FEDOR TJUTCEV

GIOVANNI BOLDINI -Beatrice Henriette Susanne van Blandt
GIOVANNI BOLDINI -Beatrice Henriette Susanne van Blandt

FEDOR I. TJUTCEV

 

Ancora mi struggo per l'angoscia dei desideri,

Ancora l'anima mia ti desidera,

E nella tenebra dei ricordi

Ancora io rivedo il tuo volto...

 

Il tuo caro, indimenticabile volto,

Che è sempre, e ovunque, davanti a me,

Così inafferrabile, così immutato

Come una stella nel cielo notturno...

************

Si dà di primo autunno un tempo
meraviglioso e breve:
il giorno è come di cristallo
e luminose son le sere...
L'aria è deserta, uccello più non s'ode,

ma son lontane ancora le bufere invernali,
e il puro e caldo azzurro si rovescia sulla campagna

che riposa. 

DANTE GABRIEL ROSSETTI - Joli Coeur (1867)
DANTE GABRIEL ROSSETTI - Joli Coeur (1867)
FEDOR TJUTCEV  -   Amo gli occhi tuoi

Amo i tuoi occhi, amica mia,
E il loro gioco d'incanto e di fuoco,
Quando, d'un tratto, tu li sollevi
E come un lampo nel cielo
Rapida intorno ti guardi...

Ma vi è un incanto ancora più intenso;
Quando nei tuoi occhi chini,
Nel momento del bacio appassionato,
Attraverso le tue ciglia abbassate
Arde il cupo fuoco del desiderio.
RENZO VERDONE - A ciascuno la sua isola
RENZO VERDONE - A ciascuno la sua isola

Silentium!

 

Taci, nasconditi ed occulta
i propri sogni e sentimenti;
che nel profondo dell’anima tua
sorgano e volgano a tramonto
silenti, come nella notte
gli astri: contemplali tu e taci.

Può palesarsi il cuore mai?
Un altro potrà mai capirti?
Intenderà di che tu vivi?
Pensiero espresso è già menzogna.
Torba diviene la sommossa
Fonte: tu ad essa bevi e taci.

Sappi in te stesso vivere soltanto.
Dentro te celi tutto un mondo
d’incanti, magici pensieri,
quali il fragore esterno introna,
quali il diurno raggio sperde:
ascolta il loro canto e taci!

Con quale tenerezza

 

Con quale tenerezza, e innamorata inquietudine
Il tuo sguardo, ardente, si è estenuato in lui!
Tu sei muta, inerte...muta, come bruciata
Dal fuoco di un lampo celeste!

D' un tratto per l' eccesso dei sensi e la pienezza del cuore,
Tutta tremante, tutta in lacrime, ti eri prostrata...
Ma presto un dolce sonno, infantile, spensierato,
Scese sulla seta delle tue ciglia.

E tu chinasti la testa tra le sue mani,
E più tenero di una madre egli ti accarezzava...
Un gemito si spense tra le labbra, l'ansito si placò,
E placido e dolce era il tuo sonno.

Ma ora...oh, se tu avessi allora sognato
Ciò che ci serbava il futuro...
Come ferita, ti saresti con un gemito svegliata,
O forse saresti passata a un'altra visione.

Ride l'azzurro celeste

 

Ride l'azzurro celeste
bagnato dal temporale notturno,
E fra i monti serpeggia rugiadosa
La fresca striscia della valle.

Solo a metà degli alti monti
Le nebbie coprono i pendii,
Come celesti rovine
Di palazzi creati dall' incanto.

Due occhi conoscevo, oh, che occhi!
Quanto li amassi, Dio soltanto sa!
Da quella notte d'incanto e di passione
strappare non potevo il cuore mio.

In quello sguardo arcano che la vita
a nudo metteva fino all'osso,
tremenda era la pena che sentivo,
profonda coglievo la passione!

Triste era il respiro suo, assorto
all'ombra fitta delle ciglia:
languido come il piacere,
fatale come lo è il tormento.

E in quegli istanti prodigiosi
mai m'accade di incontrare
gli occhi suoi senza turbamento
o senza lacrime d'amore.