Antonio Gramsci

L'infanzia e gli studi

Antonio Gramsci (Ales, 1891 – Roma, 1937) è stato un pensatore, filosofo, politico, giornalista e critico letterario italiano.

A soli diciotto mesi soffrì di morbo di Pott, una tubercolosi ossea che causa il cedimento della spina dorsale e la gibbosità.

Iscritto a sette anni alla scuola elementare, aveva già imparato a leggere, mostrando grande curiosità culturale.

Per aiutare la famiglia in precarie condizioni economiche lavorò con il fratello all'Ufficio del Catasto. Studiò da autodidatta; nel 1905 si iscrisse al ginnasio e, successivamente, al Liceo Classico a Cagliari, città dalla vita culturale fiorente, dove emergevano i problemi economici e lavorativi della classe operaia e dove iniziavano a serpeggiare idee socialiste.

Nel 1906 vi furono moti popolari in tutta l'isola: il proletariato urbano, i minatori e i contadini decisero di formare un blocco unico di protesta contro la borghesia. Nonostante la dura repressione, i lavoratori delle varie categorie iniziavano a prendere coscienza dei loro diritti.

 

L'Università e le prime attività come giornalista

Dopo aver completato brillantemente gli studi liceali, nel 1911 Gramsci vinse un concorso organizzato dal Collegio Carlo Alberto e si iscrisse all'Università di Torino, per frequentare i corsi della facoltà di Filosofia e Lettere con indirizzo di Filologia moderna. Conobbe un altro sardo: Palmiro Togliatti, a cui lo accumunava il medesimo orientamento politico.

Nel 1914 Gramsci prese la tessera del partito socialista e nel 1915 collaborò con i giornali di partito: Il Grido del Popolo e, successivamente, l'Avanti. Pubblicò articoli sulla politica interna ed estera, recensioni letterarie e critica teatrale. Considerò l'attività teatrale come uno strumento di crescita e maturazione culturale del proletariato. Non seppe comprendere Pirandello, tranne Liolà, che considerò il capolavoro dello scrittore siciliano. Elogiò le opere di autori stranieri: Beaumarchais e Turgenev, Wilde e Ibsen.

Con i vecchi compagni universitari Terracini e Togliatti, nacque una nuova pubblicazione, L'Ordine Nuovo, che vide la partecipazione di Piero Gobetti e di Camilla Ravera, per stimolare la formazione di Consigli di fabbrica, organismi spontanei che si muovevano verso un movimento di massa, aperto anche a operai non iscritti in sindacati.

Gramsci a Mosca
Nel 1920 Gramsci sostenne che il PSI non dovesse fossilizzarsi in una dimensione provinciale ma aprirsi alla solidarietà internazionale, ottenendo l'apprezzamento di Lenin e le critiche di Togliatti.
Nel 1921 nacque il Partito Comunista d'Italia che, inizialmente, ebbe carattere militare e non politico, essendo organizzato in modo gerarchico. Gramsci fu inviato a Mosca in qualità di rappresentante del partito italiano. Gramsci incontrò Lenin nel 1922. A causa delle sue precarie condizioni di salute, fu costretto a ricoverarsi in un sanatorio, dove conobbe Eugenia Schucht e sua sorella Giulia con la quale nacque un solido rapporto sentimentale.

A Mosca fu informato dell'arresto di Bordiga e seppe che un mandato d'arresto era stato spiccato anche nei suoi confronti.

 

Da Vienna al rientro in Italia

 

Da Mosca fu inviato a Vienna, per seguire da vicino la situazione italiana. Dovette lasciare a Mosca la moglie Giulia, affetta da esaurimento nervoso ed in attesa di un figlio. A Vienna ebbe modo di riflettere sul fallimento del movimento operaio in Italia e sulla necessità di adottare soluzioni diverse da quelle risultate idonee in Russia. 

Nel frattempo in Italia si era verificata la Marcia su Roma (1922) e i fascisti avevano commesso molte violenze contro i dirigenti comunisti. Il Vaticano sembrava voler appoggiare il regime, mentre le classi lavoratrici non avevano più forza politica, anche a causa della legge maggioritaria che, nelle elezioni, aveva favorito nettamente il partito fascista. Gramsci rientrò tra i comunisti eletti al parlamento, mentre Togliatti era rimasto escluso.

 

Contro il Fascismo

 

Rientrato in Italia nel 1924, Gramsci comprese la necessità di realizzare un'aggregazione di forze dei socialisti e dei comunisti contro il fascismo. Il nuovo quotidiano assunse il significativo nome  L'Unità.

Dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti, fatto uccidere dai fascisti, Gramsci si batté per riportare il partito comunista sui banchi del Parlamento e per denunciare pubblicamente i crimini commessi dal regime al potere. Si impegnò a creare nel Partito un fronte unitario con le forze socialiste e laiche.

Tra la fine del 1925 e gli inizi del 1926, al Congresso del PCd'I, tenuto clandestinamente a Lione, che si svolse clandestinamente a Lione, i maggiori responsabili, tra cui Gramsci e Togliatti, furono concordi nel sostenere che il compromesso fra industriali del Nord e proprietari fondiari del Sud avesse danneggiato gli interessi generali della maggioranza della popolazione e che proprio il proletariato dovesse acquistare il compito dell’unificazione dell'intera società.

Il processo, il carcere e la morte

 

L’8 novembre, a Roma, Antonio Gramsci venne arrestato, insieme a tutti gli altri parlamentari del gruppo comunista. Fu imprigionato dapprima a Regina Coeli, poi a Ustica, infine a San Vittore a Milano. Subì maltrattamenti, che minarono il suo fisico già provato. Inutile si rivelò il tentativo di coinvolgere il Vaticano nella sua liberazione.

Il processo si svolse a Roma il 28 maggio 1928; il Tribunale emise una sentenza di colpevolezza nei confronti dei tre principali esponenti del PCd'I, Gramsci, Terracini e Scaccimarro, condannandoli a pesanti pene detentive.

Gramsci fu recluso per oltre vent’anni nelle prigioni di Turi. Nei lunghi anni di detenzione, non appena gli fu concesso di scrivere, cominciò a scrivere quelli che poi sarebbero diventati i Quaderni del carcere.

A causa delle sue condizioni, entrò in depressione, anche perché gli pervenivano sempre meno lettere della moglie Giulia, che era rimasta in Russia con i loro due figli.

Nel suo isolamento, per qualche tempo ricevette la solidarietà di un altro detenuto, il socialista Sandro Pertini.

Nonostante le gravi condizioni di salute, rifiutò di presentare una domanda di grazia a Mussolini, il che significava sottomettersi al fascismo. Nel dicembre 1933  fu ricoverato alla clinica Cusumano di Formia.

Antonio Gramsci morì il 27 aprile, assistito dalla cognata, che salvò i Quaderni, nascondendoli  all’ambasciata sovietica.

GRAMSCI E IL TRIBUNALE SPECIALE 

 

Quando Gramsci fu arrestato dalla polizia fascista e condannato dal tribunale speciale a vent’anni di reclusione, Mussolini disse: Dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare per i prossimi vent’anni.

CITAZIONI FAMOSE DI ANTONIO GRAMSCI

  • Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi  perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.
  • Non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione (..)
  • Vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini (LETTERA ALLA MADRE)
  • Quante volte mi son domandato se legarsi ad una massa era possibile quando non si era mai voluto bene a nessuno. 

ANTONIO GRAMSCI - Lettere dal carcere, Einaudi 1965

 

Il 20 novembre 1926 Gramsci scrive alla moglie Julca "Io sono sicuro che tu sarai forte e coraggiosa, come sempre sei stata. Dovrai esserlo ancora di più che nel passato, perché i bambini crescano bene e siano in tutto degni di te....Io sono e sarò forte; ti voglio tanto bene e voglio arrivare a vedere i nostri piccoli bambini...sono un po' stanco, perché dormo pochissimo, e non riesco perciò a scrivere tutto ciò che vorrei e come vorrei. Voglio farti sentire forte forte tutto il mio amore e la mia fiducia.

Nello stesso giorno scrive alla mamma "Ho pensato molto a te in questi giorni...Occorre che tu sia forte, nonostante tutto, come sono forte io ... Io sono tranquillo e sereno. Moralmente ero preparato a tutto. Cercherò di superare anche fisicamente le difficoltà che possono attendermi e di rimanere in equilibrio. Tu conosci il mio carattere e sai che c'è sempre una punta di allegro umorismo nel suo fondo: ciò mi aiuterà a vivere".

 

Scritti di ANTONIO GRAMSCI

 

- Lettere dal carcere

- Quaderni dal carcere

- (Gli) intellettuali e l'organizzazione della cultura    

- Risorgimento