Sensazione e percezione

 

Cattivi testimoni sono agli uomini occhi e orecchie, se si ha barbara l’anima

Eraclito

 

LA SENSAZIONE

La sensazione   è il fenomeno psichico più elementare ed immediato: essa consiste nella stimolazione degli organi di senso (vista, udito, olfatto, gusto, tatto e gli organi della sensibilità interna), che forniscono all’uomo le prime informazioni sulla realtà sia esterna che interna.

 

Le sensazioni esterne

Vista, udito, olfatto, gusto e tatto si dicono sensazioni esterne perché si riferiscono a stimolazioni provenienti all’organismo dall’ambiente esterno.

 

La vista

I recettori della vista sono situati sulla retina, una membrana interna dell’occhio, la cui superficie è tappezzata dalle fibre terminali del nervo ottico. Questi recettori, che sono molto diversi sia per la forma che per la funzione, vengono chiamati coni e bastoncelli.

I coni funzionano nella visione diurna e ci permettono di distinguere tutti i colori.

I bastoncelli funzionano nella visione crepuscolare e notturna e permettono di vedere i cosiddetti colori acromatici (ossia il bianco, il nero e le diverse sfumature del grigio). Sulla retina vi sono tre tipi di recettori, ognuno dei quali è sensibile ad una coppia di colori: chiaro/scuro; giallo azzurro; rosso/verde.

Il colore non esiste in natura. La visione cromatica dipende dalla capacità di distinguere diverse lunghezze d’onda della luce, a ciascuna delle quali corrisponde un colore.  I diversi colori corrispondono a diverse lunghezze d’onda e vanno dal violetto al rosso.

I colori primari o elementari sono il rosso, il giallo, il verde e il blu. I colori secondari derivano dalla combinazione dei primari.

 

L’udito

Le sensazioni uditive derivano dalle onde sonore, che sono vibrazioni fisiche dell’aria o di altri mezzi (acqua, metalli etc.). Le sensazioni uditive corrispondenti a tali vibrazioni vengono chiamate suoni (vibrazioni semplici periodiche) o rumori (vibrazioni complesse non armoniche).

Le principali caratteristiche del suono sono: l’altezza del suono (frequenza della vibrazione), l’intensità (ampiezza dell’onda) e il timbro (qualità caratteristica dello strumento musicale).

 

Il tatto

La pelle contiene diversi tipi di recettori sensibili al contatto, alla pressione, alla temperatura, al dolore, al solletico e al prurito.

La percezione tattile permette di discriminare le stimolazioni meccaniche e pressorie degli oggetti sulla pelle, di distinguere gli oggetti fra loro in base alle loro caratteristiche di superficie; inoltre influisce sulla capacità di afferrare e impugnare gli oggetti.

 

Il gusto

Il senso del gusto ci permette di alimentarci con piacere, rendendo gradevole un’esigenza biologica. La lingua presenta quattro diversi recettori (le papille gustative) diversamente disposti sulla sua superficie ed altamente specializzati per ogni tipo di sapore: dolce, amaro, acido e salato. Nell’esperienza gustativa confluiscono sia queste sensazioni specifiche, sia altre informazioni provenienti dagli altri sensi.

 

L’olfatto

L’uomo della preistoria riceveva le principali fonti di informazione sull’ambiente proprio grazie all’olfatto, che lo informava sulla presenza degli animali feroci, permettendogli di difendersi in tempo. Nonostante l’olfatto abbia perduto gran parte della sua efficacia ai fini della sopravvivenza, esso conserva ancor oggi rilievo nella vita sociale.

L’olfatto ha i suoi recettori nella mucosa nasale. L’olfatto contribuisce a farci apprezzare il sapore dei cibi.

 

Le sensazioni interne

 

Le sensazioni interne sono determinate da stimoli provenienti dall’interno dell’organismo.

 

Le sensazioni termiche comprendono le diverse forme di sensibilità alla temperatura (sia esterna che interna all’organismo), alle variazioni termiche e alla sensazione del bruciore.

Il dolore è una sensazione avente carattere spiacevole. La reazione emotiva dipende notevolmente dalle differenze individuali, cambia da un individuo all’altro ed è spesso imprevedibile. In molte culture non industrializzate le donne partoriscono con facilità e senza dolore. Alcune persone tollerano dolori intensi senza lamentarsi; altri piangono per un leggero malessere fisico; altri ancora soffrono al solo ricordo di dolori provati nel passato.

Il dolore presenta alcune implicazioni psicologiche: ogni malessere presenta “vantaggi secondari”, perché permette al sofferente di ottenere l’attenzione dei familiari oppure gli evita di assumersi delle responsabilità.

I recettori del senso dell'equilibrio sono collocati nell’orecchio interno (labirinto osseo) e ci informano sulla posizione del nostro corpo nello spazio anche in condizioni di instabilità ambientale (ad esempio su una barca o su un pavimento traballante). La sensazione dell’equilibrio è un’informazione indispensabile in particolari circostanze, quando non siamo in grado di vedere ciò che ci accade (ad esempio al buio, nella nebbia etc.).

La sensazione cinestesica (senso del movimento) ci informa sul tipo di movimento compiuto dal corpo, sulla sua posizione nello spazio e sulla sua relazione con gli oggetti che lo circondano. I recettori sono localizzati nei muscoli, nei tendini e nelle articolazioni. Grazie alla cinestesia siamo informati sui movimenti globali e parziali del corpo, sulla resistenza e sul peso degli oggetti, sugli sforzi che compiamo. Inoltre ci aiutano ad avvertire lo stato di tensione muscolare o di rilassamento.

 

Dalla sensazione alla percezione

C’è differenza fra sensazione e percezione.

Nella sensazione riceviamo semplicemente le impressioni dall’esterno (vedere un colore, sentire un rumore); essa è l’effetto semplice e immediato del contatto dei nostri recettori sensoriali con l’ambiente.

La percezione richiede l’intervento del sistema nervoso centrale, che elabora le informazioni sensoriali e le organizza in un’esperienza complessa.

 

LA PERCEZIONE

La percezione costituisce la prima fase della conoscenza. Essa consiste in un’elaborazione delle diverse sensazioni provenienti dall’ambiente, che individua fra esse quelle rispondenti agli interessi momentanei e le integra con le esperienze passate; le organizza in un’esperienza complessa e dà loro una forma caratteristica, che generalmente coincide con quella degli altri, ma a volte assume caratteristiche individuali: gli stimoli vengono organizzati, modificati e ristrutturati in modo personale.

Nessun individuo percepisce delle sensazioni isolate e neppure una semplice somma di sensazioni: ciò che percepiamo è quantitativamente e qualitativamente diverso dall’insieme delle informazioni dell’ambiente esterno, che colpiscono i nostri organi di senso.

La sensazione isolata presenta caratteristiche piuttosto simili alla realtà, mentre le percezioni sono maggiormente influenzate dalla nostra personalità.

 

La percezione visiva fornisce informazioni sui movimenti del nostro corpo in relazione agli oggetti del mondo circostante. Essa contribuisce a facilitare il riconoscimento e la discriminazione fra oggetti simili.

 

La percezione uditiva permette di localizzare la provenienza dei suoni, di comprendere il linguaggio altrui e contribuisce notevolmente alla formazione del senso del ritmo. Il linguaggio è costituito da suoni (le vocali) e da rumori (le consonanti).

 

La percezione stereofonica deriva dall’ascolto biauricolare: se ascoltiamo un determinato suono con entrambi gli orecchi percepiamo differenze di intensità e di tempo fra le due sensazioni isolate. L’orecchio più vicino alla fonte del suono lo avverte più intenso e lo percepisce in un tempo minore rispetto all’altro orecchio.

I processi percettivi secondo gli psicologi della Gestalt

Secondo gli studiosi della Gestalt, la percezione è un’attività di organizzazione del campo fenomenico in unità (gestalten), caratterizzate da proprietà e relazioni immediatamente evidenti. Essi hanno scoperto che, in presenza di numerosi stimoli visivi, tendiamo ad unificare gli elementi aventi il maggior numero di caratteristiche comuni, rendendoli più evidenti e significativi di altri. Tutti noi tendiamo a organizzare i dati percettivi, in base alle caratteristiche degli stimoli (ad esempio punti colorati, suoni, linee etc.) e alla loro disposizione nello spazio e nel tempo.

I fattori fondamentali che trasformano le sensazioni isolate in configurazioni cariche di significato dipendono dalle caratteristiche fisiche degli oggetti erendono la nostra percezione un’organizzazione stabile, e duratura nel tempo:

La vicinanza nello spazio e nel tempo ci spinge a unificare fra loro elementi vicini nello spazio e nel tempo, tanto da farceli considerare simili: tendiamo a raggruppare insieme persone ed eventi che sono vicini nello spazio e a separare quelli che sono distanti. 

In psicologia sociale il fenomeno della superstizione si spiega come l’attribuzione di un rapporto causa-effetto a due eventi che si sono verificati ad intervalli di tempo molto ravvicinati.

- La somiglianza permette di collegare tra loro le cose che presentano caratteristiche simili, ma non uguali. 

La somiglianza determina un raggruppamento percettivo che è presente anche nelle altre persone, al punto che, secondo gli psicologi della Gestalt, esistono delle leggi vere e proprie che regolano e uniformano le diverse percezioni di ognuno di noi.

- La continuità: quando osserviamo un disegno geometrico tendiamo a considerare linee continue unificando gli elementi che presentano un andamento continuo, ossia sembrano andare nella stessa direzione.

- La chiusura ci spinge a percepire le figure chiuse come se fossero dotate di unità e a completare eventuali figure incomplete, in cui le lacune vengono inavvertitamente colmate, per cui si percepiscono figure intere.

- La pregnanza (buona forma) consiste nel correggere parzialmente le informazioni visive, provenienti da oggetti dotati di forma e contorno lacunosi, anomali o imprecisi. 

Le illusioni

Quando le nostre percezioni non corrispondono alla realtà esterna, esse prendono il nome di illusioni. Si verifica un’illusione nei seguenti casi:

—    quando si percepisce un dato inesistente.

Ciò accade, ad esempio, quando percepiamo il movimento di una luce: se una serie di lampadine si illumina in successione, noi percepiamo una luce in movimento;

—    quando non vengono percepiti alcuni elementi realmente presenti nella realtà.

Un fenomeno simile è quello della giungla, in cui non si riesce ad individuare la presenza di alcuni animali perfettamente mimetizzati con il colore delle foglie e la forma dei rami. Un esempio grafico di tale illusione viene riprodotto nella figura 20, che nasconde alcune parole. Per comprendere il messaggio nascosto è sufficiente coprire la metà superiore di questa serie di segni. Sarà così possibile leggere le parole camuffate;

—    quando vengono percepiti dati ed aspetti diversi da quelli reali.

 

Le illusioni ottico-geometriche

Tutte le illusioni ottico-geometriche presentano un paradosso: pur sapendo con certezza quali siano le caratteristiche reali degli oggetti, ci sentiamo costretti a percepirli come dotati di caratteristiche diverse.

Un esempio è costituito da alcune figure geometriche le quali, osservate a occhio nudo, appaiono ben diverse da quanto risulti utilizzando qualche semplice strumento di misurazione.

 

Illusione di Müller-Lyer

La figura a sinistra riproduce la notissima Illusione di Müller-Lyer. Provate a valutare le dimensioni dei due segmenti. Se il segmento in alto vi appare più corto di quello in basso, provate a verificare le loro reali lunghezze, aiutandovi con una squadretta.

Sperimentiamo frequentemente questa illusione quando, osservando gli angoli costituiti dalle pareti della nostra casa, l’altezza ci appare diversa; osservando per strada alcuni edifici e confrontando i loro spigoli, alcuni ci sembrano più alti di altri, nonostante non lo siano.

 

Illusione di Zöllner

Un’altra notissima illustrazione ottico-geometrica è rappresentata nell'Illusione di Zöllner, in cui le linee oblique, pur essendo parallele fra loro, sembrano convergere da un lato e divergere dal lato opposto.

 

 

Illusione di Titchener

L'Illusione di Titchener è determinata dal contrasto fra elementi contigui. I cerchi centrali, pur avendo le medesime dimensioni, appaiono di diversa grandezza. Tale illusione si spiega con la combinazione di diverse tendenze percettive (somiglianza, contiguità, contrasto), che ci fanno percepire le due figure come se fossero due fiori, percepiti nella loro globalità, lasciandoci sfuggire i dettagli.

 

IL RAPPORTO FIGURA-SFONDO

L’organizzazione figura-sfondo

Il campo percettivo (ossia quella parte dell’ambiente che cade sotto i nostri organi di senso) si può dividere in due parti:

a)la figura è un’entità visiva che ha un aspetto proprio e si distingue dal restante campo visivo sia per il colore che per la forma: la figura è la parte del campo visivo che viene percepita più facilmente;

b)lo sfondo è la parte del campo visivo che non viene percepita, che non ha un aspetto proprio e che ci appare priva di forma.

La figura è sempre significativa rispetto allo sfondo ed attira più facilmente la nostra attenzione.

I fattori ambientali che inducono a far percepire una parte del campo percettivo come figura anziché come sfondo sono i seguenti:

1. la figura ha una forma ben definita; ciò che non ha una forma è lo sfondo;

2. la figura ha un contorno; il resto costituisce lo sfondo;

3. è più semplice; lo sfondo è più complesso;

4. le immagini sovrapposte alle altre ci appaiono come figure; le immagini incomplete ci appaiono come sfondo;

5. le immagini meno estese ci appaiono come figura; quelle più estese ci appaiono come sfondo;

6. generalmente la figura è di colore scuro;

7. le immagini orientate in senso orizzontale e verticale appaiono come figure; le immagini oblique appaiono come sfondo.

Per individuare la figura occorre staccarla dallo sfondo. Tale operazione, generalmente, avviene in modo inconsapevole e può essere influenzata sia da fattori personali che ambientali.

 

Nella figura a sinistra il contrasto bianco/nero fa sì che l’immagine venga sdoppiata in due parti: alcuni percepiscono due visi umani di color bianco, posti di profilo, su uno sfondo bianco; altri, invece, percepiscono chiaramente un calice nero su un fondo bianco. In questo caso si tratta di un’immagine reversibile, in quanto la figura può trasformarsi in sfondo e viceversa.

Una luce che si accende all’improvviso nel buio attira necessariamente la nostra attenzione.

A sinistra osserviamo il famoso Triangolo di Kanizsa: immediatamente percepiamo un triangolo centrale, che ci appare più bianco dell’altro triangolo orlato di nero, il quale, a sua volta, sembra che poggi su tre cerchi neri. In realtà la figura geometrica che risalta maggiormente, al punto da apparirci più vivida, luminosa e in rilievo rispetto alle altre, in realtà “non c’è”, ossia non ha alcun contorno, non è stata disegnata. Eppure tutti continueremo a vederla “come se” la sua forma fosse reale. 

Anche se osserviamo il negativo della figura, l’effetto ottico è altrettanto evidente: questa volta è il triangolo centrale nero ad assumere rilievo, forma e colore in contrasto con le altre figure.

Il fenomeno di organizzazione figura-sfondo è stato studiato anche in psicologia sociale. Tutto ciò che ci appare “diverso” cattura il nostro sguardo influenzando i nostri comportamenti. Un individuo di razza nera appare visibilissimo in una moltitudine di persone di razza bianca; analogamente, un bianco viene immediatamente individuato in mezzo a molte persone di colore.

FIGURE REVERSIBILI

Le figure reversibili

Non sempre la nostra percezione presenta una figura ed uno sfondo ben distinti: alcune organizzazioni percettive sono dotate di una certa ambiguità, ossia possono essere percepite indifferentemente come figura e come sfondo.

Un numero o una lettera?

Ecco un esempio di figura ambigua che può essere percepita in due modi differenti. In questo caso tendiamo a uniformare le caratteristiche di un elemento con quelle degli elementi ad esso vicini; pertanto esso, secondo la vicinanza con elementi diversi, ci apparirà diverso. Se guardiamo la riga orizzontale, dove ci sono solo lettere, l’elemento centrale ci appare come una lettera (B); se guardiamo dall'alto verso il basso, nella linea verticale ci sono soltanto numeri; pertanto l'elemento centrale ci apparirà come il numero 13. 

La suocera-nuora

Questa figura viene indicata, generalmente, come la “suocera-nuora”; molte persone individuano facilmente il viso della donna giovane; altri, invece, vedono la testa di una donna anziana. Pochissimi riescono indifferentemente a spostare la loro attenzione ora sulla donna anziana ora su quella giovane.

In questo caso la reversibilità dell’immagine non è determinata dal contrasto tra figura e sfondo: il volto della giovane donna costituisce una parte della testa della vecchia, ossia la figura corrisponde ad una parte della figura dell’altra.

 

Il coniglio-papera

Ecco un'altra figura reversibile: secondo l'orientamento che segue il nostro sguardo, ossia se guardiamo da sinistra a destra o viceversa, vediamo la testa di un animale diverso: un coniglio oppure una papera.

In questo caso una parte dell'immagine (l'elemento a sinistra) acquista maggior rilevanza rispetto al resto della figura: secondo i casi, in esso vedremo le orecchie di un coniglio o il becco di una papera.

Le costanze percettive

La nostra percezione, pur nel variare delle caratteristiche dell'ambiente in cui siamo immersi, presenta caratteristiche costanti, realizzando un continuo compromesso fra le informazioni in entrata e le nostre esperienze precedenti. Quando verifichiamo variazioni di colore, forma e dimensione, non le consideriamo come distorsioni della realtà ma come nuove informazioni sulle caratteristiche degli oggetti.

Questa caratteristica della percezione umana dipende dalla costanza della forma, del colore e della grandezza.

Tutti questi fattori determinano la selezione di alcuni elementi dell’ambiente che ci circonda, i quali ci trasmettono non una rappresentazione fotografica del mondo fisico, ma una riproduzione parziale e personale di esso, in modo da adattare le cattatteristiche del mondo fisico alle nostre esigenze psicologiche. Sono proprio i fattori di personalità (affetti, bisogni, motivazioni, interessi e attitudini) a favorire o impedire la percezione di determinati oggetti o eventi.

 

LE PERCEZIONI COMPLESSE

La percezione dello spazio, della distanza e della profondità

La percezione dello spazio, della distanza e della profondità è una percezione complessa, che richiede l’integrazione di dati derivanti dalla cooperazione dei due occhi. Sulla nostra retina viene proiettata un’immagine che, come una cartolina o una fotografia, possiede due sole dimensioni (lunghezza e larghezza). Da esse noi dobbiamo ricavare ulteriori informazioni sulla terza dimensione (profondità). 

La visione monoculare (visione con un occhio solo) ci permette di percepire soltanto due dimensioni degli oggetti, ossia la lunghezza e la larghezza.

Uno dei principali indicatori monoculari è la grandezza relativa (l’oggetto di maggiore dimensione è quello più vicino).

La sovrapposizione degli oggetti ci fornisce informazioni sulla loro vicinanza rispetto all’osservatore: l’oggetto che copre parzialmente un altro è percepito come più vicino rispetto al secondo.

L’ombreggiatura fornisce preziose informazioni sulla profondità dell’oggetto e sugli elementi che lo costituiscono.

La prospettiva ci informa sulla distanza, sulla profondità, sulla collocazione degli oggetti nello spazio: visti dall’alto o in lontananza, gli oggetti più chiari e nitidi ci appaiono più vicini; quelli che ci appaiono opachi e scoloriti vengono percepiti come lontani.

La visione binoculare (che richiede l’intervento simultaneo dei due occhi) ci offre l’esperienza della terza dimensione, ossia della profondità. Sull’esperienza della profondità si basano le percezioni della distanza e quella della prospettiva.

I principali indici binoculari sono:

1. la disparità oculare o retinica: le immagini che appaiono a ciascun occhio variano leggermente. Quando le due immagini sono percepite insieme, la parziale sovrapposizione delle due immagini retiniche ci fornisce informazioni ulteriori sulla tridimensionalità;

2. la convergenza dei due occhi: gli occhi adottano posizioni parallele, convergenti o divergenti in funzione della distanza. Essa aumenta quando l’oggetto è vicino e diminuisce quando è lontano. 

 

La percezione del tempo

Siamo in grado di cogliere eventi che si verificano entro un intervallo di tempo che va da 1/18 di secondo a circa 2 secondi (banda temporale). Noi percepiamo solo il presente: rievochiamo il passato grazie alla memoria e ci proiettiamo nel futuro per mezzo dell’immaginazione.

La percezione del tempo è determinata dalla integrazione di numerose modalità senso-percettive: sensazioni uditive, visive, tattili e cinestesiche. Poiché intervengono elementi affettivi nella coscienza del tempo vissuto, individui diversi avvertiranno una diversa percezione della durata.

L’attesa di un evento importante ci sembra sempre molto lunga. Gli eventi piacevoli ci sembrano molto più brevi degli eventi sgradevoli o noiosi. Pertanto la percezione del tempo vissuto non corrisponde al tempo oggettivo (misurato dagli orologi e dal calendario).

 

I movimenti illusori

A volte il soggetto percepisce il movimento della figura mentre, in realtà, è lo sfondo a muoversi.

Quando il nostro cervello deve attribuire il movimento ad una parte del campo visivo, generalmente, nel dubbio, attribuisce il movimento alla figura più piccola e percepisce come ferme le figure di dimensioni maggiori. Quando guardiamo la luna parzialmente coperta da nubi in movimento, ci sembra che sia la luna a muoversi, mentre sappiamo bene che la luna è ferma e che sono le nubi a spostarsi (movimento indotto della luna).

Quando viaggiamo su un treno, abbiamo informazioni quasi esclusivamente visive ci sembra che gli oggetti, che sono fermi nella realtà (ad esempio un albero o un’abitazione), si muovano verso di noi: vediamo muoversi alberi e case in direzione opposta a quella del treno (effetto di parallasse).

Questi oggetti assumono, almeno nella nostra percezione, una velocità che è tanto maggiore quanto maggiore è la distanza rispetto a chi lo osserva. In parole più semplici, quanto più velocemente si “muovono” alberi e case, tanto più sono distanti da noi. Pertanto la parallasse ci fornisce informazioni sulla profondità e sulla distanza.

Un punto luminoso nell’oscurità, dopo un po’ di tempo, a causa del movimento dei nostri occhi, dovuto all’affaticamento, ci appare in movimento (illusione di Charpenter). Quando i nostri occhi si muovono senza un comando da parte del cervello, questi registra il movimento come esterno e lo attribuisce alla realtà. 

 

LO SVILUPPO PERCETTIVO

 

Percezione olfattiva, tattile e gustativa.

Fin dai primi istanti di vita l’essere umano avverte le stimolazioni ambientali, sia piacevoli che spiacevoli, grazie alla sensibilità tattile, gustativa ed olfattiva e reagisce ad esse.

Molto spiccata è la sensibilità tattile, notevole sul viso, sul palmo della mano e sulla pianta dei piedi; inoltre il neonato è sensibile al caldo e al freddo.

Anche la sensibilità gustativa del neonato è elevata: alimenti di sapore dolce inducono nel lattante il riflesso di suzione (appena riceve in bocca liquidi di sapore dolce, il neonato si mette a succhiare), mentre cibi amari, salati o acidi provocano smorfie di disgusto e vomito.

 

Notevole è la sensibilità olfattiva: fin dai primi giorni di vita il lattante riconosce l’odore del seno materno e rifiuta gli odori sgradevoli. 

 

La percezione visiva

 

La percezione del colore

Nei primi mesi di vita la capacità visiva è incompleta, a causa della scarsa capacità di accomodamento e di coordinazione dei muscoli oculari. La visione lontana risulta migliore di quella ravvicinata. Inoltre le sensazioni risultano isolate e prive di continuità.

Fin dai primi mesi di vita i neonati distinguono stimoli diversamente colorati, preferendoli ad oggetti aventi un solo colore. Essi preferiscono colori come il rosso e il blu. A tre mesi presentano una visione tricromatica (distinguono il verde dal blu e dal rosso). Anche se percepiscono i colori, i bambini saranno in grado di distinguerli a partire dai due anni.

 

La percezione delle figure

Intorno ai due mesi, il neonato dimostra di preferire le linee curve rispetto a quelle rettilinee, i contorni precisi rispetto a quelli confusi, i bordi esterni rispetto a quelli interni. A tre mesi riesce a cogliere il carattere globale di una figura semplice. Egli mostra una netta preferenza per le immagini in movimento rispetto a quelle ferme.

Posto di fronte ad un volto umano o di fronte ad una maschera, il neonato di un mese sorride ed osserva più attentamente i contorni esterni (capelli e mento) rispetto a quelli interni (occhi e bocca); verso i due mesi si sofferma sui particolari interni. Inoltre inizia a riconoscere ed a distinguere le espressioni facciali di felicità, sorpresa, tristezza e collera. Intorno ai tre mesi è in grado di riconoscere sua madre in fotografia.

Il lattante dimostra di ricercare la stabilità e l’identità del mondo che lo circonda iniziando a cogliere le costanze della grandezza e della forma a partire dai due mesi, ma le costanze si stabilizzeranno soltanto nella fanciullezza.

A partire dai due anni il bambino incomincia a distinguere e a riconoscere le forme degli oggetti.

A sei anni riesce ad organizzare le sue percezioni prima in base alla chiusura e successivamente in base alla buona forma (pregnanza): a questa età è in grado di riconoscere alcune figure, anche se hanno contorni lacunosi.

 

La percezione dello spazio e della profondità

La percezione della profondità è assai precoce e si manifesta già a due settimane di vita, ma soltanto intorno ai sei mesi il bambino dimostra di capire il pericolo di cadere, come Gibson ha dimostrato nel noto «esperimento del precipizio». La figura 30 riproduce la situazione sperimentale adottata per studiare il comportamento dei bambini di fronte alla profondità.

A tre anni il bambino percepisce la vicinanza o la separazione degli oggetti nello spazio; a sei anni coglie anche le caratteristiche quantitative e misurabili (maggiore/minore, lungo/corto, alto/basso etc.).

 

La percezione uditiva

Il neonato, fin dai primi giorni di vita, mostra una percezione uditiva efficace: si agita quando sente rumori violenti e resta tranquillo quando ode suoni bassi e monotoni. A uno-due mesi riesce ad individuare la provenienza di un suono, volgendo la testa in quella direzione. Verso i tre mesi il bambino dimostra di riuscire a distinguere una voce familiare da quelle estranee, reagendo con un sorriso; A nove mesi dimostra di saper distinguere alcune parole, reagendo in modo differenziato quando le sente pronunciare.

 

Le ricerche sperimentali

L’essere umano, fin da quando cresce nel grembo materno, avverte sia rumori intrauterini (all’interno dell’utero) che esterni. Moon e Fifer hanno dimostrato che il neonato preferisce la lingua parlata dalla madre durante la gravidanza rispetto ad altre lingue, le canzoni cantate dalla madre e i racconti sentiti durante la vita fetale rispetto a canzoni e racconti sentiti dopo la nascita.

 

Lecaneut ha misurato il ritmo cardiaco del neonato ed ha verificato un rallentamento quando il neonato sente la voce umana; ciò dimostra che il neonato possiede una capacità immediata di discriminare la lingua materna rispetto ad altre lingue e che il neonato è particolarmente attirato dalla voce umana. 

Caratteristiche della percezione infantile

La percezione infantile è qualitativamente diversa da quella dell’adulto. Il bambino tende a percepire la situazione ambientale come un insieme confuso (sincretismo), senza cogliere il rapporto fra il tutto e gli elementi che lo costituiscono. Egli percepisce abbastanza correttamente i singoli elementi o l’insieme quando li considera isolatamente, ma non è in grado di passare dal tutto alle parti e viceversa.

Il bambino non esamina le diverse caratteristiche del campo visivo, ma coglie soprattutto l’elemento dell’ambiente o la caratteristica dell’oggetto che appare più vistoso (solo una delle proprietà formali di una figura, che acquista rilievo per la presenza di angoli, punte o di ramificazioni), trascurando altri elementi importanti dell’insieme.

Inoltre il bambino tende ad avere una percezione piuttosto rigida e poco flessibile, ricercando nell’ambiente intorno a sé sempre le stesse caratteristiche ed attribuendo a persone, oggetti ed eventi le caratteristiche legate alla prima impressione: quando gli stimoli cambiano, la sua percezione rimane immutata. La figlia di Piaget, all’età di circa un anno, quando le veniva chiesto dove fosse il padre, indicava lo studio in cui era solita vederlo lavorare, anche se in quel momento egli si trovava in un’altra parte della casa.

Fino ai sei anni la percezione del bambino presenta caratteristiche egocentriche: egli attribuisce il suo punto di vista agli altri, anche se essi vedono le medesime cose da una diversa prospettiva.

Dai sei ai nove anni, il sincretismo viene superato: la percezione diventa flessibile, procedendo dal tutto alle parti e viceversa. L’orientamento degli oggetti e delle figure viene percepito correttamente in tutte le direzioni.

La percezione del movimento, della distanza, le costanti percettive etc., si consolidano nella fanciullezza.

 

LETTURA: Che hai da guardare?

“Il neonato è stato considerato a lungo dalla scienza e dall’immaginario collettivo come un essere del tutto incapace di manifestare le proprie esigenze e di interagire con l’ambiente circostante. Gli si riconosceva unicamente la capacità di rispondere attraverso riflessi motori a talune specifiche stimolazioni e di apprendere in maniera passiva in virtù dell’azione dell’ambiente circostante. Ma oggi sappiamo che, fin dalla nascita, il bambino è capace di compiere operazioni di organizzazione percettiva che impongono una struttura a semplici stimoli geometrici. Ciò dimostra che il neonato dispone, da un lato, di competenze percettive assai sofisticate e, dall’altro, di capacità di memoria che gli permettono di conservare per un certo tempo una traccia della struttura percettiva che ha costruito.

E’ possibile che alcune predisposizioni innate guidino lo sviluppo del neonato, garantendo il funzionamento delle sue attività cognitive di base? E’ possibile che queste predisposizioni pongano dei vincoli all’informazione ambientale che raggiunge il bambino ed influisce sul suo sviluppo? Pare proprio di sì. Molte ricerche condotte negli ultimi trent’anni, hanno riscontrato nel neonato sofisticate competenze innate e capacità di apprendimento in qualche misura persino sorprendenti.

Ad esempio, è stato dimostrato che il bambino, fin dalle prime ore di vita, distingue i suoni linguistici da quelli che non lo sono (Alegria e Noirot, 1978), riconosce la voce e il volto della mamma rispetto alla voce e al volto di un estraneo (De Casper e Fifer, 1980; Pascalis e al., 1995) …

Il neonato preferisce guardare oggetti in movimento rispetto ad oggetti statici (Slater, Morison, Town e Rose, 1985), oppure immagini curvilinee rispetto ad immagini rettilinee (Fantz e Miranda 1975), figure ad alto contrasto rispetto a figure a basso contrasto (Morison e Slater, 1985), bande orizzontali piuttosto che bande verticali, stimoli che rappresentano il volto umano rispetto a stimoli che non lo rappresentano (Valenza, Simion, Macchi Casia e Umiltà, 1996)”.

(Da SIMION F., TURATI C., MACCHI CASIA V. – Che hai da guardare? In Psicologia Contemporanea, 154, lug.-ag. 1999, pp. 4 – 11).

 

 

LA LETTURA: PERCEZIONE E APPRENDIMENTO

La capacità di leggere è un’abilità complessa che richiede un apprendimento complesso. Per leggere non è sufficiente percepire la pagina scritta come se fosse una figura o un complesso di figure sullo sfondo: occorre la comprensione del testo ed è richiesto l’intervento delle funzioni cognitive superiori: apprendimento, memoria, intelligenza, linguaggio, complesso di conoscenze di base. Fino ai sei anni egli non attribuisce importanza all’orientamento delle figure e compie errori di inversione, non cogliendo la simmetria. Ciò è particolarmente importante per la lettura di alcune lettere simili, aventi diverso orientamento spaziale (ad esempio la p e la q, la b e la d).

 

I movimenti degli occhi durante la lettura

Lo psicologo Buswell scoprì che gli occhi, per esplorare un testo e leggerlo, compiono diversi movimenti: le saccadi, che permettono di dare una “scorsa” al materiale, intervallate da fissazioni,(della durata di circa un quarto di secondo), che permettono di focalizzare segmenti del rigo (singole lettere, sillabe o parole) e di cogliere alcune lettere contemporaneamente.

La fissazione (span percettivo o ampiezza di percezione) ci permette di cogliere distintamente solo pochi elementi alla volta, l’immagine dei quali va a cadere nella fovea (parte centrale della retina in cui sono concentrati numerosissimi coni).

Durante la lettura esploriamo la pagina scritta con più span, compiamo diversi movimenti saccadici, ritorniamo indietro con lo sguardo quando il testo non è chiaro e le parole sono poco familiari (ad esempio parole straniere, sigle o termini complessi). Il cervello completa, integra, collega i frammenti di visione e colma le lacune. L’adulto riesce a leggere circa 200 – 300 parole al minuto. I lettori veloci riescono a leggere, in media, 700 parole al minuto.

Gli errori di lettura (VEDI ANCHE: I lapsus) possono essere spiegati facendo riferimento alle leggi dell’organizzazione percettiva (la buona forma e la chiusura). Soprattutto quando abbiamo compreso il significato generale del testo che stiamo leggendo, compiamo pochi movimenti di fissazione e saltiamo alcune parole (compiamo una saccade), trascurando eventuali errori. Nella lettura non si analizza tutta la frase: si fissano alcune parole o parti di esse, mentre si saltano, con movimenti saccadi, le parti rimanenti.

Generalmente le fissazioni riguardano sostantivi, aggettivi e verbi; le saccadi consistono nel “saltare” articoli, preposizioni e congiunzioni.

 

In una frase (ad esempio “GIOVANNI PORTA IL CANE IN VILLA”) viene letto circa il 70% delle parole (GIOVANNI PORTA CANE VILLA); di ogni parola leggiamo poche lettere o sillabe (XXXVANXI  PXRTX XX CXXE XX VXLLX).  

La percezione nel mondo animale

La percezione costituisce la prima forma di elaborazione del mondo esterno. In relazione alle diverse esigenze degli esseri viventi, al loro grado di adattamento all’ambiente, ciascuna specie presenta modalità percettive peculiari distinte da quelle di altre specie. Esistono elevate specializzazioni sensoriali per le diverse specie animali, che sono finalizzate sia alla sopravvivenza, sia all’adattamento ottimale all’ambiente, sia alla selezione del partner.

Ogni specie animale presenta un’elevata specializzazione nell’avvertire certe serie di stimoli e nel rispondere ad esse. Per alcune specie animali la realtà è fatta soprattutto di colori, per altre da odori o da suoni. I cani, i roditori e altri mammiferi avvertono dei suoni incompatibili con le capacità dell’orecchio umano (gli ultrasuoni). Alcune api sono sensibili alle radiazioni infrarosse e a quelle ultraviolette, a cui non è sensibile l’uomo. Molti uccelli sono in grado di discriminare fra le diverse sfumature di giallo perché, anche a grande distanza, devono poter individuare un particolare polline dei fiori. L’abilità di discriminare i colori è dovuta ad una diversa pigmentazione della retina dell’occhio: recettori diversi sono sensibili alle differenti lunghezze d’onda della luce.

Le rane non rilevano oggetti fermi, ma sono in grado di captare immediatamente piccolissime variazioni nel campo visivo, che permettono loro di predare immediatamente i piccoli insetti. Esse non potrebbero sopravvivere se questi animaletti restassero fermi, perché il loro apparato visivo permette di percepire soltanto elementi in movimento.

Certe farfalle notturne hanno sviluppato la capacità di udire gli impulsi ad altissima frequenza emessi dai pipistrelli in volo, che consentono loro di sfuggire ai predatori.

I gatti e i cani sono capaci di discriminare i colori, ma la loro retina presenta coni e bastoncelli in misura diversa da quella degli uomini…

Molte specie sono capaci di un’accurata percezione della profondità e di un accurato giudizio della distanza, come gli scoiattoli, che saltano infallibilmente da un ramo d’albero all’altro, o come le rane e i camaleonti, che riescono a  lanciare la lingua alla distanza necessaria per afferrare un insetto

 

Molti aspetti della percezione, incluso il giudizio di grandezza, la localizzazione dei suoni e la capacità di navigazione degli animali dipendono dall’interpretazione intelligente dell’informazione sensoriale che permette agli animali di costruire una rappresentazione del mondo esterno”.

Vedi anche Psicologia animale

BIBLIOGRAFIA PER APPROFONDIRE

 

KUHN D., Lo sviluppo percettivo, cognitivo e linguistico, Cortina, Milano, 1992

HARRE’ R., LAMB R., MECACCI L. – Percezione (psicologia animale), in Psicologia,  Laterza Roma-Bari 1986,pp. 775-779.

HARRE’ R., LAMB R., MECACCI L. (a cura di) - Dizionario di psicologia e psicoanalisi, Psicologia - Laterza Roma-Bari 1986.

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