Le ultime parole famose ...

L'imperatore Tito Flavio Vespasiano, in punto di morte, si fece rivestire con abiti da cerimonia e cercò di mantenersi eretto, dicendo: Un imperatore romano deve morire in piedi.

 

Il filosofo Anassagora era ormai giunto alla fine della sua esistenza mentre si trovava a Lampsaco, lontano dalla sua patria. I suoi amici, riuniti al suo capezzale, gli chiesero se, una volta morto, volesse essere seppellito a Clazomene, la sua patria. Non c’è nessun bisogno che voi facciate questo! – rispose il filosofo – La via per gli Inferi è sempre la stessa (Cicerone – Le Tuscolane).

 

Anassagora, ormai vecchio e solo, giaceva avvolto nel suo mantello deciso a  morire d’inedia. Pericle lo scongiurò di desistere dal suo proposito, pensando soprattutto alla perdita che egli stesso avrebbe subito se gli fosse venuto a mancare un tale appoggio al suo governo.  Anassagora, allora, scoprendo il volto, gli disse:  Mio caro Pericle, persino quelli che hanno bisogno di una lucerna vi versano l’olio! (Plutarco – Vita di Pericle)

 Nel 212 a. C. , Siracusa fu occupata dalle legioni romane; un gruppo di soldati romani entrò nella casa di Archimede, che si trovava in giardino a disegnare sulla sabbia delle figure geometriche. Uno dei soldati, vedendolo, gli si scagliò contro con la spada sguainata e Archimede gli disse: Noli tangere circulos meos (Non toccare i miei disegni!). Ma il soldato lo trafisse.

 

 Alessandro Magno sul letto di morte esclamò: Muoio grazie all'aiuto di troppi dottori.

 

Diogene il cinico chiese agli amici di gettare via il suo corpo, dopo la sua morte, senza alcuna sepoltura.

- Vuoi forse rimanere esposto alle belve? – gli chiesero allora gli amici.

- Certo che no! – rispose il filosofo – Mettetemi accanto un bastone affinché io le possa cacciare via!

- Ma come potrai fare questo se sarai morto e non sentirai più niente? – protestarono gli amici.

- Perché dovrei preoccuparmi di essere sbranato dalle belve se non sentirò più niente? – concluse il filosofo. (Da Cicerone – Le Tuscolane)

 

Il poeta Virgilio nel 19 a.C. V. partì per un lungo viaggio attraverso la Grecia e l’Asia a scopo culturale. Ad Atene il poeta incontrò Augusto che, notate le sue precarie condizioni di salute, lo persuase a tornare in Italia. La traversata verso le coste italiane lo estenuò. Sbarcò a Brindisi in fin di vita; prima di morire chiese il manoscritto dell’ Eneide, ancora incompiuta, per bruciarlo. Gli amici non gli ubbidirono, per ordine dell’imperatore. Solo grazie ad un atto di disubbidienza i posteri hanno la fortuna di leggere il suo capolavoro.

  

Il filosofo e scienziato Cartesio fu invitato a Stoccolma dalla regina svedese Cristina, la quale lo convocava alle ore più impensate. Stabilì l’orario degli incontri di metafisica alle cinque del mattino. Non volle scontentare la sovrana, ma il freddo mattutino gli provocò una polmonite. Morì a  54 anni.

 

 

 

La morte di Francesco Bacone può venir considerata una bizzarra conseguenza della sua curiosità scientifica. Nel 1626, dopo una nevicata a Highgate, Bacone decise di fare un piccolo esperimento sulla conservazione e resistenza dei corpi morti. Supponendo che la carne si conservasse meglio con il freddo, imbottì dei polli morti con acqua fredda e ne constatò il ritardo della decomposizione. Nel fare l'esperimento però Bacone si raffreddò; il malanno degenerò in polmonite ed egli morì.

 

  

Oggi niente di nuovo scrisse nel suo diario Luigi XVI il 14 luglio 1789, il giorno della presa della Bastiglia.

 

Otto giorni di febbre! Avrei avuto il tempo di scrivere ancora un libro. Sono le parole pronunciate prima di morire dallo scrittore francese Honoré de Balzac

 

Sto per intraprendere il mio ultimo viaggio, un grande salto nel buio. Così disse il filosofo Thomas Hobbes in punto di morte.

 

 Mentre stava recitando nella commedia Il malato immaginario Molière venne colpito da un malore vero e morì poco dopo. 

 

Un quarto d'ora prima di morire, era ancora in vita. Un quart d'heure avant sa mort, il était encore en vie. Jacques de La Palisse

 

Non intendo bere né dormire, ma andarmene più in fretta che posso. Sono le ultime parole di Oliver Cromwell.

  

 

La natura, e le sue leggi/giacevano nascoste nella notte / Dio disse, che Newton sia!/E tutto fu luce. Questo epitaffio fu scritto da Alexander Pope per Isaac Newton.

 

Nel suo ultimo periodo di vita Salvador Dalì, cosciente che la morte era vicina, distribuì in giro fogli bianchi con la sua firma dicendo: Fatevi il vostro Dalì ed arricchitevi. 

 

 Einstein, poco prima di morire a 76 anni, nel 1955, disse: Dio è inesorabile nel concedere i suoi doni. A me ha dato solamente l'ostinazione di un mulo; no, veramente mi ha anche dato un buon fiuto.

 

Lo scrittore Dino Buzzati, paralizzato nel suo letto e vicino alla morte, a chi gli chiedeva come stesse, rispondeva: Bene, passin passetto mi avvio...

L'ultimo scritto di Cesare PavesePerdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.

 

Quando la moglie morì, lo scrittore John Dryden compose per lei questo epitaffio, che fu molto imitato: Qui giace mia moglie, lasciatela giacere. Ora riposa e riposo pure io.

 

Lo scrittore russo Tolstoj, in procinto di morire, espresse il desiderio di ricongiungersi alla Chiesa Ortodossa russa. Disse: Persino all'ombra della morte, due più due non fa sei. Durante il mattino ho riflettuto su questo pensiero e sono giunto alla conclusione che sarebbe certamente più facile credere alla Divinità e a Cristo piuttosto che credere che due volte due possa fare sei.

 

Il matematico Evariste Galois, dopo essere stato ferito mortalmente in un duello, disse al fratello Alfred: «Non piangere! Ho bisogno di tutto il mio coraggio per morire a vent'anni».