FRANCESCO BACONE

 

Critica alla filosofia antica

 

Bacone rivolge la stessa accusa ai grandi filosofi antichi (Platone ed Aristotele), del Medioevo (Tommaso d'Aquino) e del Rinascimento: queste filosofie si basano sulla pretesa di voler ricavare la conoscenza del mondo partendo dalla mente umana (ex analogia hominis) anziché dall’osservazione della natura (ex analogia mundi).

Secondo Bacone bisogna liberare tutte le filosofie della natura da ogni elemento magico, religioso e antropomorfo, per conoscere la realtà in base ai suoi princìpi (iuxta propria principia). Esse, invece, sono partite dal presupposto che il mondo sia un oggetto da contemplare, mentre invece bisogna trasformarlo.

Il sapere scientifico deve essere pubblico ed intersoggettivo. Esso deve mirare non solo ad aumentare le conoscenze, ma soprattutto a migliorare il mondo.

 

Critica alla logica tradizionale

 

La logica tradizionale, secondo Bacone, è inutile per la ricerca scientifica, anzi si rivela dannosa, giacché serve a tramandare gli errori della tradizione.

I metodi della logica tradizionale sono: il sillogismo (deduzione) e l’induzione. Bacone giudica insufficienti entrambi i metodi, così come erano stati formulati da Aristotele.

Il metodo deduttivo (sillogismo) ricava le leggi dei fenomeni non dall’osservazione, ma da princìpi astratti. Le leggi così derivate finiscono col sostituire all’immagine reale della natura un’immagine falsa e fuorviante. I princìpi astratti di cui si serve il sillogismo sono lontani dall’esperienza.

Anche il metodo induttivo della logica antica viene rifiutato. Esso, partendo dal senso e dai casi particolari, perviene subito ad assiomi generalissimi, ossia validi per tutti i casi. Non bisogna procedere per enumerazione semplice, così come faceva Aristotele: tale procedimento porta ad affrettate conclusioni.

 

A tale metodo Bacone contrappone l’induzione scientifica, la quale deve procedere per gradi, con cautela e pazienza, seguendo le seguenti regole:

1) inizia con molte osservazioni metodiche e ordinate;

2) aspetta che la natura si riveli attraverso l’esperienza;

3) dai casi particolari passa ad assiomi intermedi, poi ad assiomi sempre più generali e, procedendo con grande prudenza, perviene lentamente ad assiomi generalissimi.

 

La nuova logica

 

Mentre la logica aristotelica rimaneva un metodo di pensiero, la logica baconiana è una guida all’azione. Il rinnovamento della logica e la costruzione di un efficace metodo scientifico comportano la distruzione degli errori del passato (PARS DENSTRUENS) e l’elaborazione dell’induzione scientifica (PARS CONSTRUENS).

 

PARS DENSTRUENS

 

La scienza richiede che la mente sia emendata da errori, pregiudizi, teorie non scientifiche, ossia dagli idola.

La mente umana, al momento della creazione, era simile a uno specchio capace di riflettere il mondo nella sua essenza. Con il peccato l’uomo ha perso la libertà e la pura illuminazione dell’intelletto: la mente umana è diventata uno specchio incantato. Pretendendo di essere simili a Dio, gli uomini hanno creduto di poter costruire un mondo fantastico, basandosi solo sulle forze della loro mente. Questo specchio proietta delle immagini deformate del mondo, sulle quali le filosofie precedenti hanno costruito il loro sapere. Occorre liberare lo specchio da tali impurità affinché possa riflettere la realtà qual è.

 

 

Bacone raggruppa gli errori della mente in:

 

1.    Idola tribus (idoli della tribù) – Sono comuni a tutti gli uomini. Essi sono dovuti alla tendenza, tipicamente umana, di attribuire importanza esclusiva ai sensi (che possono essere ingannevoli) o all’intelletto (che crede stabile ciò che è mutevole).

2.    Idola specus (idoli della spelonca) – Sono errori individuali: ognuno di noi ha una natura che agisce come una spelonca e ci impedisce di vedere la luce. Gli idola specus dipendono dai gusti, dalle tendenze, dalle abitudini, dall’educazione e dall’ambiente di ciascuno.

3.    Idola fori (idoli del foro) – Sono gli errori derivanti dal linguaggio comune. Consistono in nomi di cose inesistenti, nomi inesatti e non attinenti alla realtà. Il linguaggio deve essere uno strumento di conoscenza, non un ostacolo.

4.    Idola theatri (idoli del teatro) – I sistemi filosofici del passato sono stati rappresentati sulla scena del mondo come in un grande teatro. Sono così penetratgi nell’animo umano, che si è costruito un mondo di finzioni (fiducia nella tradizione).

Sono innati gli idola tribus (comuni a tutti gli uomini) e specus (individuali); sono appresi gli idola fori (linguaggio) e theatri (tradizione filosofica).

 

PARS CONSTRUENS – Il metodo

 

La sola esperienza non basta: occorre l’esperimento, ossia un’esperienza ordinata e matura.

La Pars construens consiste nella costruzione del sapere, fondata su un metodo razionale. Inizialmente l’intelletto è come una tabula rasa: la conoscenza inizia con la sensazione. Ma il senso, se non è guidato da un metodo valido, può fuorviare.

Bacone distingue gli experimenta fructifera dagli experimenta lucifera, atti a illuminare e non a produrre i risultati (sono i preferibili).

La conoscenza della natura deve avere sia un fine teoretico-scientifico che un fine tecnico-pratico.

Oggetto della ricerca teoretica è la forma, cioè il principio di costituzione di una natura data (la legge che governa il fenomeno).

 

Bacone prende in considerazione le quattro cause aristoteliche del divenire: la materia, la forma, la causa efficiente e la causa finale. Quest’ultima va eliminata nello studio della natura fisica e vale soltanto per lo studio delle azioni umane.

La causa efficiente e la materia, in quanto cause remote, sono estrinseche e superficiali.

La forma è la legge universale della realtà. Soltanto la forma rivela l’unità della natura. Per comprendere il significato della forma, Bacone distingue due aspetti di ogni fenomeno:

 

1)il processo latente, ossia il dinamismo interno dei corpi. Esso comprende il movimento intrinseco dei corpi, che li porta alla realizzazione della forma;

 

2)lo schematismo latente, ossia la struttura statica dei corpi. Essa è l’essenza di un fenomeno, (ossia comprende ciò che è comune agli individui di una stessa specie.

 

La forma di un fenomeno comprende sia il processo che lo schematismo latente: esso comprende la composizione essenziale di un fenomeno e i processi dinamici che avvengono al suo interno.

L’induzione è il metodo che permette di cogliere la forma dei fenomeni. Esso si fonda sulla scelta e sull’eliminazione di casi particolari. La scelta e l’eliminazione vengono più volte ripetuti, sotto il controllo dell’esperimento, per determinare la vera natura del fenomeno.

Occorre procedere per gradi e senza salti, risalendo dai fatti particolari a princìpi via via più generali fino a giungere agli assiomi generalissimi.

Si inizia con la storia naturale e sperimentale, ossia con la raccolta e la descrizione dei fatti particolari, che deve essere dettata dalla natura e raccolta dall’esperienza.

Per evitare confusione e procedere con ordine, si fa ricorso alle tavole, che sono coordinazioni dei particolari aspetti di un fatto.

 

Le tavole di presenza raccolgono i casi in cui il fenomeno si presenta (in circostanze diverse).

 

Le tavole di assenza raccolgono i casi in cui il fenomeno non si presenta.

 

Le tavole dei gradi raccolgono i casi in cui il fenomeno si presenta con diversa intensità.

 

Basandosi sui dati raccolti nelle tavole è possibile procedere a una prima ipotesi (vindemiatio prima) sulla natura del fenomeno.

L’ipotesi di lavoro guida lo sviluppo successivo della ricerca (ossia la ricerca della causa); essa verrà provata in successivi esperimenti (istanze prerogative).

 

La più importante è l’istanza cruciale (istantia crucis): quando l’intelletto è incerto fra due cause, l’istanza cruciale mostra che una delle due possibili cause è connessa superficialmente con i fenomeni studiati, mentre l’altra è connessa necessariamente. In questo modo si riconosce la vera causa del fenomeno.

 

ESEMPIO: la ricerca sulla natura del calore.

 

Nelle tavole di presenza si riportano tutte le qualità possedute dai corpi caldi; nelle tavole di assenza le qualità dei corpi freddi; nelle tavole dei gradi le qualità che variano col variare del calore. Grazie alla lettura delle tavole è possibile verificare il rapporto fra il calore e i fenomeni celesti da un lato, terrestri dall’alto. Si giunge all’ipotesi e si procede con le verifiche. Alla fine si giunge alla natura del calore: “il caldo è un moto espansivo, costretto, svolgentesi secondo le parti minori”.

 

Conclusione

 

Nonostante gli sforzi, la fisica di Bacone è ancora qualitativa. Egli non fa ricorso alla matematica; inoltre la ricerca delle forme è una ricerca delle essenze, che si muove su un piano metafisico e non fisico, per cui la filosofia di Bacone non è così lontana dalla filosofia di Aristotele, così come egli si proponeva.