* * * * * * Margherita Guidacci * * * * * *

Nessuna parola

 

Poiché non mi veniva nessuna parola
(la parola era "addio", ma non riuscivo a dirla)
ti ho dato il mio silenzio
ed ho ascoltato il tuo,

e non è stato un vuoto, ma condivisa pienezza
e ancora gioia, mentre accettavamo,
come la terra, un nostro tempo di neve,
bianco grembo d'attesa delle future estati.
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Le parole hanno un senso soltanto se
le nutre la memoria. MARGHERITA GUIDACCI

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Atlante

Davanti a te la mia anima è aperta
come un atlante: puoi seguire con un dito
dal monte al mare azzurre vene di fiumi,
numerare città,
traversare deserti.

Ma dai miei fiumi nessuna piena ti minaccia,
le mie città non ti assordano con il loro clamore,
il mio deserto non è la tua solitudine.
E dunque cosa conosci?

Se prendi la penna, puoi chiudere in un cerchio esattissimo
un piccolo luogo montano, dire: “Qui fu la battaglia,
queste sono le sue silenziose Termopili”.
Ma tu non sentisti la morte distruggere la mia parte regale,
né salisti furtivo
col mio intimo Efialte per un tortuoso sentiero.
E dunque cosa conosci?

Non voglio

 

Non voglio.

Tutti i vostri strumenti hanno nomi bizzarri
e difficili, ma io vedo chiaro
e so che in fondo sono solamente
metri e gessetti con cui misurate
e segnate - segnate e misurate
senza stancarvi.
Sfilate spilli di tra le labbra, come una sarta:
me li appuntate sull'anima
e dite: "Qui faremo un bell'orlo.
Dopo starai tanto meglio".
Io non voglio che mi tagliate un pezzo d'anima!
Se ne ho troppa per entrare nel vostro mondo,
ebbene, non voglio entrarci.
Sono un poeta: una farfalla, un essere
delicato, con le ali.
Se le strappate, mi torcerò sulla terra,
ma non per questo potrò diventare
una lieta e disciplinata formica.

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Non si spegne l'amore, mi spengo io.
Tu sai bene che il sole non si spenge
anche se più non scalda i morti.
In quest'ombra che m'inghiottisce, non riesco
ormai a toccarti, né corpo né anima,
e neppure a cercarti. La tua voce
troppo lontana (come il vento sulle tombe
per chi giace là sotto) non può orientarmi.
Sono più forti l'altrove, il silenzio.

Accorgimenti contro la notte

 

Almeno sia la notte di mia scelta!

Mi corico, mi copro
anche la testa col lenzuolo
contro l'alta, invadente oscurità.

Vi è buio anche qua sotto,
ma è poco, si modella su di me,
ha la mia misura,
son io che lo catturo e non l'opposto.

E' come un sorso d'acqua che ho raccolto
nel cavo della mano
e bevo per sopravvivere -
non più quel torrente furioso
dove sarei travolta ed annegata!

In silenzio

Scrivo parole ogni giorno.
Non so dove arriverò,
scrivendo.
So che potrei tacere.
Colui che sa, non parla.
Muto nel ventre del tempo
dove uomini gridano, anche.
Lo sguardo
basterà per comprendere e dire
quanto la voce non dice.
Sfioro ogni istante, ogni giorno
l'urlo e il tuono. Vivo intorno.
Potrei fermarmi e attendere.
In silenzio.

Primo autunno di Elisa

 

Che dirti, amore mio, che dirti?
Che l’uva è vendemmiata
ed ogni succo disfatto in dolcezza?
Che ragnatele di nebbia
hanno striato la terra? Nel bosco
tutte le bacche sono ormai cadute,
rimane il legno bruno e lucido
e l’anno corre alla sua foce
lungo le vene dell’ultima foglia.

 

Che dirti, amore mio, che dirti?
Le parole hanno un senso
soltanto se le nutre la memoria.
Ma tu non hai ricordo di stagioni,
tanto meno ricordo di ricordi:
sei nuova e fresca, intatta dal declino
che rattrista lo sguardo di tua madre
mentre fissi serena
questo tuo primo autunno.

Guado

L'anno contiene quest'unico guado
verso di te. Ogni volta
lo trovo un poco più sommerso, l'onda
più gonfia, la corrente
più minacciosa. Eppure
io t'ho raggiunto ancora, ed ogni breve
istante che trascorro accanto a te
diviene un "sempre" e se ne nutrirà
anche il tempo deserto. Se una dura
legge c'imporrà un "mai", noi condannati
ed immobili sulle opposte rive
intrecceremo tuttavia i richiami
di un desiderio tramutato in splendore.
Così la Tessitrice ed il Pastore
si rispondono: Vega ed Altair
tra cui si snoda l'alto
stellato fiume.

Iniezione serale

 

Ecco il bianco drappello che semina la pace
in punta di siringa.

 

In un fruscio confuso
si levano i nostri demoni
e vanno ad aspettarci
un po’ più in là, verso l’alba.

 

Subentra un vuoto dirupato
come di febbre ad un tratto caduta.
La stanchezza è di piombo.
Ogni lancetta immota, verticale.

 

Come fu lieve la pungente grazia!
“Voltatevi di fianco, presto, è tutto”.
E l’anima
Più facilmente fu ammainata
di qualsiasi vela o bandiera.

Anelli del tempo

Degli anelli del tempo, che si aggiungono
sempre nuovi, furono alcuni così stretti
che ne ricordo solo l'orrore di soffocare.
In altri, larghi e informi, vagai smarrita
senza un sostegno a cui aggrapparmi. I più,
pallidamente indifferenti, si ammucchiavano
gli uni sugli altri, subito saldandosi
senza nemmeno un segno di sutura.
Solo a pochi e per poco è tollerabile
riandare. Ma almeno questo, l'ultimo,
di cui oggi si chiude il cerchio, resta perfetto
nel mio cuore: cornice d'oro intorno
a uno specchio di gioia. Chiedo solo
di serbar quest'immagine. E che a te
uno stesso fulgore la riveli
e la circondi, allo scadere dell'ora,
nel tuo specchio gemello.

All'Ipotetico Lettore

Ho messo la mia anima fra le tue mani.
Curvale a nido. Essa non vuole altro
che riposare in te.
Ma schiudile se un giorno
la sentirai fuggire. Fa' che siano
allora come foglie e come vento,
assecondando il suo volo.
E sappi che l'affetto nell'addio
non è minore che nell'incontro. Rimane
uguale e sarà eterno. Ma diverse
sono talvolta le vie da percorrere
in obbedienza al destino.

Tre campanule bianche ad Annarosa

 

Poiché il fiore era falso ma la pietra era vera
ci concentrammo sulla pietra:
spigoli schegge macchie asperità.
Ad essa ci aggrappammo, la stringemmo
negando ogni altro scampo.
Pure, nel fondo della mente, ancora
ritornava un effluvio, un tremolio
di petali leggero – tre campanule bianche
nel cantuccio d’un quadro di Klee.
Noi cercavamo disperatamente
di non badarvi, e sapevamo bene
che ne saremmo morti.

I saggi

 

I saggi hanno sempre ragione
e sanno tutto: come chi corre cadrà
chi si protende in alto stringerà solo nuvole,
chi lecca il miele dalla lama di un coltello
si taglierà la lingua.
E siamo noi la vivente conferma
della loro saggezza: noi che corriamo e cadiamo,
tendiamo le braccia a un amabile nulla
rivestito di nebbia iridata,
e ora stiamo confusi
davanti al loro duro tribunale
né possiamo aprir bocca a discolparci,
con la lingua che sanguina
per la caccia al miele. 

Dopo la notte stellata, l'attesa
piena di gioia (ho rifiutato
il sonno, l'insidia dei sogni,
perchè il filo perfetto della memoria
non s'impigiasse nei loro labirinti)
.
ecco, dai ripercorsi anni d'amore
a questa tesa anima, che a te
si volge illimpidita dal silenzio,
come sorge splendente
il nostro giorno delfico!

Non è più un lungo dello spazio
nè un luogo del tempo: è divenuto
ormai luogo dell'anima
quell'indicibile firmamento
che contemplammo insieme,
le sue costellazioni non tramontano,
nesun velo di nebbia,
di pioggia o di stanchezza
può cancellarlo al nostro sguardo, assorto
perennemente nel perenne splendore,
mentre arde in noi l'altra tenera fiamma
di cui saremo consapevoli
finchè ci resti un alito di vita.