Poesie sull'Estate di San Martino

Giosuè Carducci - San Martino

 

La nebbia agl’irti colli

piovigginando sale,

e sotto il maestrale

urla e biancheggia il mar;

 

ma per le vie del borgo

dal ribollir de’ tini

va l’aspro odor de i vini

l’anime a rallegrar.

 

Gira su’ ceppi accesi

lo spiedo scoppiettando:

sta il cacciator fischiando

sull’uscio a rimirar

 

tra le rossastre nubi

stormi d’uccelli neri,

com’esuli pensieri,

nel vespero migrar.

Giovanni Pascoli - Novenbre (1890)

 

Gèmmea l’aria, il sole così chiaro

che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,

e del prunalbo l’odorino amaro

senti nel cuore…

 

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante

di nere trame segnano il sereno,

e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante

sembra il terreno.

 

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,

odi lontano, da giardini ed orti,

di foglie un cader fragile. È l’estate

fredda, dei morti.

Carlo Betocchi - Dai tetti

 

È un mare fermo, rosso,
un mare cotto, in un’increspatura 
di tegole. È un mare di pensieri. 
Arido mare. E mi basta vederlo
tra le persiane appena schiuse: e sento 
che mi parla. Da una tegola all’altra,
come da bocca a bocca, l’acre 
discorso fulmina il mio cuore. 
Il suo muto discorso: quel suo esistere
anonimo. Quel provocarmi verso
la molteplice essenza del dolore: 
dell’unico dolore: 
immerso nel sopore, 
unico anch’esso, del cielo. E vi posa
ora una luce come di colomba, 
quieta, che vi si spiuma: ed ora l’ira 
sterminata, la vampa che rimbalza 
d’embrice in embrice. E sempre la stessa
risposta, da mille bocche d’ombra. 
- Siamo - dicono al cielo i tetti -
la tua infima progenie. Copriamo
la custodita messe ai tuoi granai. 
O come divino spazio su di noi
il tuo occhio, dal senso inafferrabile.

(da L’estate di San Martino)

 

San Martino - Camillo Sbarbaro

 

La prima neve subito si squaglia,

e di ruscelli abbevera i maggesi.

Avvezzi i pin dei venti alla battaglia,

stanno nell’aria tepida sorpresi.

 

Ma per che l’ala intirizzita pesi

al passerotto che qua e là si scaglia;

e tace il verso dei tacchini vanesi,

e stecchita si drizza la boscaglia.

 

Pur se questo, Novembre, è un tuo trastullo,

e di timo non hai cespo che odori,

né lodoletta e lasci il pesco brullo,

 

mi piace il gesto tuo, perché t’accori

d’esser barbogio e vuoi tornar fanciullo,

come d’un vecchio che raccolga fiori.

Renzo Pezzani - San Martino

 

Se passa un cavaliere

con un pennacchio rosso

sull’elmo è San Martino,

senza mantello indosso.

 

Il sole novembrino

che stacca foglie gialle,

pelliccia bionda e soffice

gli cade sulle spalle.

Vincenzo Campi - San Martino (1836-1891)
Vincenzo Campi - San Martino (1836-1891)

Cesare Pavese - Estate di San Martino

 

Le colline e le rive del Po sono un giallo bruciato 

e noi siamo quassù a maturarci nel sole. 

Mi racconta costei - come fossi un amico.

«Da domani abbandono Torino e non torno mai più.

Sono stanca di vivere tutta la vita in prigione».

Si respira un sentore di terra e, di là dalle piante,

a Torino, a quest’ora lavorano tutti in prigione.

 

Il quartiere, il paese, la città, la strada

«Torno a casa dei miei dove almeno potrò stare sola

senza piangere e senza pensare alla gente che vive.

Là mi caccio  un grembiale e mi sfogo in cattive risposte

ai parenti e per tutto l'inverno non esco mai più».

 

Nei paesi novembre è un bel mese dell’anno:

c’è le foglie colore di terra e le nebbie al mattino,

poi c'è il sole che rompe  le nebbie. Lo dico tra me

e respiro l’odore di freddo che ha il sole al mattino.

 

«Me ne vado perché è troppo bella Torino a quest’ora:

a me piace girarci e vedere la gente

e mi tocca star chiusa finch’è tutto buio

e la sera soffrire da sola»! Mi vuole vicino

come fossi un amico: quest’oggi ha saltato l’ufficio

per trovare un amico. «Ma posso star sola cosi?

 

Giorno e notte – l’ufficio - le scale - la stanza da letto

se alla sera esco a fare due passi non so dove andare

e ritorno cattiva e al mattino non voglio più alzarmi.

Tanto bella sarebbe Torino - poterla godere 

solamente poter respirare». Le piazze e le strade

han lo stesso profumo di tiepido sole 

che c’è qui tra le piante. Ritorni al paese.

Ma Torino è il più bello di tutti i paesi.

 

Se trovassi un amico quest'oggi, starei sempre qui.

 

(da Lavorare stanca, Einaudi, 1943)