Ettore Majorana

Ettore Majorana (Catania, 1906 – Italia, 27 marzo 1938, data della sua scomparsa), è stato un fisico italiano, che condusse, con altri fisici, importanti ricerche sulla fisica nucleare e sulla meccanica quantistica relativistica.

Fu un bambino prodigio: a cinque anni era in grado di svolgere mentalmente calcoli complicati. Fin da piccolo fu affascinato dallo studio della fisica.

Frequentò l'Istituto di fisica teorica di Via Panisperna, istituito dal fisico Orso Mario Corbino, ministro, senatore e direttore del Regio istituto di fisica dell'Università di Roma, per il fisico Enrico Fermi. In questo istituto Majorana si laureò in Fisica.

Nel 1933 compì un viaggio in Germania e rimase entusiasta  dell'organizzazione nazista, al punto da urtare la sensibilità di Segré

(ebreo). Successivamente, Majorana ripudiò la teoria della superiorità ariana.

In Germania collaborò con Heisenberg (premio Nobel per la fisica 1932). A Copenhagen conobbe Niels Bohr (premio Nobel per la fisica 1922). Rientrò in Italia nel 1934 e collaborò al gruppo "Ragazzi di via Panisperna", guidato da Fermi e costituito dai fisici Edoardo Amaldi, Franco Rasetti, Emilio Segré e Bruno Pontecorvo e dal chimico Oscar D'Agostino.

I Ragazzi di via Panisperna ebbero tutti un soprannome. Majorana era chiamato "Grande Inquisitore" per il suo carattere scontroso. 

Nel 1934 il gruppo studiò gli effetti del bombardamento dei nuclei atomici con neutroni lenti (neutroni rallentati dall'idrogeno) e realizzò il  primo reattore nucleare a fissione.

Nell'estate del 1935 il gruppo cominciò a disperdersi. Rasetti si recò negli Stati Uniti, dove si era recato anche Segrè. D'Agostino accettò un incarico presso l'Istituto di Chimica del CNR. Pontecorvo si recò a Parigi, dove collaborò con i coniugi Joliot-Curie.

Nel 1937 Ettore Majorana accettò la cattedra di professore di fisica teorica all'Università di Napoli.

Nel 1938 a Enrico fermi fu assegnato il premio Nobel per la fisica.

In quegli anni il gruppo si era ormai disperso: ognuno dei giovani studiosi aveva seguito strade diverse.

La sera del 25 marzo 1938, alle 22.30, Ettore Majorana s'imbarcò da Napoli su un piroscafo della società Tirrenia diretto a Palermo. Da quel momento si perse ogni traccia di lui. Furono subito condotte molte ricerche, su pressione di Enrico Fermi e del capo del Governo, ma inutilmente: di Majorana non si seppe più niente.

L'ipotesi di Leonardo Sciascia

 

Nell'opera La scomparsa di Majorana Sciascia affronta il caso Majorana come l'espressione di una grande inquietudine in un genio che, avendo problemi psichici e fisici, stanco del successo personale e del suo gruppo, preoccupato dai possibili sviluppi della bomba atomica alle soglie di un nuovo, devastante conflitto mondiale, avesse deciso di  "sparire" in modo da farsi credere morto.

Tra le possibili ipotesi sulla sua scomparsa, Sciascia non esclude che Majorana possa essersi buttato in mare o nel Vesuvio, ma ritiene ugualmente plausibile che egli abbia architettato una scomparsa degna di Pirandello. E' possibile che Majorana, che conosceva e apprezzava l'opera del suo conterraneo Pirandello, si sia ispirato al romanzo "Il fu Mattia Pascal". Majorana, infatti, aveva inviato delle lettere in cui preannunciava la propria scomparsa, per poi chiedere che a quelle lettere non venisse dato alcun credito. Temendo i possibili sviluppi della bomba atomica, il fisico decise di  "sparire" in modo da farsi credere morto. 

«La scienza, come la poesia, si sa che sta ad un passo dalla follia: e il giovane professore quel passo lo aveva fatto, buttandosi in mare o nel Vesuvio o scegliendo un più elucubrato genere di morte.»

L'ipotesi del suicidio

 

Di Majorana si persero le tracce dopo la sera del 25 marzo 1938, quando Ettore Majorana si era imbarcato da Napoli su un piroscafo della società Tirrenia diretto a Palermo. Si pensò che il fisico si fosse buttato in mare per morire. Da quel momento si perse ogni traccia di lui.

Da quel giorno, i familiari di Ettore Majorana rifiutarono di prendere in considerazione la possibilità che egli si fosse volontariamente tolto la vita. Richiesero che venissero condotte serie ricerche, supportati da Fermi e dallo stesso Governo. Essi si rivolsero con una supplica a Mussolini, con un intervento del senatore Giovanni Gentile, ma non fu possibile avere qualche elemento rassicurante in un senso o nell'altro: sembrava che Majorana fosse effettivamente scomparso.

Dopo anni di attese e di speranze, nella ridda di ipotesi formulate da più parti,  la famiglia scrisse a Papa Pio XII per sapere almeno se il congiunto fosse ancora vivo, ma non ottenne alcuna risposta.

 

Altre ipotesi sulla scomparsa di Majorana

 

Teoria complottista

Qualcuno ipotizzò che Majorana fosse stato rapito dai Tedeschi per mettere le sue conoscenze e i suoi studi al servizio del Terzo Reich in vista dell'imminente conflitto mondiale.

 

Altre ipotesi

 

Qualcuno ha ipotizzato che il fisico si fosse rifugiato in Sud America (Venezuela  o Brasile). 

Altri, infine, ipotizzarono che Majorana si fosse semplicemente trasferito in Sicilia, dove aveva condotto una vita da barbone.

Le ipotesi si sono susseguite nei decenni successivi alla sua scomparsa. Ancor oggi il "caso" resta aperto.

GIORGIO AGAMBEN - Che cos'è reale. La scomparsa di Majorana, Neri Pozza 2016

LEONARDO SCIASCIA - La scomparsa di Majorana