo. Quella soltanto abbiamo che sta qui dirimpetto? Oh! qual fortuna! Oh! gioia! E si offre da per sé!

PERSICONE (uscendo) - Papà, tu m’hai chiamato? Che cosa vuoi da me?

MARCHESE (al balcone) - Or guarda, è lei la giovine, di cui tu m’hai parlato?

PERSICONE - E lei, papà...

MARCHESE - Figlio, sei fortunato! Immensamente t’ama, tu l’hai rubato il core, E più non vuole vivere se non le giuri amore!

PERSICONE - Papà, che stai dicendo?..

MARCHESE - Dico la verità... E te ne sia di prova leggendo questa qua.

PERSICONE (Legge piano)

MARCHESE (a Giulia) - Non è fortuna questa? Che quella per mio figlio può perdere la testa?.. Ed ha ragione alfine, è bello Persicone, Ed a guardarlo solo t’ispira una passione!.. Guarda quel naso fine, vedi che bella cosa; E guarda quella bocca, che bel color di rosa! Guarda, ha cambiato viso, ei l’ama veramente.

PERSICONE - Oh! Dio! Papà, dell’acqua! (Sviene)

MARCHESE - Mio caro Persicone, Che c’è, ma che sarà? Gente, correte, un medico!

PERSICONE (rinvenendo) - Papà!..

MARCHESE - Sto qua; ma che ti senti?

PERSICONE - Il tutto m’è passato... Nel leggere la lettera, il gran piacere è stato. Papà, ma tu l’hai letta? Per me perde la testa, Non mangia la mattina, la notte è sempre desta. Ed io non lo sapevo, ed io che l’ignorava... Se l’avessi saputo da lei certo ne andava, Qual cosa da mangiare a quella avrei portato, Una costata arrosto, un poco di castrato. E per farla dormire, le avrei fatto un decotto Di malva e di papaveri... Oh! povera ragazza! Oh! quanto ella m’amava!

 

SCENA OTTAVA

 

NICOLA (entrando) - Permettano i signori? Il mio padrone con la sorella è fuori.

MARCHESE - Oh! onore! Aspetta.

PERSICONE - Su, presto, o babbo, andiamo. Voglio indossar quell’abito, che ancora non ho messo. E che lo tengo nuovo, e me lo metto adesso.

MARCHESE - Andiamo. Giovanotto, potete farli entrare, Un poco con mia figlia potranno chiacchierare. (Via.)

GIULIA - Nicola, ma fa presto...

NICOLA - Eccomi qua, son lesto. (Via.)

GIULIA - Oh! qual piacere, oh, gioia, Errico a me vicino (Guarda.)

 

SCENA NONA

 

GIULIA (abbracciandolo) - Errico!

ERRICO - Giulietta del mio core. Ebbene, che mi dici? Tuo padre dove sta?

GIULIA - è dentro per vestirsi, fra breve egli uscirà.

CHIARA - Ma qui cìè mio marito. Lui chi si fingerà?

ERRICO - Diremo ch’è un amico, ch’è tuo cugin dirà. Sorella, ti ripeto - Fingi d’amarlo assai.

CARLO - Ma quando andrà a finire cotesto brutto gioco? Si tratta di mia moglie, Io m'addoloro un poco..

ERRICO - Tu parli da ragazzo! Davvero sei pazzo?..

CARLO - Se mai quel lanternone, Davvero dentro al core avesse una passione, E ti volesse a forza sposar, come si fa?

CHIARA - Se questo mai succede, il ver si scoprirà...

ERRICO - Orsù, non c’è pericolo... Ma zitto, che vien gente...

GIULIA - Oh! Dio! Giunge mio padre, Non concludiamo niente.

ERRICO - Ci penseremo poi...Chiara, ti raccomando Quel caro Persicone. Digli d’amarlo, fingi che tu sospiri e brami il suo possesso....

CARLO - Un corno! Neppure per ischerzo si parli di possesso... Oppur, corpo d’un asino, diventerò un ossesso!

 

SCENA DECIMA

 

MARCHESE - Signori miei, buongiorno...

PERSICONE - Buon giorno.

ERRICO - Vi porgo i miei saluti.

MARCHESE - Sedetevi, vi prego - Che siate i benvenuti.

ERRICO - Grazie, e vi ringrazio ancora D’avermi contentato. (Seggono.)

MARCHESE - Son io che son contento che questo ragazzotto, Mio figlio Persicone, così bellino e dotto, Abbia alla fin trovato Un pochettin di moglie, Che possa coronare tutte le sante voglie.

ERRICO - Bravo! Se il Cielo vuole Presto farà lo sposo. La mia sorella, udite, per lui brucia d’amore, Non trova più ricetto...

MARCHESE - Per vero, dir, signore, Non me ne meraviglio, Egli è un botton di rose, Questo mio caro figlio. Ben mille giovinette Per lui son fatte pazze, Ma questi, oh! non si cura Di tutte ste ragazze. Da che vostra sorella ei vide dal balcone, Tutta perdè la pace Quel caro Persicone... La notte non dormiva, ei non mangiava più...

PERSICONE - Mangiavo, sì, signori...

MARCHESE - (Che fai! sta zitto tu!).

ERRICO - Signore, mia sorella Lo renderà felice.

MARCHESE - Via, Persicone, parla... dille che l’ami tanto...

PERSICONE - Tanto...

CARLO - (Ma che bestione!).

MARCHESE - Su, dille qualche cosa...

PERSICONE - Signorina, io seppi che per me Ella non più non dormiva, non più mangiava... Ohimé... Vi giuro che di questo Io niente ne sapeva, Se no, presso di voi In fretta io ne correva, Cercava consolarvi, e per cotanto amore Avrei dato lo giuro, A voi tutto il mio core!..

CARLO - (Si scalda l’animale!).

MARCHESE - Ma bene! ma benone! Come si spiega bene quel caro Persicone!

PERSICONE - Tutto è svelato alfine - l’amore s’è scoperto, E questo cor che brucia d’amore consolò.

CARLO - (Bravo la bestia!).

CHIARA - (Oh! Dio! più non trattengo il riso).

PERSICONE - Tu puoi lenir le pene... Dicendo, o donna angelica, che molto mi vuoi bene. Ch’io ti baci la mano, permettimi, cuor mio.

CARLO - (Oh! questo è troppo! Prendi). (Finge di stendere la mano, e gli dà un pugno)

CHIARA - Povero Persicone...

MARCHESE - Ma via, lo perdonate, fu per combinazione...Garbata signorina.., Dirò che cosa c’è... Mio figlio, lo ripeto è tanto innamorato, Che da tre giorni e mezzo Digiuno s’è restato... E se per caso il pranzo Ei sente nominare Dice, piangendo. il misero, ch’egli non vuoi mangiare.

 

SCENA UNDICESIMA

 

MARIETTA - Signori, il pranzo è pronto.

PERSICONE - Andiam, che ho molta fame?

MARCHESE - Al solo vostro aspetto gli torna l’appetito.

MARIETTA - Ah! Ah! mi vien da ridere! Che grosso lanternone! Ah! che figura stupida che qui ci fa il padrone! Il figlio se la gode, la figlia n’ha piacere... Ed egli come un asino, smoccola il candeliere! (Via ridendo.)

 

(Cala la tela)

 

ATTO SECONDO

 

Camera da pranzo di Domenico. Due porte in fondo. Due porte laterali. Tavolino grande in mezzo, un tavolino a sinistra, con l'occorrente da scrivere.

 

SCENA PRIMA

 

MARCHESE (prendendo il caffè) - Ehi, dico... francamente... mi piace il parlar chiaro, Volete voi più zucchero? Che fosse un poco amaro?..

CHIARA - No, grazie, è molto dolce. (Beve il caffè)

MARCHESE (a Persicone) - Mio Persicone, e il tuo?..

PERSICONE - Il mio mi sembra amaro... del zucchero, papà. Qui non ce n’è per niente.., ma che bestialità!.. A tutti hai messo zucchero e a me ti sei scordato...

MARCHESE - Eh, via, non più parole... eccolo accomodato. (Mette dell’altro zucchero nella tazza di Persicone) E adesso tu hai finito? Ehi, dico... Persicone!.

PERSICONE - Ah! Cosa vuoi, guardavo Un poco la mia Chiara, Vedea ch’è troppo bella! Oh, sì, ch’è troppo cara.

CHIARA (a Persicone) - Lo so, voi m’adulate...

PERSICONE - Ma no, parlando solo Un uomo innamorate. Ed io che, ve lo giuro, v’amo d’ardento amore, Vorrei con voi discorrere, lo giuro, in tutte l’ore.

MARCHESE - Signori, se v’aggrada, vogliamo uscir di qua; Andiamo un po’ in giardino...

ERRICO - Ma che dormir, Marchese, andiamo a passeggiare. (Piano a Giulia) Così, mia bella, liberi potremo un po’ parlare! (Via)

PERSICONE - Vieni, angioletto mio, Chiarina del mio core...

CHIARA - Andiamo pur, carissimo... (Via)

MARCHESE - Carissimo! Che amore!.. (A Carlo) Amanti come questi voi dove li trovate? Nemmeno all’altro mondo, nemmen se li pescate!.. Egli sarà felice, contenta ella sarà... Chi sa quanti nipoti la bella mi darà!.. Nipoti! Essere nonno... Oh, che consolazione... Mio figlio aver dei figli.., E figli a Persicone...

MARCHESE - Perché portate fretta?.. Se quelli sono avanti io lor non darò retta. E quando Chiara è sola col caro Persicone, Men vado, per non dare ad essi soggezione! E se pur di baciarsi mi chieggono il permesso, Dirò - per questa volta, andiam, vi sia concesso.

CARLO - (Viva la bestia! Ed io qui non ci sto per niente. Oh! guai per lui, se mai questo gli salta in mente!). (Via)

NICOLA - Chi sa in che brutto gioco si è messo il mio padrone - Davvero che il Marchese L’han preso per minchione!.. Poc’altro tempo, il figlio Chiara vorrà sposare, E che dirà il marito? Zitto non si può stare. Farà di certo un chiasso, Dirà ch’egli è il marito, Di questo, Persicone ne resterà stupito!.. S’infurierà il Marchese, S’infuria certo il figlio... E dopo... Oh! che fracasso! Oh! Dio, ma che scompiglio!..

 

SCENA SECONDA

 

PERSICONE - Nicola...

NICOLA - Che volete?..

PERSICONE - Va Giulia tu a chiamare... Sì, bel pensier davvero, entrambi fuggiremo, Lontani, in un deserto, colà noi sposeremo. Vò far come il romanzo che ho letto di Dumas, Ei dice che la fuga E' gran felicità!.. (Esce)

GIULIA - Fratello, cosa vuoi? A che mi fai chiamare?

PERSICONE - Pensai, cara sorella, Che per sposar più presto, Non c’è che un mezzo solo, Cara sorella, è questo. Senza che sappia niente Il caro mio papà... Io fuggirò con Chiara Lontano assai di qua... E quando in un deserto Entrambi arriveremo, Soli, contenti, o cara, Allora sposeremo!..

GIULIA - E dimmi un poco adesso, a Chiara gliel’hai detto?

PERSICONE - No, tutto voglio dirle scrivendole un biglietto. Tu sai che il mio carattere è un poco masticato, Perché calligrafia molto non ho studiato. Siccome la tua penna è penna sopraffina, Scrivimi tu il biglietto, mia cara, per Chiarina.

GIULIA - (Oh! bella! Quale idea! A Errico scriverò...).

PERSICONE (dettando) - Oh! Chiara mia carissima...

GIULIA (scrivendo, ripete piano) - (Errico del mio core...).

PERSICONE - Per te nel petto m’arde la fiamma dell’amore!..

GIULIA - (Lo scriverò per me!) (Ripete l’ultima parola.) Amore...

PERSICONE - Il cuore in sen mi batte, E dice a me così - Tu bella sei qual fiore Del verdeggiante aprile, Modesta, vaga, angelica, E sei per me gentile...

GIULIA - (Scrive) Pensai, mio caro Errico, per corbellar papà, Di fingere una fuga....

PERSICONE - Scrivesti?

GIULIA - Eccomi qua... (Finge di scrivere)

PERSICONE - Io ormai perdutamente Mi sono innamorato, E se non sposo subito, Sarò precipitato!..

GIULIA (scrive) - (Per pochi istanti, o caro, noi ci nasconderemo, Tornando poi dal padre - Siam sposi, gli diremo)

PERSICONE - Scrivi, sorella - l’estro M’ha quasi tutto invaso, Scrivi che dell'amore Ne ho pieno fino il naso! Ma non ho ancora detto Che poi dobbiam fuggire.

GIULIA - Adesso ce lo metto.

PERSICONE - Scrivi, devi finire.

GIULIA - è tutto fatto. (Nel partire dice piano a Nicola) Ad Errico quel foglio...

NICOLA (a Giulietta) - Va ben, lo porterò...

GIULIA (a Persicone) - Fratello, abbi giudizio, l’affare è incamminato. (Via.)

PERSICONE - Chiarina condiscende Se in core amor l’è entrato. Oh! somma gioia! Il core Mi palpita, mi bolle, Io salto come un pupo, Di quei ch’hanno le molle! M’arde la gola, ho sete (Beve il rhum.) Oh! mia felicità, Son quasi diventato un grosso baccalà... (Esce)

NICOLA - Vedete un po’ che bestia! L’amore l’ubbriaca, parlando con modestia! Pur troppo mi convinco che amore è cosa tale Che può sentirla in core qualunque sia animale! Poiché, se il sente in petto financo Persicone, Deve sentirlo pure un asino o un montone.... Che veggo, Marietta - Si nasconda quel foglio, Se no, questa trombetta Tutto rivelerà.

 

SCENA TERZA

 

MARIETTA - Oh! Nicola...Se nel giardino Sono finor restata, E grossa una candela Là basso ho smoccolata.. Ma tu cosa facesti?

NICOLA - Lo stesso tuo mestiere! Tu la candela avesti, io m’ebbi il candeliere, Hanno qui sopra ordito un tale pasticcetto, Che darà quanto prima un colossale effetto.

CARLO (uscendo) - (Che dicono quei due? Voglio ascoltar...).

NICOLA - Dunque, i due cari amanti, Per farla proprio in barba Davvero a tutti quanti... Han pensato fuggirsene, E forse fra brev’ora Saranno molto lungi...

MARIETTA - Davvero?

NICOLA - Sissignora. Fingi d’ignorar tutto, l’affare è delicato... M’hanno per convenienza Il tutto confidato. Se mai ti domandassero, rispondi - nulla io so Poiché, quando fia tempo il tutto svelerò...

MARIETTA - Sta certo che io non parlo, nessuno saprà niente.

CARLO (avanzando) - Ah! ch’io divento Otello! La moglie mia fuggire con quel ragazzo inetto... Ah! che gelose furie si destan nel mio petto! Vorrei che a me dinnanzi vi fosse tutto il mondo, Per far provare a tutti il mio furor profondo!.. Ma se con quell’insipido sfogare non potrò, Al padre suo, per bacco, il tutto scoprirò... E voglio dirgli - Vile! Dirà - Son un Marchese Marchese sì, ma vile! Vi mando a quel paese. Ma come mai mia moglie a questo acconsentì, Come potè a quell’asino rispondere di sì?.. Carlo, mettiti in pace Ché t’hanno incoronato!..

 

SCENA QUARTA

 

MARCHESE - Signor Carlino, dite, Dov’è vostra cugina? Che fosse per capriccio Andata un po’ in cucina?

CARLO - Marchese, fermatevi un istante, Ella non è in cucina, e voi siete un birbante!..

MARCHESE - Birbante! Come a dire? Che, siete forse matto?

CARLO - Matto nol son, signore, stizzito son qual gatto! Sono animal... vedete, e sono incoronato! Insomma, udite - il vostro Figlio con mia cugina Ormai sarà scappato!

MARCHESE - Scappati!

CARLO - Son fuggiti, adesso l’ho saputo.

MARCHESE - Se son fuggiti già, Chi può trovarli adesso, Chi mando? Chi ci va? Non sanno dove sieno, Non sanno dove andare, Ma torneranno...

CARLO - Oh! Dio!

MARCHESE - Poi non temete tanto, Ché sta col figlio mio. Ed alla fine è nobile Di nascita e di cuore, Saprà, signor, credetemi, Guardarle ben l’onore. Ma voi, voi che c’entrate? Se siete suo cugino...Che importa a voi se quelli or vollero fuggire?.. S’amavano quei miseri, altro non c’è da dire.

CARLO - Signor Marchese, basta... Marchese, inorridite!.. Chiarina non è nubile, invece è maritata, Ella è la moglie mia! Da un anno la sposai...

MARCHESE - Fia vero! Voi che dite?

CARLO - La verità, Signore...

MARCHESE - Perché tal finzione?

CARLO - Fu per un altro amore...Giulia, la vostra cara figlia Errico amò...

MARCHESE - Che dite?..

CARLO - Gli amanti combinarono cotesto pasticcetto. Per corbellarvi, finsero che Chiara era impazzata D’amor per vostro figlio... Ma quella è maritata! Errico fè l’imbroglio, Errico fè il pasticcio, E pose me, qual asino, in questo bello impiccio V’han reso un burattino, Un padre che è un babbione. Avete allor capito?

MARCHESE - Voi che mi raccontate? Io sono rimbambito. Son diventato un asino...

CARLO - Lo siete sempre stato.

MARCHESE - Signor, quest’è un insulto!..

CARLO - E proprio v’ho insultato! Perché quel vostro figlio m’ha rotto gli stivali.

MARCHESE - Ma che stivali, un corno! Me l’hanno corbellato... Povero Persicone!.. Se n’è fuggito? Bravo? Ci ho gusto, per mia fè... E vostra moglie? Meglio! Gioia maggior per me!..

CARLO - E me lo dite in faccia? Signor, siete un villano!

MARCHESE - Oh! caro mio, mi rido di quel furore insano. Vorrei saper dov'è Il caro mio figliolo. Povero figlio, Ahimé! Perduto ho il figlio mio!

CARLO - Perduta ho la consorte!

MARCHESE - Chi me lo rende! Ah! Dio!..

CARLO - Il duolo è troppo forte!..

MARCHESE - Ah! Persicon, deh, vieni...

CARLO - Ritorna, Chiara mia!..

MARCHESE - Ah! che mi viene a piangere!.. (Piange.)

A DUE (piangendo) - Mia moglie chi mi dà?.. Mio figlio chi mi dà?..

 

SCENA QUINTA

 

CHIARA - Per bacco! Qui si piange! Cos’è successo?..

MARCHESE - Fuggita voi non siete?

CHIARA - Fuggita! Io non intendo... fuggir?

MARCHESE - Sicuramente.

CHIARA - Ma che ho da dir? Per bacco! Se siete matti; andate; Non so quello che dite, non so che affastellate. Io stava nel giardino; m’hanno lasciata sola, Spariva Errico insieme Alla vostra figliuola. Persicone nemmeno Non era più laggiù... Ed io là sola sola Cosa facea di più?.. Qui son venuta.

CARLO - Oh! caspita!

MARCHESE - Non ne capisco un’acca, Chi dunque sen fuggiva?

CARLO - Già la pazienza è stracca. Parla, donna malvagia, spiegami quest’arcano!

CHIARA - Io non so niente, il giuro; il tuo gridare è vano.

MARCHESE - Un momento... Certo qualcun fuggiva. Chi mai sarà quest’uno?..

CARLO - Due son che sen fuggirono

CHIARA - Cugino, Si domandi a qualcuno.

MARCHESE - Cugino, un accidente! Ah! voi credete ancora che non si sappia niente? So tutto; v’è marito!

CHIARA (a Carlo) - Che sento! Tu gli hai detto... Che stupido che sei!..

CARLO - Dovea tacer, cospetto... Dopo d’aver saputo la fuga concertata?..

CHIARA - Ma di qual fuga parli? Qualcun l’avrà inventata.

MARCHESE - Marietta, Nicola, presto. (Suona il campanello.) Adesso parleremo, vedrem ciò che diranno, E se ci han corbellato, la pena pur ne avranno. Vedete se un Marchese dev’essere burlato In questa strana guisa...

 

SCENA SESTA

 

MARIETTA - Signore, m’ha chiamato?..

MARCHESE - Venite avanti, o donna; chi mai se ne fuggì?..

MARIETTA Oh! che! Sapete tutto?..

MARCHESE - So tutto, signor sì...

MARIETTA - Ebben, giacché il sapete... fuggita è vostra figlia Con il signor Errico...

MARCHESE - Oh! me meschino! Oh! Dio! Son rovinato! Sono furioso... Schiatto!..

CARLO (a voce alta) - Se son fuggiti già, Chi può trovarli adesso? Chi mando? Chi ci va? Non si sa dove siano, non si sa dove andare. Che son fuggiti? Bravo! Ma torneranno...

MARCHESE - Oh! Dio! Mi corbellate appresso! Schernite il dolor mio!

CARLO - Così voi mi diceste, quando credea che Chiara fuggiva. Ma non temete tanto, Ché sta con mio cognato Un uomo di cuore nobile, e pure di casato - Saprà, signor, credetemi, Guardarle ben l’onore!..

MARCHESE - Basta, signore, basta, Vvoi m’infrangete il cuore. Si tratta d’una figlia...

CARLO - Trattavasi di moglie, Ed eran più terribili Allora le mie doglie!

MARCHESE - Ah! figlia mia, t’amava di più che non credeva, Provar duolo sì forte davver che non credeva Tu sei fuggita forse, perché t’immaginavi Che l’uomo t’avrei negato che tu cotanto amavi. Ma se me lo dicevi, detto t’avrei di sì - Ed ora m’abbandoni, mi lasci ora così?.. Ah! torna, torna, o figlia; ed io perdonerò... Quell’uom che tanto adori sposare ti farò!.. (Errico e Giulia si fanno avanti)

ERRICO (inginocchiandosi) - Perdonate...

GIULIA - Peccammo per amore...

ERRICO - Sì per amor soltanto.

GIULIA - Ed è tal cosa amore di cui si mena vanto.

MARCHESE - Non voglio perdonarvi, non voglio più vedervi. Da me fuggite lungi, andatene all’inferno, Sarà lo sdegno mio contro d’entrambi eterno.

GIULIA (per andare) - Noi partiamo...

ERRICO (per andare) - Non vi vedrem più mai...

MARCHESE - Giulia mia, davvero te ne vai? Vieni al mio sen, scherzava; ti par che seriamente Poteva te scacciare! Ah! non è vero niente. Sposatevi, Io voglio; Anzi, ve lo comando... .

GIULIA - Oh! padre mio!..

ERRICO - Marchese!

MARCHESE - Chiamatemi papà Questo povero vecchio contento ne sarà!..

CHIARA - Bravissimo, Marchese; così va fatto, bravo, questo felice termine davvero io non speravo.

GIULIA - Ebben, sappiate dunque che abbiam finto fuggire. Onde a questi sponsali doveste acconsentire.

MARCHESE - Vera o non vera, basta; il tutto è terminato, Son contento che il vostro desir s’è coronato!..

MARIETTA - Ma il nostro Persicone più moglie non avrà.

MARCHESE - Oh! Dio! Che fosse in un vallone Precipitato mai Quel caro Persicone?.. Per carità, correte, Chiamate tutto il mondo.

CARLO - Ma che... via non temete; Certo non v’è disgrazia... In qualche sito trovasi...

MARCHESE - E dove mai, di grazia?.. Và corri, Marietta...

 

SCENA SETTIMA

 

NICOLA - Aiuto! Son spacciato! Pietà, pietà di me!..

MARCHESE - Mio figlio!

GIULIA - Mio fratello!

NICOLA - Era a cercar qualcuno di dentro all’altra stanza, Don Persicon m’afferra... Io scappo ed ei mi dice - Vieni un po’ qui, mia cara, Ora che siam fuggiti, tu mi appartieni, o Chiara, Voglio lontano andarne dal padre...

MARCHESE - Ah! scellerato! Ei mi volea fuggire! E tu?..

NICOLA - Sono scappato!..

MARCHESE - Gran Dio!.. Oh! come è mai ridotto quel caro figlio mio!..

 

SCENA ULTIMA

 

PERSICONE - Mia Chiara... fuggiremo... tu m’appartieni.

MARCHESE - Figlio!.. Mi fai pena grandissima, e sei quanto un coniglio!

PERSICONE - Chiara...

MARCHESE - Essa è già moglie a un altro.

PERSICONE - Voi siete un menzognero!.. Io me la bacio, guardami. (Abbraccia e bacia una sedia)

MARCHESE - Ma tu che stai facendo?... Capisci o non capisci? è maritata.

PERSICONE - è maritata! Infamia! Ed io chi sposerò?..

MARCHESE - Col tempo...Io moglie ti darò.

PERSICONE - Papà, voglio la moglie, per forza la pretendo... Se no, corpo di bacco, io faccio un chiasso orrendo! M’avete già promessa una consorte amata, Ed ora che la voglio, mi dite è maritata...

MARCHESE - Ma figlio mio, rifletti, adesso non ci sta... Col tempo, Persicone, te la darà papà.

PERSICONE - Non voglio sentir chiacchiere, voglio sposare adesso, O per la rabbia immensa diventerò un ossesso! O subito una moglie tu mi farai sposare... O qualche che da rompere, papà, fammi trovare...

MARCHESE - Io sono disperato! Perché di dargli moglie in testa m’è saltato? D’un padre così misero chi mai pietade avrà? Una moglie a mio figlio, deh! chi la troverà? (Volgendosi al pubblico) Signori gentilissimi, se qualche figlia avete, Vi prego di dirigerla a me, se lo volete. Io le offro un bel consorte, il caro Persicone... Come! Vi faccio ridere? Ah! somma confusione!.. Nessun vuole mio figlio? Io meco lo terrò... Da padre e pur da moglie, se tocca, gli farò...

PERSICONE - Allora, miei signori, se mogli non avete, Io credo che le mani voi tutti possedete. E se le sue due mani ognuno batterà Contento contentissimo Sarà il mio buon papà.

 

(Cala la tela)

 

FINE