Poesie di dicembre

Leonardo Sinisgalli  - Dicembre a porta nuova

 

Mi raccoglie nel suo gomito

Inerte la fredda sera d'autunno.

Scorre deserta sulle foglie

E mi ridesta a ogni tonfo 

Dei castagni. Tutto il bene

Che mi resta forse è in quest'ora

Calma che si accerta,

A questa svolta che si gonfia

D'acque perché la ripa si fa stretta.

Poi rotta la dolcezza dell'indugio

OgnI cosa decade con più fretta 

E non mi duole l'alito d'ombra 

Che mi gela la fronte. 

Sopra la spalletta curvo

Mi assale il vento dalla buca del ponte.

(Da "Vidi le muse", 1943)

Guido Gozzano - Dicembre 

 

Dalla profondità dei cieli tetri

scende la bella neve sonnolenta,

tutte le case ammanta come spettri;

di su, di giù, di qua, di là, s’avventa,

scende, risale, impetuosa, lenta,

alle finestre tamburella i vetri…

 

Turbina densa in fiocchi di bambagia,

imbianca i tetti ed i selciati lordi,

piomba dai rami curvi, in blocchi sordi…

Nel caminetto crepita la bragia…

 

e l’anima del reduce s’adagia

nella bianca tristezza dei ricordi.

Reduce dall’Amore e dalla Morte

gli hanno mentito le due cose belle!

 

Gli hanno mentito le due cose belle:

Amore non lo volle in sua coorte,

Morte l’illuse fino alle sue porte,

ma ne respinse l’anima ribelle.

 

In braccio ha la compagna: Makakita;

e Makakita trema freddolosa,

stringe il poeta e guarda quella cosa

di là dai vetri, guarda sbigottita

quella cosa monotona infinita

che tutto avvolge di bianchezza ondosa.

 

Forse essa pensa i boschi dove nacque,

i tamarindi, i cocchi ed i banani,

il fiume e le sorelle quadrumani,

e il gioco favorito che le piacque,

quando in catena pendula sull’acque

stuzzicava le nari dei caimani ..

Diego Valeri - Dicembre

 

Tristi venti scacciati dal mare

agitavano la città notturna.

Da nere gole aperte tra le case

rompevano, invisibili

ombre, con schianti ed urla;

si gettavano per le vie deserte

ferme nel bianco gelo dei fanali,

urtavano alle porte

sbarrate, s’abbrancavano alle morte

rame d’alberi dolenti,

scivolavano lungo muri lisci,

dileguavano via, serpenti,

con fischi lunghi e lenti strisci...

 

Ora mi sporgo all’attonita pace

della grigia mattina: tutto tace.

Teso il cielo di pallide bende.

Il gran cipresso, assorto, col suo verde

strano, nell’alta luce. Un coccio lustra

tra la terra bruna dell’orto.

Finestre senza tende, cupe,

guardano intorno. Non c’è voce umana,

grido d’uccello, rumore di vita,

nell’aria vasta e vana.

C’è solo una colomba,

tutta nitida e bionda,

che sale a passi piccoli la china

d’un tetto, su tappeti

fulvi di lana vellutata, e pare

una dolce regina

di Saba

che rimonti le silenziose scale

della sua fiaba.

Ada Negri - Mattinata invernale

 

Ricordo.— Era il Dicembre:

la campagna apparìa smorta di neve,

irta di ghiacci.— L’alba tersa e lieve

animava il silenzio.

 

A l’orïente gelido

il sol rifulse: e allor, trasfigurata,

la neve palpitò come baciata,

e si fè tutta rosea:

 

Sovra le rame squallide,

su l’erbe vive ancor, su le brughiere

palpitò di dolcezza e di piacere

nel mattino purissimo.

 

(da Tempeste, Treves, 1895)

Andrea Zanzotto - Per il mite dicembre

 

Per il mite dicembre ove l'erba

immune ridonda

offerta ultima sui vecchi balconi,

acque gentili a stimolare i tardi

campi, sussurro fervido di venti

felicemente giunti.

E' dunque il fausto

il pingue inizio,

sparisce la devastazione?

Deviante per selve raggio ignaro,

per cristalline sedi, angoli angelici,

intirizziti

intirizziti amori?

...............

Non adulti i dolori?

(da Vocativo, Mondadori, 1957)