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Segantini - La vita
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Psicologia della fiaba

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SIGNIFICATO PSICOLOGICO DELLA FIABA

Il contributo di Bruno Bettelheim

 

 

Bruno Bettelheim (1903 – 1990) nacque a Vienna e si formò all’interno della scuola psicoanalitica. Negli anni 1938-1939 visse la drammatica esperienza della reclusione nei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald, perché ebreo. Dopo la liberazione si trasferì negli stati Uniti, dove si dedicò alla rieducazione dei bambini con disturbi della personalità. Morì suicida.

 

Il mondo incantato è un libro sul significato psicologico delle fiabe e sull’aiuto pedagogico che offrono nel delicato periodo della crescita dell’individuo. Le fiabe, prodotte dalla cultura dei popoli al di fuori del tempo e dello spazio, evocano situazioni che consentono al bambino di affrontare ed elaborare le reali difficoltà della propria esistenza. Le fiabe sono utili perchè aiutano a tradurre in immagini visive gli stati interiori; aiutano a trasportare nella realtà significati nascosti; elaborano l'inconscio.

 

Secondo Bettelheim il bambino nella prima infanzia è attraversato da forme comportamentali animistiche per cui l’elemento magico del fiabesco appare essenziale. I bambini, come i filosofi, cercano di dare delle soluzioni ai primi ed eterni interrogativi dell’uomo. Attraverso il loro pensiero animistico i bambini si domandano: chi sono? come devo comportarmi di fronte ai problemi ed agli avvenimenti della vita?

 

La fiaba intrattiene il bambino e gli permette di conoscersi perché offre significato a molti livelli. Il processo di sviluppo del bambino inizia con una fase di resistenza ai genitori e con la paura di crescere e termina quando il giovane ha realmente trovato se stesso, raggiunge l’indipendenza psicologica e la maturità morale, non considera più l’altro sesso come minaccioso ed è capace di entrare positivamente in relazione con esso.

 

Le fiabe pongono il bambino di fronte ai principali problemi umani (il bisogno di essere amati, la sensazione di essere inadeguati, l’angoscia della separazione, la paura della morte ecc), esemplificando tutte le situazioni e incarnando il bene e il male in determinati personaggi, rendendo distinto e chiaro ciò che nella realtà è confuso. Esse esprimono in modo simbolico un conflitto interiore e poi suggeriscono come può essere risolto.

 

La fiaba offre aiuto per superare il primo conflitto, che riguarda il problema dell'integrazione della personalità. Per evitare di essere sconvolti dalla nostre ambivalenze e di esserne lacerati, è necessario che noi le integriamo per conseguire una personalità unificata in grado di affrontare con successo e con sicurezza le difficoltà della vita. L'integrazione interiore è un compito che ci troviamo di fronte per tutta la vita, in diverse forme e gradi.

 

La seconda crisi di sviluppo è il conflitto edipico, che comprende una serie di dolorose e disorientanti esperienze attraverso le quali il bambino diviene realmente se stesso se riesce a separarsi dai suoi genitori. Perché questo sia possibile, egli deve liberarsi dal potere che i genitori hanno su di lui e dalla sua dipendenza da loro. La funzione catartica della fiaba  permette di prendere coscienza del conflitto (gelosia per i fratelli, odio edipico per il genitore, aggressività, insicurezza) e, grazie ai sentimenti infantili di onnipotenza, esercita un ruolo fondamentale per la rimozione dei conflitti e delle lotte del bambino all’interno del suo ambiente.

 

A differenza di tutti noi, nella fiaba i personaggi hanno un carattere non ambivalente: o solo buoni o solo cattivi. Bettelheim utilizza le categorie Super Io, Io e Es per analizzare il contenuto delle fiabe. Lo scontro tra Es ed Io e Io e Super Io corrisponde alla necessità di un percorso di maturazione interiore. Le fiabe parlano, oltre che all'io cosciente, al nostro inconscio: l'ambiguità contenuta nelle fiabe si sviluppa nell'inconscio dando significati diversi alla medesima storia.

 

Attraverso esempi tratti dalla più famosa tradizione popolare (Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel e Le Mille e una notte, l’autore dimostra come il loro messaggio aiuti a superare l’angoscia di essere bambini in un mondo di grandi: solo affrontando le sfide della vita e superandole essi potranno arrivare alla propria indipendenza e realizzazione, così come l’eroe ottiene il suo regno e la felicità dopo aver vinto le battaglie che si presentano durante il cammino. L’identificazione coi personaggi e la partecipazione emotiva al racconto sono possibili perché le fiabe parlano il linguaggio della fantasia, che è lo stesso del bambino.

 

HANSEL E GRETEL

In questa fiaba si evidenzia il tentativo del bambino di aggrapparsi ai suoi genitori anche quando è giunto il momento di affrontare il mondo da solo. Nel racconto si evidenzia la necessità di superare il bisogno di oralità (infatuazione dei bambini per la casetta di marzapane) e l’angoscia di separazione. Questa fiaba permette al bambino di fronteggiare le sue paure, anche quella di essere divorati; ma alla fine i bambini escono vittoriosi e sconfiggono il nemico più minaccioso: la perfida strega. Queste paure, frequenti intorno ai 4-5 anni, si presentano a livello inconscio in tutte le età.

 

La fiaba può offrire significato e incoraggiamento anche nelle età successive, quando i fanciulli a livello inconscio provano timore di manifestare la paura di essere abbandonati dai genitori o la propria avidità orale. In questo caso la fiaba parla all’inconscio del fanciullo, esprime le sua ansie inconsce e le allevia, evitando che esse affiorino alla coscienza.

 

Un’adolescente era stata affascinata da questa fiaba, ne faceva l’oggetto delle sue fantasticherie e ne traeva consolazione. Da bambina era stata dominata da un fratello più grande di lei che, come Hansel nella fiaba, l’aveva guidata, mostrandole i sassolini nel sentiero (della vita). Da adolescente, era ancora dipendente dal fratello, ma risentita dal suo predominio. La storia diceva al suo inconscio che, se si fosse ancora affidata alla guida del fratello, sarebbe retrocessa anziché andare avanti; inoltre risultava evidente che, anche se era stato Hansel il capo all’inizio della storia, alla fine fu Gretel a conquistare la libertà e l’indipendenza per entrambi. Da adulta comprese che la fiaba l’aveva aiutata a liberarsi dalla dipendenza da suo fratello.

 

L’infanzia è il momento giusto per imparare a separare l’immenso solco tra le esperienze interiori e il mondo reale. Le fiabe appaiono assurde, fantastiche o del tutto incredibili all’adulto che è stato privato della fantasia di tipo fiabesco nella propria infanzia o ha represso questi ricordi. Chi non ha raggiunto una sufficiente integrazione tra il mondo della realtà e quello dell’immaginazione non è in grado di recepire queste storie.

 

CAPPUCCETTO ROSSO

In Cappuccetto Rosso la nonna buona viene improvvisamente sostituita dal rapace lupo che minaccia di distruggere la bambina. A volte la nonna (o una figura familiare), che è sempre stata affettuosa verso il bambino, può diventare improvvisamente minacciosa e comportarsi in modo completamente diverso e diventa una crudele matrigna che nega al bambino ciò che egli vuole. La tendenza a scindere una persona in due per mantenere intatta l’immagine buona è un espediente usato da molti bambini per gestire situazioni difficili, per risolvere le contraddizioni.

 

Cappuccetto Rosso può essere letta su diversi piani; quello simbolico è della bambina che diventa adulta dopo essere stata mangiata dal Lupo. Ci sono riferimenti sessuali: il passaggio della fase edipica con il rapporto con l'altro sesso. Si potrebbe interpretare il lupo della favola di Cappuccetto come un solenne avvertimento a non fare ciò che è stato proibito, poiché i genitori sanno ciò che è bene per il bambino, che non vede il pericolo in un lupo che parla con voce suadente. Il lupo rappresenta il Super-io come immagine dei genitori e del senso di colpa che assale i bambini quando compiono qualcosa contro il loro volere.

 

Cappuccetto Rosso non segue il messaggio materno. Il lupo potrebbe incarnare dei desideri rimossi. Impadronirsi del ruolo di carnefice da parte della vittima è una riproduzione della medesima aggressività del lupo, che fa permanere il bambino allo stadio pregenitale.

 

Nella narrazione è assente l’elemento maschile: dal principio alla fine di Cappuccetto Rosso non si fa accenno a un padre, che è presente in forma nascosta. Il padre è presente come lupo, che incarna i pericoli di violenti sentimenti edipici, e come cacciatore nella sua funzione protettiva e salvatrice.

La maggior parte dei bambini sente il bisogno di scindere l’immagine del genitore nei suoi aspetti benevoli e in quelli minacciosi per sentirsi completamente protetta dai primi, a livello inconscio. Spesso il bambino, a livello cosciente, si abbandona a occhi aperti a fantasie accentrate sull’idea che i genitori non sono veramente i propri, pensa di essere il figlio di qualche personaggio prestigioso e di essere stato ridotto a vivere con persone che dichiarano di essere i suoi genitori, ma non lo sono.

 

Queste fantasie sono utili, perché permettono al bambino di provare un’autentica collera verso il falso genitore senza sentirsi in colpa. L’espediente delle fiabe di scindere la madre in una buona madre (spesso morta) e in una cattiva matrigna permette di conservare una buona madre interiore dalla bontà infinita e di detestare la cattiva matrigna senza rimorso. La fiaba suggerisce come il bambino può controllare i sentimenti contradditori senza esserne sopraffatto e senza compromettere i suoi rapporti familiari.

 

Nelle fiabe con streghe e orchi spaventosi, al momento buono arriva l’aiuto delle fate buone, che sono più potenti dei personaggi cattivi. In molte fiabe (Pollicino) il feroce gigante viene giocato dal piccolo uomo intelligente, cioè qualcuno che sembra debole come il bambino stesso si sente.

 

SHAHRAZAD

I due protagonisti della storia Le Mille e una notte rappresentano le contrastanti tendenze all'interno di noi che, se non vengono integrate, inevitabilmente ci distruggono.

Il re Shahriyar rappresenta una persona completamente dominata dalle pulsioni distruttive dell’Es, che non viene più controllato dall’Io. Il re, disgustato dalla vita e pieno di odio per le donne e ad ogni nuova alba dà la morte alla sposa di una notte, rappresenta una persona dominata dalle pulsioni distruttive dell’Es.

 

Shahrazad rappresenta l’Io inteso come memoria, conoscenza, saggezza e prudenza, che ha la funzione di controllare, incanalare gli istinti in un ordine regolatore e civilizzatore, un Io che è strettamente connesso al Super-Io, poiché ella è disposta a rischiare la vita per ubbidire ad un imperativo morale.

 

Shahrazad affronta la sua missione morale di raccontare al re una storia così avvincente che egli vorrà ascoltarne il resto, e per questo motivo le risparmierà la vita. E infatti quando spunta l'alba ed essa interrompe la sua storia, il re dice fra sé: Non la ucciderò finché non avrò sentito il resto della storia!

Ma le sue incantevoli novelle, di cui il re vuole sentire il seguito, fanno solo rimandare la sua morte. Soltanto una persona il cui Io abbia imparato ad attingere alle energie positive dell'Es per i suoi fini costruttivi può controllare e civilizzare le tendenze omicide dell'Es. Soltanto quando l'amore di Shahrazad per il re le impone di continuare la narrazione delle storie, cioè quando il Super-io e l'Es (il suo amore per il re) contribuiscono entrambi all'arricchimento dell'Io, essa diventa una persona completamente integrata, in grado di liberare il mondo dal male e di ottenere la felicità per se stessa e per il suo simile infelice. Quando essa dichiara il suo amore per il re, egli dichiara il suo amore per lei. La  miglior testimonianza che possiamo avere circa il potere di tutte le fiabe di trasformare la nostra personalità è il finale di questa storia: l'odio omicida è stato trasformato in amore duraturo.