Raperonzolo

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RAPERONZOLO

 

Adattamento teatrale 

di una favola dei

fratelli Grimm, a cura

 di Cultura&Svago

 

PERSONAGGI

 

(In ordine di apparizione)

 

FILA - Madre di  Raperonzolo

OTTO - Padre di Raperonzolo

SIGNORA GOTHE

RAPERONZOLO neonata

DONNA - Aiutante (Non parla)

RAPERONZOLO  a sei anni

RAPERONZOLO a dodici anni

RAPERONZOLO adulta

PRINCIPE

 

RAPERONZOLO - Tre atti

 

Libero adattamento e trascrizione teatrale da una favola dei fratelli Grimm, a cura di Cultura&Svago

 

ATTO PRIMO

 

SCENA PRIMA

 

Interno di una casa. Dalla finestra si vede un bellissimo giardino.

Fila e Otto, due coniugi ormai avanti negli anni, discorrono fra loro.

 

FILA – Quanto ho desiderato un figlio mio!

OTTO – Cara, quanto ho desiderato che tu avessi un figlio tuo!

FILA – Ormai siamo quasi vecchi, avevo quasi perso la speranza.

OTTO – Che dici? C’è una speranza?

FILA – Sì, caro, Dio ha esaudito il nostro desiderio; avremo presto un figlio.

OTTO – Oh, che gioia indescrivibile, quasi non riesco a credere che diventerò papà, che tu abbraccerai un bimbo tuo, che saremo una famiglia, che avremo un figlio che ci faccia compagnia nella vecchiaia. (Piange)

 

SCENA SECONDA

 

FILA – Che bel giardino. Che bei fiori, che begli ortaggi. Guarda che bei raperonzoli: mi viene quasi voglia di mangiarli.

OTTO – Accontentiamoci di godere la vista di un così bel giardino.

FILA – Ma io ho proprio voglia di un bel raperonzolo. Me lo mangerei così volentieri!

OTTO – Cara, chiedimi tutto ciò che ti posso comprare e te lo procurerò, chiedimi frutti prelibati, ortaggi ancor più buoni di quei raperonzoli.

FILA – Non voglio nient’altro che quelli.

OTTO – Ma tu sai che il giardino non è nostro. E’ di quella megera della signora Gothe. Non  me li darà mai.

FILA – Li sogno anche la notte e finisco per svegliarmi e non dormire più.

OTTO – Come posso accontentarti?

FILA – Sto dimagrendo giorno per giorno dal desiderio. Lo so che, se  non riuscirò a mangiarne almeno uno, ne morirò.

 

SCENA TERZA

 

OTTO (Fra sé) – Io l’amo troppo, non voglio che muoia proprio adesso che avremo un figlio nostro. Che fare?

FILA – Otto, fammi assaggiare un raperonzolo, ti prego.

OTTO – Cara, adesso scavalco la finestra e vado a prendertene uno. Scavalca la bassa finestra, raccoglie un raperonzolo e lo dà alla moglie.

FILA – Che buono! Mi sembra di non aver mai mangiato niente di più dolce e appetitoso in vita mia. Me ne dai un altro?

OTTO – Cara, ti prego, ho paura che la vecchia mi veda e mi punisca.

FILA – Ti prego, muoio dalla voglia.

OTTO – Sia come vuoi tu (Va nel giardino e torna con due raperonzoli). Ecco, mangiali.

FILA – Che delizia, che squisitezza. (Li mangia). Ti prego, vammi a prendere l’ultimo, così questa notte dormirò tranquilla.

OTTO – Vado

 

SCENA QUARTA

 

Giardino della vecchia megera

 

OTTO – Scavalca il davanzale della finestra ed entra nel giardino e una vecchia lo afferra per la gamba.

SIGNORA GOTHE - (Gli fa gli occhiacci) Come osi scendere nel mio giardino e rubarmi i raperonzoli come un ladro? Me la pagherai!

OTTO -  Ah, siate pietosa! A questo fui spinto da estrema necessità: mia moglie aspetta un bimbo; ha visto i vostri raperonzoli dalla finestra e ne ha tanta voglia che morirebbe se non potesse mangiarne.

SIGNORA GOTHE- Se le cose stanno come dici, ti permetterò di portar via tutti i raperonzoli che vuoi, ma ad una condizione; devi darmi il bambino che tua moglie metterà al mondo. Sarà trattato bene e io sarò per lui come una madre.

OTTO – Vi prego, non potete chiedermi questo. Mia moglie ne morrebbe.

SIGNORA GOTHE – Preferisci che moriate subito tutti e due adesso, orribilmente? Vi farò morire tutti e due, subito, di morte crudele, se non mi fai la promessa.

OTTO (Impaurito) – Va bene, lo dirò a mia moglie.

 

SCENA QUINTA

 

Una donna donna aiuta Fina a vestire la bimba appena nata. Fina piange.

 

FINA - Oh, come sarei felice di curarmi di questa bimba, se potesse esere mia. Perché devo sofrire così? Perché sono così sfortunata? (Arriva la maga).

SIGNORA GOTHE – Questa bambina è mia.

FINA – Disgraziata! Come potete togliermi quest’unica creatura? L’ho desiderata tanto. Ne morrò.

SIGNORA GOTHE– Questi erano i patti. La bimba si chiamerà Raperonzolo e verrà via con me. Ma non preoccuparti: mi curerò di lei. (La porta via)

 

ATTO SECONDO

 

SCENA PRIMA

 

Interno della casa della signora Gothe, ben arredata, con mobili lussuosi e tanti giocattoli. La bambina cresce bella e sana. Ha lunghi capelli biondi. 

 

RAPERONZOLO – Perché non posso uscire di casa? Voglio uscire, voglio andare in giardino a giocare.

SIGNORA GOTHE – Non devi uscire mai. Te lo proibisco.

RAPERONZOLO – Ma io non voglio star rinchiusa. Uscirò, statene certa.

SIGNORA GOTHE – Ah, è così? Allora ti richiuderò in una torre, da cui non potrai mai scendere.

 

SCENA SECONDA

 

Raperonzola è affacciata ad una minuscola finestrella di una torre, che non ha né scala, né porta. Raperonzolo ha ormai dodici anni, è una ragazza bellissima, con due lunghe trecce d’oro.

 

SIGNORA GOTHE- Raperonzolo, t'affaccia, lascia pender la tua treccia!

RAPERONZOLO – Sì, eccomi, ora vi calo una treccia.

SIGNORA GOTHE– Adesso salgo.

 

SCENA TERZA

 

Interno della torre. E’ una grande stanza scura, illuminata soltanto dalla finestrina. Raperonzola è diventata grande.

 

RAPERONZOLO – Come posso stare qui, tutta sola? Perché non posso uscire?

SIGNORA GOTHE – Tu devi pensare solo a farmi compagnia. Non hai nessun bisogno di uscire. In casa hai tutte le comodità. 

RAPERONZOLO – Ma perché devo stare qui, come se fossi prigioniera?

SIGNORA GOTHE – Tu sei qui per farmi compagnia, non per far domande. Ora esco. Metti fuori la treccia, così potrò uscire. (Raperonzolo si scioglie le trecce, che tiene sempre legate, tanto sono lunghe, ne srotola una e la fa cadere fuori dal finestrino. La maga esce).

RAPERONZOLO – Sono sempre sola. Non ho nessuno con cui parlare. Non ho niente da fare. Canterò (Canta una canzone, con voce melodiosa)

SCENA QUARTA

 

Esterno della torre - Si sente dall'alto Raperonzolo cantare con la sua bellissima voce. Un principe, passando sotto la torre, rimane incantato dal suono soave della voce.

 

PRINCIPE – (Fra sé)  Che bella voce! che bel canto! Non può essere altri che un'angelica fanciulla a cantare così divinamente! Voglio conoscere la persona che canta. (Cerca una porta, ma non la trova.  Vede Raperonzolo, che canta affacciata alla finestra) Come è bella! E’ la ragazza più bella che io abbia mai visto. Sento che non potrei amare nessun’altra donna, dopo aver visto lei. Voglio parlarle, voglio entrare. Come si può entrare in questa torre? Non ci sono porte. Sento arrivare qualcuno. Mi nascondo.

SIGNORA GOTHE - Raperonzolo, t'affaccia, lascia pender la tua treccia! (la maga entra)

PRINCIPE (Vede Raperonzolo che lascia pendere una treccia e vede la maga salire). Ah! Ecco come si sale. Se questa è la scala per cui si sale, tenterò anch'io la mia fortuna. (Dopo un po’, il principe vede la maga ridiscendere). Adesso ci provo io: Raperonzolo, t'affaccia, lascia pender la tua treccia! (Subito dall'alto scende la treccia. Il principe si arrampica e sale).

 

SCENA QUINTA

 

RAPERONZOLO – (Spaventata) Dio mio! Chi siete?

PRINCIPE - Dolcissima fanciulla, non aver alcun timore. Non potrei fare alcun male ad una fanciulla così dolce e così bella. Io sono un principe. Passavo per il bosco e sono rimasto incantato dalla tua voce celestiale. Il mio cuore è rimasto tanto turbato dal tuo canto da non lasciami più pace. Perciò ho voluto vederti. Come sei bella. Sento di amarti perdutamente. Vuoi essere la mia sposa? Ti farò felice nel mio piccolo regno. Vieni via con me.

RAPERONZOLO – (Fra sé) Come è giovane, come è bello. Che modi gentili!Che bella voce. Di certo mi amerà più della vecchia signora Gothe.

PRINCIPE – Dammi la mano e non avere più paura. Vieni via con me.

RAPERONZOLO - Verrei ben volentieri, ma non so come fare a scendere. Quando vieni, portami una corda per usarla come scala; con quella scenderò; tu verrai a prendermi sul tuo cavallo.
PRINCIPE – Vado via, ma tornerò questa sera con una corda. Arrivederci!


SCENA SESTA

 

SIGNORA GOTHE – (Fra sé) Qualcuno scende dalla torre. Ah, Raperonzolo mi ha ingannata. (A Raperonzolo,gridando) Raperonzolo, t'affaccia, lascia pender la tua treccia! (Sale e poi, rabbiosa, a Raperonzolo) Eccomi. Ora ti concerò per le feste. (Prende un paio di forbici e taglia le trecce di Raperonzolo).

RAPERONZOLO – Ahi, ahi! Perché mi fate questo?

SIGNORA GOTHE – Mi hai ingannata. Sarai punita per sempre. Ti porterò in un deserto lontano da qui dove morirai di fame e di sete.

RAPERONZOLO – Vi prego, abbiate pietà di me!

 

  

SCENA SETTIMA

 

PRINCIPE - Raperonzolo, t'affaccia, lascia pender la tua treccia!  

SIGNORA GOTHE (Dalla torre, senza far vedere il suo volto, lega una treccia alla finestra e la fa pendere al di fuori. Il principe entra). (Al principe, con fare beffardo) - Ah, sei venuto a prendere la tua bella! Ma il bell'uccellino non è più nel nido e non canta più; il gatto l'ha preso e a te caverà gli occhi. Per te Raperonzolo è perduta, non la vedrai mai più.

PRINCIPE – Fuggo (Si butta giù dalla torre)

 

ATTO TERZO

 

SCENA PRIMA

 

PRINCIPE – (Si ritrova tutto dolorante in mezzo agli sterpi; le spine gli hanno punto gli occhi) Ohimé, ohimé, sono cieco. Dio mio! Cieco e solo. Come farò senza la mia amata? Come potrò vivere senza di lei? Maledetta megera!  Ma riuscirò a trovare la mia amata. (Cammina a tentoni, si appoggia sui cespugli per non cadere, s’incammina) Amata mia dove sei? Dove ti ha portato quella disgraziata? Ma ti troverò. Aspettami, amore! Aspettami! (Vaga senza riuscire a vedere). Raperonzolo, amore mio, dove sei?

 

  SCENA SECONDA

 

RAPERONZOLO – (Nel bosco, con gli abiti laceri, canta con la sua voce melodiosa).

PRINCIPE – Sento cantare una voce a me ben nota, è quella della mia amata Raperonzola. Possibile? Che prodigio è questo?

RAPERONZOLO – (Gli salta al collo e piange. Lo bacia sugli occhi).

PRINCIPE - Ma piangi? Non piangere, sono proprio io. Ma … oh, che cosa sta accadendo? Vedo come una nebbia davanti a me…

RAPERONZOLO – Amore mio, non ci lasceremo più.

PRINCIPE – Vedo, vedo sempre più chiaro. Oh, cara, comincio a vedere i tuoi meravigliosi occhi. Oh, perché piangi? Ti vedo, ti vedo! Vedo il tuo splendido viso. Oh, le tue lacrime d’amore hanno compiuto il prodigio. Allora potremo essere di nuovo felici. (Le asciuga le lacrime e ride di gioia) Adesso ti porterò nel mio regno, dove i miei familiari mi avranno pianto morto. Lì saremo accolti con gioia, lì vivremo felici e contenti.

 

TELA

 

FINE