Storia della pedagogia contemporanea

ENRICO PESTALOZZI (1746-1827)

 

Periodo storico

 

Tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento l’industrializzazione si andava diffondendo in vari paesi europei, con il graduale passaggio dalle vecchie strutture agricolo-artigianali alle nuove manifatture.

 

In Svizzera il dominio economico era prevalentemente nelle mani della borghesia, che esercitava lo sfruttamento della mano d’opera contadina e operaia. Leggi severe riservavano gli studi ai figli dei borghesi e ai cittadini ed impedivano ai figli dei contadini di cambiar lavoro e studiare; essi dovevano accontentarsi dei rudimenti appresi nelle scuole di paese, mal gestite dal clero.

 

Pestalozzi,  considerato il padre dell’educazione popolare svizzera, operò concretamente per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori attraverso il rilancio dell'agricoltura e dell’artigianato (fisiocrazia) contro l'invadente industrialismo. 

 

Egli realizzò alcune significative esperienze didattiche ed educative, che costituirono per lui altrettante occasioni di riflessione sulle finalità e sui metodi dell’educazione.

 

VITA E PENSIERO

 

Enrico Pestalozzi (1746-1827), rimasto orfano di padre in tenera età, fu educato dalla madre; ciò influenzò il suo pensiero pedagogico, fondato sul ruolo fondamentale della madre nell’educazione.

Per Pestalozzi la prima educatrice è la madre; la casa è il primo ambiente educativo per l’apprendimento.

 

Egli considerò immutabile l'ordine sociale e naturale la gerarchia delle classi. Sostenne che il popolo doveva essere aiutato dalle classi dominanti a uscire dalla condizione di sfruttamento e di degenerazione.

I futuri lavoratori dovevano imparare fin da piccoli a prendere confidenza con il denaro per imparare a risparmiare e usarlo bene, evitando i mali di una vita oziosa.

 

L’educazione ha lo scopo di promuovere e facilitare il processo autonomo di ogni personalità e favorire la formazione dell’uomo. Tutti gli uomini devono essere educati per inserirsi nel contesto sociale ed acquistare dignità grazie al lavoro, che è uno strumento efficace per la formazione della personalità e per la funzione sociale dell’individuo.

 

CONFRONTI CON ROUSSEAU

 

Come Rousseau, Pestalozzi sostiene che l'educazione deve essere fondata sulla conoscenza delle leggi della natura dell'animo umano e deve realizzare le condizioni adatte al suo sviluppo.

 

Al contrario di Rousseau, il quale aveva sostenuto che l’educazione deve avvenire a contatto con la natura, lontano dalla società corrutrice e degeneratrice, secondo Pestalozzi l’educazione deve avvenire nella società, considerata come un sistema formativo integrato, in cui tutte le agenzie educative (scuola, chiesa, ambiente lavorativo, famiglia, Stato, ma anche gli intellettuali e tutte le classi sociali) offrano il loro contributo all’educazione permanente della persona. Dunque l’educazione della persona è possibile grazie ai rapporti familiari, al lavoro, alla società, alla chiesa e allo Stato.

 

ESPERIENZE EDUCATIVE ED OPERE PRINCIPALI

 

L’ESPERIENZA DI NEUHOF

 

Pestalozzi svolse la prima esperienza di educatore in campagna (1767) dove realizzò una fattoria- modello, per valorizzare la vita dei campi e farne un centro di educazione e istruzione a beneficio dei contadini poveri: coltivazione della terra e artigianato (filanda) e apprendimento del leggere-scrivere-far di conto. Successivamente la trasformò in una colonia per orfani e trovatelli da addestrare al lavoro e alla vita onesta.

L’esperienza fu fallimentare, ma servì a Pestalozzi per elaborare le sue idee sull’educazione, che trovarono la prima formulazione nel romanzo pedagogico Leonardo e Gertrude (1781).

 

Leonardo e Geltrude – Nel romanzo pedagogico, paragonato ai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni per l’impegno sociale e civile e per la scelta degli umili come protagonisti, Pestalozzi si  propone di elevare, per mezzo dell’educazione, le classi disagiate derelitte alla coscienza della propria umanità, acquistando dignità grazie all’istruzione e al lavoro.

 

Tutta la comunità deve combattere contro le forze del male (rappresentate dal cattivo podestà Hummel):

 

il popolo, rappresentato da Leonardo (un uomo debole, che non sa combattere contro le ingiustizie) e Geltrude (una donna non istruita, ma forte e coraggiosa)

la Chiesa (il pastore Ernst);

la nobiltà, rappresentata dal feudatario Arner;

la borghesia, nei panni del cotoniere Meyer;

la scuola, affidata al tenente Gluephi;

e infine lo Stato, rappresentato dal principe.

 

I protagonisti sono il debole Leonardo, che non riesce a combattere contro le ingiustizie e annega i suoi dispiaceri nell’alcool e la sua coraggiosa moglie Geltrude, simbolo della dimensione familiare e materna. La donna comprende subito che, per la soluzione dei problemi sociali, è necessaria la collaborazione di tutti.

 

Pertanto si rivolge al feudatario Arner per denunciare le angherie di Hummel. Egli lo sostituisce con un altro podestà, giovane e onesto; inoltre chiede la collaborazione del pastore Ernst e decide di far costruire una nuova chiesa, dandone l’incarico a Leonardo.

 

Risulta evidente che il lavoro non è solo uno strumento efficace per la formazione della personalità e per la funzione sociale dell’individuo, ma deve costituire uno strumento di riscatto, di liberazione e di elevazione sociale e morale.

 

Arner e Ernst, visitando il cotonificio, si rendono conto della necessità di garantire a tutti un lavoro e l’istruzione. a questo scopo essi danno al tenente Gluephi l’incarico di organizzare una scuola elementare basata  sull’istruzione e sul lavoro.

 

Nella scuola a tempo pieno Gluephi impartisce un’educazione integrale e una formazione professionale a tutti. Su consiglio di Gertrude il tenente organizza la scuola a tempo pieno, incentrata sulla tessitura: mentre i bambini imparano a contare durante il lavoro al telaio apprendono attivamente i rudimenti della lettura e della scrittura mediante sussidi inventati da Gluephi. Infine Arner informa il principe delle sue iniziative, che vengono estese ai paesi vicini e infine a tutto lo Stato.

 

INDAGINI

Durante la feconda esperienza di Neuhof Pestalozzi ebbe modo di compiere delle riflessioni sulla natura umana e sulla società. Nell’opera Le mie indagini sopra il corso della natura umana nello svolgimento del genere umana (1797) egli sostiene che l’educazione della persona mirare alla formazione armonica e al perfezionamento integrale della personalità nelle sue molteplici dimensioni, che non possono esprimersi e svilupparsi senza l’educazione: il cuore, l’intelletto e l’arte.

 

1) Il cuore rappresenta la facoltà morale (il sentimento, l’amore, la fede, la fraterna collaborazione fra gli uomini, la fede in Dio). Non è possibile uno sviluppo completo della persona senza un’adeguata educazione morale, che costituisce il fine dell’azione educativa della madre e del maestro.

 

2) La mente rappresenta la facoltà conoscitiva; essa si articola in base a tre forze elementari: forma, numero e nome.

  • Numero - Aritmetica e calcolo derivano dal numero (dal contare i sassolini all'aritmetica); noi possiamo cogliere le forme essenziali delle cose e ridurle a numero, cioè agli aspetti quantitativi. Per fare in modo che il bambino colga la nozione di numero (ad esempio il due), la mamma lo aiuterà mostrandogli due cose identiche, es. 2 mele o 2 matite; partendo dall’osservazione di due identità si giungerà all’astrazione. Bisogna partire da esperienze semplici e concrete, per giungere progressivamente alla numerazione.
  • Forma - La geometria, il disegno e la scrittura nascono dalla forma. Il bambino Inizia precocemente, partendo dalle forme rotonde e ovali presenti in natura, distingue gli oggetti presenti in casa in base alla loro forma; successivamente divide il quadrato in triangoli, distingue il cerchio dall’ovale distingue i segmenti dalla retta.
  • Nome - Il bambino parla dopo aver ascoltato la madre e impara la lingua a partire dall'intuizione sonora del canto. Dopo aver osservato la molteplicità degli oggetti presenti in natura, unificherà il molteplice grazie al nome comune degli oggetti. La lingua materna è la base di un’educazione integrale: la madre, nel mostrare ai figli gli oggetti pronunciandone il nome, fa sentire una connessione stretta tra oggetto e parola; quando l'oggetto sarà assente, la parola ne prenderà il posto. Il bambino deve imparare a parlare subito chiaramente e correttamente; successivamente arriverà alla formulazione dei concetti e al pieno sviluppo intellettuale.

3) L'arte corrisponde all'attività tecnico pratica, ossia l’attività artigianale, ed ha un elevato valore formativo, perché il fare è una necessità spontanea della natura infantile. Si parte da semplici attività manuali per passare progressivamente ad attività sempre più complesse: attività di falegnameria, giardinaggio, tipografia, la visita a botteghe artigiane.

 

Alla base della conoscenza umana sta la facoltà dell’intuizione, che è il fondamento di ogni esperienza e conoscenza umana; perciò esso inizia con l’apprendimento diretto e con l’attenta esperienza delle cose sensibili. L’intuizione è la capacità di vedere dentro le cose, oltre gli aspetti sensibili; essa deve muovere dai cinque sensi per giungere progressivamente a rappresentazioni chiare e a concetti ben definiti.

 

L’ESPERIENZA DI STANS

Nel 1797 Pestalozzi diresse l'orfanotrofio di Stans, che fu chiuso per l'arrivo della guerra (1799). Nell’orfanotrofio Pestalozzi colse nell'amore la premessa indispensabile di ogni educazione efficace; avvertì la necessità di rendere attivo l'alunno e di elaborare un metodo educativo elementare per insegnare tutto a tutti e Poiché non poteva avvalersi di personale qualificato e non possedeva sussidi didattici adeguati, pensò di coinvolgere tutti nell’attività educativa e ricorse al mutuo insegnamento, affidando ai più dotati la didattica, da proporre in maniera semplificata ai compagni in difficoltà.

 

Il principio dell'intuizione è la necessità di collegare ogni conoscenza a un esperimento. L’esperienza personale, l’osservazione della natura  e la manipolazione permettono di sviluppare la conoscenza umana nel suo complesso a contatto con la totalità della natura. Nella scuola esse devono essere stimolate e privilegiate, perché precedono ogni apprendimento o sviluppo del pensiero astratto.

 

LA SCUOLA DI BURGDORF

Nella scuola di Burgdorf elaborò il suo metodo ottenendo vasta fama in Europa; le sue riflessioni trovarono compiuta realizzazione nell'opera Come Gertrude istruisce i suoi figli.

La scuola fu chiusa nel 1803.

 

Al centro dell'educazione vi è l'attenzione per i meccanismi dell'apprendimento e la preoccupazione di garantire uno sviluppo armonico della personalità.

Il metodo elementare è trasversale rispetto alle tre aree educative legate alle facoltà del cuore, della mente e della mano. Questo ordine deve essere rispettato: l'educazione morale è il fine ultimo e ha priorità assoluta, perché il bambino prima di tutto ama.

 

Di qui l'importanza e l'insostituibilità della figura materna, che provvederà ad allargare l'educazione del cuore alla fede in Dio e all'amore per gli uomini. La figura materna offre il modello per realizzare la semplicità e l’affettività nell’insegnamento. L’educazione deve iniziare in epoca precocissima, fin dai primi giorni di vita. Solo stimolando opportunamente tutte le facoltà umane, naturalmente presenti nel bambino, sarà possibile la formazione adeguata e globale della persona.

 

Le madri sono le prime  educatrici. Esse devono accostare i piccini, fin dai primi giorni, alla varietà delle cose con attenzione e delicatezza, stimolando in loro l’acquisizione di sensi svegli e capacità di discriminazione fra i diversi elementi dell’ambiente che li circonda e la capacità di discriminare i diversi stimoli. La pedagogia spontanea della madre è prolungata dall’opera del maestro.

 

Metodo elementare

A Burgdorf ogni insegnante doveva collaborare al perfezionamento del metodo e doveva dedicarsi ad una specifica area disciplinare in cui specializzarsi.

 

Il metodo elementare consiste nell’individuare gli elementi primari, costitutivi, della natura infantile.

Punto di riferimento è l’educazione materna e familiare, un modello educativo molto attento ai cambiamenti e ai comportamenti dei ragazzi. La prima educatrice è la madre, la casa è il primo ambiente educativo per l’apprendimento.

 

Continuità  - Occorre uniformare i contenuti e i metodi dell'insegnamento scolastico all'educazione e ai processi di apprendimento della vita domestica infantile e dell'ambiente in cui vive l'allievo.

 

Naturalità - Il maestro deve seguire un metodo rispettoso dello sviluppo naturale del bambino, seguendo la spontaneità naturale dell’educazione materna. 

 

Vicinanza - Si parte da oggetti ed esperienze vicini alla vita quotidiana dell’educando, per poi allontanarsene progressivamente.

 

Organicità - I contenuti devono essere proposti in modo che ogni argomento sia collegato a quello che lo ha preceduto e prepari quello successivo.

 

Gradualità – Bisogna proporre dapprima argomenti semplici per passare progressivamente a quelli più complessi. L’insegnamento deve essere naturale e coerente con lo sviluppo psichico del bambino. Il maestro deve conoscere le capacità interiori dell'allievo  e le leggi mediante le quali queste capacità si sviluppano. I

 

Verranno messi a punto  esercizi fondati sul passaggio graduale dalla parte al tutto, dal semplice al complesso (per la lingua dal suono alla sillaba alla parola e alla frase; per il disegno dalla linea alle figure geometriche ecc.).

 

L’ISTITUTO DI YVERDON

Nel 1805 fondò un istituto a Yverdon, dando inizio alla sua esperienza più famosa e durevole. La scuola ottenne il riconoscimento unanime di tutta l'Europa colta, ma fu anche oggetto di aspre critiche e polemiche. A causa anche dei contrasti e gelosie tra i collaboratori, alla fine l’istituto fu chiuso.

 

Il canto del cigno

Tornato a Nuehof, Pestalozzi scrisse Il canto del cigno in difesa della propria opera educativa.

In quest’opera sottopose a critica il didatticismo: rifiutò ogni schematizzazione metodica; sostenne la necessità di rispettare le disposizioni naturali del fanciullo e le condizioni ambientali. Riconobbe grande importanza alla lingua, intesa come viva espressione personale, basata non su un’impostazione mnemonico-grammaticale, ma sull'esperienza concreta della vita.

FRIEDRICH WILHELM AUGUST FROEBEL (1782 - 1852)

 

La concezione pedagogica di Froebel si sviluppa a partire dalla concezione romantica della natura, che è considerata l'espressione vivente e unitaria della divinità.

Dio si manifesta nella natura e nell'uomo. Tutto deriva da Dio. L'uomo è il fine della natura, come dimostra la sua superiorità intellettuale su tutti gli esseri viventi. Egli fa parte della natura, vive e si completa in essa.

L'uomo, creato a immagine di Dio, è permeato dalla divinità.

 

Compito dell'educazione  è far emergere il divino che è nell'uomo, contribuendo a far sì che l'uomo possa creare ed operare come Dio. 

L'educazione deve destare nell'uomo la consapevolezza che l'uomo e la natura procedono da Dio ... L'educazione deve guidare e condurre l'uomo alla chiarezza su di sé e in sé, alla pace con la natura e all'unione con Dio. (Froebel - Educazione dell'uomo).

 

Le fasi dello sviluppo

L'uomo passa attraverso varie fasi di sviluppo, avendo di mira l'infinito e l'eterno; pertanto l'educazione deve essere graduale e progressiva.

Secondo il principio della continuità educativa, ogni fase successiva deve consolidare quanto è stato acquisito nelle fasi precedenti. Occorre rispettare le caratteristiche di ogni età e l'individualità di ognuno. L'educazione è una sintesi di esteriorizzazione (linguaggio, gioco ed attività espressive) e di interiorizzazione (l'istruzione vera e propria).

 

Froebel individua tre fasi fondamentali dello sviluppo individuale:

  • periodo del lattante, che è incentrato soprattutto sullo sviluppo corporeo;
  • periodo dell'infanzia, in cui predomina l'esteriorizzazione;
  • periodo della fanciullezza, in cui predomina l'istruzione.

 

Gli ambienti educativi

Per realizzare un progetto di educazione naturale occorre predisporre un ambiente educativo adeguato.

L'ambiente educativo deve costituire un continuum con la famiglia e, allo stesso tempo,  offrire nuove e positive occasioni di crescita.

 

Nasce il Giardino d'Infanzia (Kindergarten), una scuola-giardino in cui l'infanzia, simile a una pianta, cresce liberamente e secondo natura. Questo ambiente riproduce la serenità e semplicità degli spazi domestici, in cui gli oggetti e i materiali sono funzionali ad un'educazione naturale: tavolini e sedioline colorate, a misura di bambino; servizi igienici specificamente studiati; pareti rallegrate da vivaci illustrazioni; giocattoli; un'atmosfera gaia e piacevole, in cui il bambino sarà continuamente impegnato in attività piacevoli.

 

La grande novità froebeliana è il giardino, diviso in una parte comune per il lavoro di tutti i piccoli ospiti e in tanti appezzamenti individuali, uno per ciascun bambino, che vi coltiverà le sue pianticelle.

 

Le educatrici (chiamate maestre-giardiniere) possiedono un'accurata preparazione psicologica e pedagogica.

Il vero educatore, secondo il principio dell'educazione negativa del Rousseau, è colui che non si impone al bambino, ma lo aiuta ad esprimere le sue potenzialità, sa assecondare la spontaneità del bambino e costituisce un mediatore fra lui e la natura.

 

Periodo del lattante

 

Il gioco non è semplice trastullo, ha grave serietà e profondo significato. Curalo, alimentalo, o madre; difendilo, proteggilo, o padre!

Allo sguardo sereno, penetrante del vero conoscitore dell'uomo, nel gioco spontaneamente scelto dal bambino in questo periodo si manifesta chiaramente la sua stessa vita futura interiore. (Froebel - Educazione dell'uomo).

 

La prima educazione viene fornita dalla famiglia. Froebel, nell'opera Canti e carezze materne, offre alcuni suggerimenti per l'attività educativa della madre che non riveste un ruolo fondamentale soltanto nell'allevamento del bambino, ma è la prima educatrice. 

 

Come già aveva sostenuto Rousseau, anche Froebel considera fondamentale la comunicazione non verbale nei primi mesi di vita: la madre, con i sorrisi e la mimica facciale, con gioiosità e semplicità, riesce spontaneamente a relazionarsi con il bambino per comunicargli amore e tenerezza, rendendo il piccolo progressivamente consapevole di occupare una posizione di rilievo nel mondo che lo circonda.

Entrambi i genitori devono promuovere semplici attività in grado di rendere il bambino protagonista.

 

Periodo dell'infanzia

 

L'infanzia è il periodo dell'esteriorizzazione.

L'attività educativa della famiglia deve essere integrata da altre figure di educatori per integrare ed arricchire l'attività l'educazione familiare.

Le attività che si svolgono nel Kindergarten sono prevalentemente ludiche, perché il gioco contribuisce a sviluppare capacità motorie, cognitive e sociali. Inoltre le maestre giardiniere propongono attività espressive e costruttive: il disegno, il canto, la poesia, la creazione di piccoli oggetti e il giardinaggio.

 

Periodo della fanciullezza

 

Mentre l'infanzia presenta una direzione esteriorizzante ed espressiva, la fanciullezza costituisce il periodo dell'interiorizzazione. L'educazione si connota sempre più come istruzione, costituita essenzialmente da tre elementi: la persona, Dio e la natura.

 

Il curriculum prevede l'educazione religiosa, le scienze, la matematica e la lingua.  

Lo sviluppo linguistico si consolida e, con l'apprendimento della lettura e della scrittura, diviene più analitico, concreto ed autonomo.

L'istruzione scientifica si basa sull'intuizione diretta degli eventi e dei fenomeni naturali.

Mediante l'osservazione e la scoperta personale, l'attenta e personale considerazione di questa continua e viva connessione della natura, mediante la diretta intuizione delle cose e della natura, non mediante spiegazioni di parole e definizioni di concetto, cui non corrisponde nel fanciullo nessuna intuizione, deve, per quanto oscuro in principio, apparirgli presto, in una luce sempre più chiara, il grande pensiero dell'intima, continua, viva connessione di tutte le cose e di tutti i fenomeni della natura. (Froebel - Educazione dell'uomo). 

 

Un'altra novità presente nella pedagogia froebeliana è costituita dalla proposta di materiale didattico, specificamente studiato per favorire la comprensione di princìpi generali (rapporto parte/tutto, unità e molteplicità, quiete e movimento, uguaglianza e differenza.

Si tratta dei doni, che sono ricchi di significati metafisici, da proporre al bambino secondo un ordine preciso.

 

Il primo dono è la palla, simbolo dell'infinito, che favorisce la simbolizzazione e permette di sintetizzare l'unità e la molteplicità.

 

Il secondo dono, che ricorda la conciliazione degli opposti di Hegel, è costituito da tre oggetti di legno: una sfera  (che rappresenta l'unità e il movimento), un cubo (simbolo di stabilità e molteplicità) e un cilindro (che sintetizza le caratteristiche degli altri due solidi).

 

Il terzo dono contribuisce alla conoscenza del reale e alla scomposizione dell'unità nella molteplicità. Si tratta di tanti cubetti che, messi insieme in modo ordinato, ricostituiscono la figura del cubo. Questo dono, secondo Froebel,  costituisce l'avvio alle prime operazioni aritmetiche (basate su rapporti quantitativi: ogni cubetto è identico per forma al cubo originario, ma diverso per dimensione).

 

Il quarto dono è costituito da mattoncini che, pur diversi per forma rispetto al tutto, permettono di costruire sia il cubo, sia altre figure geometriche.

Ulteriori doni sono tavolette di forma diversa (quadrata o rettangolare); perle, bottoni ecc.

 

Considerazioni critiche

 

Per la prima volta un pedagogista propone del materiale strutturato, che anticipa i sussidi oggi presenti comunemente in tutte le scuole.

 

Sono state sollevate alcune fondate critiche al metodo dei doni: nella realtà il moto, il colore e la forma non sussistono come princìpi isolati, ma si presentano nella realtà in modi concreti. Froebel isola astrattamente ciò che nella realtà è unito.

 

L'esperienza dei Giardini d'Infanzia si diffuse in tutta Europa, ebbe uno straordinario successo e costituì uno dei pilastri della pedagogia contemporanea.

Ad essi si ispirarono le sorelle Rosa e Carolina Agazzi, fondatrici della Scuola materna.

KARL POPPER (1902 - 1994)  – Pensiero pedagogico

 

Evitare errori è un ideale meschino: se non osiamo affrontare problemi che siano così difficili da rendere l’errore quasi inevitabile, non vi sarà allora sviluppo della conoscenza. Nessuno può evitare di fare errori; la cosa più grande è imparare da essi. In effetti, è dalle nostre teorie più ardite, incluse quelle che sono erronee, che noi impariamo di più. Karl Popper

 

“FALSIFICAZIONE” ED EDUCAZIONE

 

Popper sostiene che una teoria è scientifica solo se può essere rovesciata grazie all’esperienza. Le prove positive, portate a conferma di una teoria, non aggiungono nulla alle conoscenze che già possediamo; sono invece le prove negative – vere e proprie sorprese dell’esperienza – che smentiscono quella teoria, la ridimensionano e contribuiscono efficacemente al progresso scientifico.

La ricerca scientifica, per Popper, costituisce un modello speciale di dialogo socratico, in cui l’esperimento e l’osservazione costituiscono il fondamento della discussione: non esistono discipline stabili e ben distinte tra loro, ma solo problemi da risolvere.

Le principali ricadute del fallibilismo in pedagogia, nella didattica e nell'apprendimento, sono le seguenti:

 

1) la metodologia fallibilista favorisce il pensiero divergente e creativo;

 

2) essa abitua a considerare le cose da diverse prospettive, a rispettare le interpretazioni e i punti di vista degli altri, a formare la capacità critica;

 

3) essa insegna che l’errore può essere positivo, perché potrebbe condurre a tematiche inusuali e a scoperte impreviste: pertanto l'insegnante deve sapersi disporre in modo nuovo rispetto all’errore dell’alunno e saperne apprezzare l’originalità.

 

Per ogni problema esiste sempre un’infinità di soluzioni logicamente possibili, ciò rende la scoperta scientifica un’avventura eccitante e rende inefficaci i metodi basati sulla lezione tradizionale e sullo studio mnemonico; la nuova didattica rivaluta  l’immaginazione e non teme le idee ardite, purché siano sottoposte a controlli.

 

La scienza cresce passando da problemi semplici a problemi sempre più profondi. Allo stesso modo cresce la mente. Un problema è una domanda per la quale non si è trovata una risposta, per la quale occorre iniziare un processo di ricerca fatto di tentativi, prove, errori, fatto di attività costruttrice.

 

Il docente deve saper catturare i problemi degli allievi, evidenziare le strategie cognitive che hanno li condotti fino all'incertezza e farli inciampare in sempre nuovi problemi, evitando di dare ad essi una soluzione pronta da impaarare. Egli eviterà di criticare l’errore; faciliterà il confronto delle ipotesi; inciterà gli allievi a proporre semplici esperimenti per sottoporre a prova tutte le loro ipotesi, anche quelle sbagliate; in tal modo farà capire agli allievi che nella ricerca l’errore è inevitabile e che bisogna saper apprendere dagli errori.

 

Occcorre saper cogliere il momento in cui, nell'attività didattica (una lettura, un racconto, una discussione, una riflessione sulla storia della scienza, la difficoltà nell'esecuzione di un compito, l'errore nell'esecuzione di un disegno, la difficoltà di comprendere gli eventi naturali, un esperimento che non riesce), si aprono quelle crepe che sono i problemi: una volta catturata  l’attenzione delle giovani menti, provocare discussioni e confronti. Attraverso il fare e il discutere, i problemi di ogni singolo diventeranno i problemi di tutti, in una ricerca continua e mai definitiva (La ricerca non ha fine).

 

Popper ebbe a dire che il suo sogno era di poter fondare un giorno una scuola in cui si potesse apprendere senza annoiarsi e si fosse stimolati a porre dei problemi e a discuterli; una scuola in cui non si dovessero sentire risposte non sollecitate a domande non poste.