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ALFRED ADLER (1870 – 1937)

 

Il suo aspetto fisico e la salute precaria sembrano avere influito sul suo pensiero: di bassa statura, egli soffrì di rachitismo. Ciò lo spinse ad analizzare precocemente i problemi dell'inferiorità e della socializzazione. Nel 1902 si verificò il primo incontro con Freud, con cui in seguito interruppe i rapporti perché criticò la teoria freudiana della sessualità affermando il concetto di "protesta virile". Avviò in Austria le prime strutture psicopedagogiche che troveranno, molti anni dopo, numerosi seguaci in tutto il mondo. L'avanzata del nazismo in Europa influenzarono la decisione del suo trasferimento definitivo in America La sua morte, avvenuta all'età di soli 67 anni, pose fine all'evoluzione del suo pensiero di cui si trova l'ultima significativa testimonianza ne "Il senso della vita" del 1933.

 

OPERE PEDAGOGICHE: La psicologia individuale nella scuola;  Psicologia dell'educazione;  Il bambino difficile.

 

LA TEORIA DI ADLER

 

Adler è il primo geniale  critico della psicoanalisi, è il teorico della psicologia individuale , dove affronta gli stessi problemi di Freud con una soluzione differente: Freud vede la vita dell'uomo in funzione del passato, Adler la legge in funzione del suo avvenire perché l'individuo è guidato dal desiderio di superiorità.

Nell'uomo ci sono due istanze innate esprimibili.

1. Il sentimento sociale è il sentimento di cooperazione con la comunità, ma anche la compartecipazione emotiva con gli altri individui.

L'uomo ha una tendenza innata verso il sociale e non può essere compreso se non viene osservato all'interno del contesto sociale con cui interagisce. L'esistenza di un buon rapporto con gli altri, che mantenga inalterata la propria individualità ma che faccia sentire l'individuo partecipe del suo contesto umano, è elemento essenziale di un buon equilibrio psichico.

2. La volontà di potenza è intesa come il bisogno innato di sopravvivere e di affermarsi. Quando Adler parla di “volontà di potenza “di matrice nietzscheana, rischia di essere frainteso con Nietzsche; in realtà, la volontà di potenza adleriana è uno sforzo di realizzare da parte dell’ individuo il suo Sé creativo in correlazione con le proprie esigenze e quelle della comunità. La coesistenza di queste due istanze rappresenta la salute mentale; il loro conflitto porta alla nevrosi. Ogni individuo tende verso l'alto, si muove da una posizione vissuta come inferiore, ad una meta di superiorità. Con la volontà di potenza l'individuo tende a reagire alla propria inferiorità spostandosi verso l'alto, usando artifici nevrotici nel cammino.

Il sentimento di inferiorità caratterizza il bambino alla sua nascita ed è fisiologico nell'infanzia. Ogni bambino di fronte alla vita avverte la sua inferiorità e non potrebbe assolutamente sussistere senza una forte dose di senso comunitario nei riguardi degli uomini che gli stanno vicino; egli è piccolo e indifeso il bambino, e molto duratura è questa situazione che gli dà l’impressione di essere a mala pena all’altezza di vivere: agli inizi della vita psichica sta un senso d’inferiorità piú o meno profondo. Da questa forza d’impulso scaturiscono e si sviluppano gli sforzi del bambino per porsi un fine che gli garantisca ogni tranquillità e sicurezza nella vita futura. Lo sforzo dell'individuo per emergere, per imporsi, rappresenta il tentativo di superare il sentimento di inferiorità che prova, da bambino, nei confronti del mondo degli adulti, inferiorità che può essere acutizzata da fattori economici e organici.

Già nel secondo anno di età tali bambini stentano a sentire di potersi permettere ciò che è consentito agli altri, di essere a loro uguali per nascita e per diritto, di unirsi a loro, e di fare con loro le stesse cose; invece, per quel loro sentimento d’inferiorità scaturito dalle molteplici privazioni, inclinano a esprimere più marcatamente degli altri bambini un sentimento di aspettativa, un diritto alla richiesta. Ad accentuare il complesso di inferiorità possono concorrere l’inferiorità d'organo, ossia un’insufficienza fisica o estetica. Adler analizza le prime influenze esercitate sul bambino dalla famiglia e soprattutto dalla figura materna, esamina il comportamento educativo della madre, con le sue possibili deviazioni iperprotettive o astensionistiche o aggressive. Inoltre dedica molta attenzione allo studio della Costellazione Familiare, cioè della posizione di nascita del bambino rispetto ai fratelli e della relazione e delle caratteristiche degli altri membri della famiglia. e la costellazione familiare, intesa come rivalità fra i fratelli. La relazione affettiva ha una notevole importanza sullo sviluppo del bambino.  

Sin dalla prima infanzia, tutto il nucleo familiare comunica alla nuova individualità in formazione il proprio senso della vita, i cui aspetti positivi o negativi, gratificanti o traumatici, determinano di caso in caso reazioni di accettazione imitativa, di rovesciamento aggressivo o di ambivalenza.

Lo stile di vita, che si forma nella primissima infanzia, è la risposta dell'individuo per muoversi nel suo contesto familiare e la modalità dell'azione con cui si muove verso la meta servendosi dei mezzi che ritiene di avere a sua disposizione e cioè della percezione soggettiva che ha di Sé.

Il sentimento di inferiorità si può trasformare in complesso di inferiorità nell'adulto quando vengono a mancare le condizioni educativo-ambientali che consentono al bambino di liberarsene nel corso della crescita. Adler pone l'accento sulla correlazione tra l'insorgenza di disturbi nevrotici nell'età adulta e la condizione di bambino viziato o trascurato. Viziare e maltrattare sono le condizioni opposte della distorsione della relazione col bambino e coinvolgono la sfera dell'affettività. Ogni bambino, vivendo in un ambiente di adulti, è indotto a considerarsi piccolo e debole, a stimarsi incapace e inferiore. Posto in tale disposizione non è in grado di avere la fiducia necessaria ad assolvere nel modo liscio e ineccepibile che da lui si pretende, i compiti che gli vengono assegnati. In tale singolare presa di posizione del bambino, strettamente connessa alle sue capacità organiche che su di essa influiscono, sta la base della sua educabilità. Si possono verificare errori pedagogici quando si pretende troppo da un bambino, quando si fa notare la loro piccolezza e inferiorità, quando lo si considera come un giocattolo, come un bene da proteggere con cura, o come una zavorra. Spesso si trovano tutti questi atteggiamenti uniti insieme, e il bambino si percepisce come un sollazzo o un disturbo per gli adulti.

Attraverso la compensazione la volontà di potenza cerca di superare il sentimento di inferiorità: il bambino, per tranquillizzarsi, ricorre a compensazioni e a finzioni, idee che lo aiutano a trattare la realtà più agilmente; esse risultano adattive se non interferiscono col sentimento sociale, non isolano l'individuo e non alterano la coerenza del pensiero. Nel soggetto normale la mediazione fra visione fittizia della vita e realtà gli consente di stabilire soddisfacenti rapporti sociali. Nel nevrotico la mediazione fallisce, vanificando la possibilità di una relazione sociale positiva.

L’ambiente extrafamiliare fa sentire il suo peso sin dall’inizio mediante un condizionamento indiretto attraverso i primi rapporti interpersonali e soprattutto con la palestra collaudante e competitiva della scuola. Quest’ultima agisce sia proponendo modelli e formulando giudizi, sia presentando il termine di confronto dei coetanei. Anche qui il ragazzo reagisce di volta in volta accettando o respingendo gli schemi acquisiti, confermando o rivedendo le precedenti influenze familiari.

La “scuola sociale” deve formare individui disposti, più che a competere fra loro, ad operare per la collettività svolgendo il compito più congeniale alle loro attitudini. Essa deve favorire un buon equilibrio fra volontà di potenza e sentimento sociale.  

Per costruire il Sé creativo occorre esprimere le proprie potenzialità creative attraverso l'azione. Ma ciò richiede un adeguato livello di autostima. Se il processo di crescita e di maturazione consente di acquisire sicurezza, l'individuo può esprimere il proprio Sé creativo. Se il processo di maturazione è incompleto, il complesso d'inferiorità impedisce l'espressione della creatività e si ricercano artifici nevrotici di compensazione a salvaguardia dell'autostima e per il raggiungimento di una superiorità nei confronti degli altri. Occorre aiutare il soggetto a smascherare i falsi obiettivi, proporre mete esistenziali idonee e stimolanti, aiutarlo ad accettare il suo destino di essere comunitario, che può essere felice e vivere una vita piena se accetta di coesistere e di cooperare.

Da qui l’importanza capitale dell’ educazione e degli influssi ambientali  e sociali dei primi anni di vita. Un opportuno processo di incoraggiamento in un contesto relazionale adeguato facilita il superamento del complesso e porta all'espressione della propria potenzialità creativa. L'incoraggiamento diventa lo strumento per il cambiamento. Incoraggiare significa scoprire le potenzialità creative dell'individuo, aiutarlo a vederle e sostenerlo nel mettere in campo tali potenzialità, facendogli capire che dispone degli strumenti per realizzare le sue mete.

 

I rapporti tra individuo, famiglia e ambiente sono particolarmente delicati e contraddittori nella fase dell’adolescenza, in cui i ragazzi tendono soprattutto a dimostrare che non sono più bambini. Da questo bisogno di affrancamento deriva il “negativismo dell’adolescente”. L’aggressività rivoluzionaria del giovane presenta ambivalenze. Egli aspira ad inserirsi e ad affermarsi nell’ambiente, ma non è ancora del tutto sicuro delle sue forze mal collaudate e manifesta perciò alcuni ripiegamenti regressivi verso l’infanzia e la protezione familiare.

 

La psicologia individuale

 

Alfred Adler lavorò con Freud, ma le sue ricerche lo portarono a risultati contrastanti a quelli di Freud. Egli chiamò la sua teoria Psicologia Individuale (P. I.) Comparata: essa si basa sul comprendere la personalità di un individuo studiandone le sue azioni e non cercando le cause che le hanno generate; questo è il primo importante punto di distacco dalla teoria freudiana.

Lo stile di vita è il modo nel quale l'individuo si muove verso una determinata meta; esso si forma nei primi anni di vita, influenzato dalla famiglia in cui si cresce; per questo Adler studiò molto la 'costellazione famigliare', ovvero la posizione di nascita del bambino rispetto ai fratelli e le caratteristiche degli altri membri della famiglia.

I primi ricordi infantili sono l'impronta di ciò che si diventerà, ma non la causa. L'uomo è un essere sociale e ha il bisogno innato di creare un buon rapporto con gli altri, che è essenziale per il proprio equilibrio psichico.

Ogni individuo alla nascita parte da una posizione di inferiorità, che riuscirà a mutare solo attraverso la sua 'volontà di potenza'. Adler considera il sentimento d'inferiorità è fisiologico nell'infanzia e che creerà complessi in quelle persone che non riescono a liberarsene nel corso della crescita. Le compensazioni aiutano ad eliminare il sentimento di inferiorità, ma fra esse vi sono anche le supercompensazioni, che possono diventare nevrosi. Alcuni tipi di compensazioni possono essere la finzione, nella quale la visione soggettiva di un evento prende il posto della realtà, o il finalismo, ovvero proporsi una meta da raggiungere. Il Sé creativo è la somma delle potenzialità di una persona, l'essenza stessa del suo essere: riuscirlo ad esprimere è una prova di sicurezza e di un livello adeguato di autostima. Come terapia Adler propone l'incoraggiamento, che è lo strumento di cambiamento con il quale si può eliminare il senso di inferiorità che è alla base della nevrosi. Egli sostiene che bisogna guardare alle mete e rimuovere gli ostacoli che ci impediscono di raggiungerle, piuttosto che recuperare ricordi del passato. Con questo non afferma che il passato di una persona non sia importante, ma egli lo guarda in maniera diversa. I sogni e le fantasie sono importanti nello studio di un paziente, ma essi sono il messaggio che l'individuo vuole dare di sé e non i desideri repressi. Il mancato appagamento sessuale non è visto come la principale causa delle nevrosi, poiché la sessualità è nell'uomo solo una particolare espressione della vita di relazione.