Eichmann

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BIOGRAFIA

Otto Adolf Eichmann nacque nel 1906 a Solingen in Germania. 

Frequentò per alcuni anni la scuola superiore, ma non conseguì il diploma, preferendo il lavoro allo studio.

Successivamente partecipò a manifestazioni e raduni politici. Grazie all'interessamento di un amico, entrò a far parte delle SS.

Nel 1938, in seguito all'Anschluss, gli ebrei austriaci furono espulsi dal territorio. Eichmann si insediò a Vienna, nel palazzo che era appartenuto al barone ebreo Rothschild. Qui installò l'Ufficio centrale per l'emigrazione ebraica, che aveva la funzione di far emigrare gli ebrei austriaci, dopo averli depredati di ogni avere. Riuscì a far cacciare oltre 50.000 austriaci dalla loro patria.

Ottenne la promozione come ufficiale delle SS e il suo incarico consistette nell'organizzazione degli spostamenti di massa. Dietro il suo esempio, Goering istituì un analogo ufficio a Berlino per provvedere all'emigrazione forzata degli ebrei tedeschi. Eichmann fu così chiamato a dirigere l'Ufficio centrale del Reich.

Nel 1939 fu mandato a Praga per occuparsi dell'emigrazione forzata degli ebrei cecoslovacchi, ma incontrò delle difficoltà perché gli ebrei in fuga non venivano accolti facilmente negli altri paesi europei. Si pensò quindi ad ammassare gli ebrei nei ghetti. Da qui ai lager il passo era breve: nel1942 si procedette alla cosiddetta soluzione finale. Eichmann si occupò di coordinare tutte le deportazioni dei convogli ferroviari Auschwitz fino al 1944.

Alla fine della guerra, munito di documenti falsi, riuscì a fuggire in Sud America, come altri nazisti.

Nel 1957 i servizi segreti lo scovarono a Buenos Aires. Non essendo stato possibile ottenere l'estradizione dall'Argentina, fu necessario organizzare il rapimento del criminale. Nel 1960 Eichmann fu catturato dal Mossad (servizio segreto israeliano) e fu condotto in Israele.

Il processo, che si tenne a Gerusalemme, ebbe risonanza mondiale, grazie anche alla giornalista Hannah Arendt, che scrisse il discusso saggio La banalità del male

Al processo, non potendo negare la funzione da lui svolta nella deportazione e nella soluzione finale degli ebrei, Eichmann sostenne di essersi occupato esclusivamente del trasporto degli ebrei fino al campo di concentramento. Dichiarò di non essere responsabile dello sterminio, avendo soltanto obbedito agli ordini.

Fu condannato a morte ed impiccato il 31 maggio 1962. Il suo cadavere fu cremato e le sue ceneri sparse in mare.

Nel 1917 Bettina Stangnet, dopo aver avuto accesso a numerosi documenti,  dimostrò che Eichmann, da grande burocrate, era riuscito, nel processo a lui intentato, a mostrarsi inetto, poco intelligente, "banale", come lo aveva descritto la Arendt, nella speranza, rivelatasi infondata, di sfuggire alla pena di morte. secondo la Stangnet, Eichmann, abilissimo manipolatore sociale, studiò a tavolino l'immagina che avrebbe proposto a tutto il mondo al processo, cercando di ingannare tutti che il diavolo non esiste.

Filmografia

Tra i numerosi film ispirati alla figura di Eichmann e al processo di Gerusalemme, ricordiamo 

Hannah Arendt, regia di Margareth von Trotta

Operation Finale (2018), con Ben Kingsley nella parte di Eichmann

The Eichmann show. Il processo del secolo, film per la TV (2015)

Bibliografia

SIMON WIESENTHAL - Gli assassini sono tra noi, Garzanti 1965
HANNAH ARENDT - La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli 1963.

ISSER HAREL - La casa di via Garibaldi. Come ho catturato Adolf Eichmann, Castelvecchi, 2012

DEBORAH E. LIPSTAD - Il processo Eichmann, Einaudi 1914

BETTINA STANGNETH - La verità del male. Eichmann prima di Gerusalemme, Luiss University Press, 2017

Dissero di lui

Erich Fromm

 

Il caso di Adolf Eichmann è simbolico della nostra situazione, e ha un significato che trascende di gran lunga quello di cui si sono occupati i rappresentanti dell’accusa al tribunale di Gerusalemme. Eichmann è un simbolo dell’individuo inserito in un’organizzazione, del burocrate alienato agli occhi del quale uomini, donne e bambini sono divenuti numeri. È un simbolo di tutti noi: in Eichmann possiamo vederci riflessi. Ma la cosa più spaventosa in lui fu che, una volta chiarita l’intera vicenda alla luce delle sue stesse ammissioni, in perfetta buona fede Eichmann si proclamasse innocente, ed è evidente che, se si ritrovasse nella stessa situazione, lo rifarebbe. E lo stesso faremo noi: lo stesso facciamo noi. L’uomo inserito in un’organizzazione ha perduto la capacità di disobbedire, non è neppure consapevole del fatto che obbedisce. Nell’attuale fase storica, la capacità di dubitare, di criticare e di disobbedire può essere tutto ciò che si interpone tra un futuro per l’umanità e la fine della civiltà” (Erich Fromm – La disubbidienza e altri saggi, Mondadori Milano 1982, pp. 18-19).