LUCIANO DE CRESCENZO - AUTOBIOGRAFIA

Questa storia è stata tratta dall'autobiografia di LUCIANO DE CRESCENZO - Sono stato fortunato, Mondadori

 

Da bambino De Crescenzo trascorreva la maggior parte del tempo a giocare sul balcone della camera dei genitori. Abitava sul lungomare e, mentre giocava, vedeva il golfo di Napoli con le barche, i pescatori, il sole, il mare, il Vesuvio, Capri, Sorrento e Posillipo. Ebbe un’esistenza varia e anche abbastanza felice.

La famiglia De Crescenzo era costituita da persone di animo gentile. Luciano nacque e crebbe in una casa piena di gente. Quando si riunivano per il pranzo sembrava sempre che ci fosse una festa.

Il preferito tra tutti i parenti era zio Luigi. Scapolo, amante dei cavalli, bell’uomo, spendaccione, che aveva fatto mille mestieri, amato cento donne e girato ogni parte del mondo. Quando chiedevano a Luciano cosa volesse fare da grande, rispondeva: “quello che fa zio Luigi”.

Luciano ebbe una grossa fortuna, un amico fortissimo: si chiamava Carlo Pedersoli (noto come Bud Spencer), che abitava nel suo palazzo ed era suo compagno di scuola.

Durante la guerra Luciano si divertì moltissimo. Ogni nuova esperienza gli sembrava eccitante: il rifugio antiaereo, i campi Dux, le piccole italiane e le canzoni di guerra, da Partono i sommergibili a Camerata Richard.

Tutti, per sicurezza, andavano a dormire vestiti: alla prima sirena già si erano messi le scarpe, alla seconda stavano nel rifugio. Giù nel rifugio si dividevano per sesso, per età e per idee politiche: i ragazzi giocavano a palla, le donne recitavano il rosario e gli uomini si raccontavano le ultime barzellette.

Il giorno dopo i ragazzi uscivano all’alba per essere i primi a raccogliere schegge, frammenti di bombe, spezzoni, proiettili di mitragliere e tutto quello che era caduto dal cielo, pronti a fiondarsi sul primo luccichio. A scuola facevano i cambi. Raccogliere schegge divenne ben presto un hobby per tutti i ragazzi napoletani.

Il giorno più lungo della guerra fu quello in cui vennero a prenderli i tedeschi per portarli via. Arrivò una camionetta tedesca con un ufficiale e due soldati. L’ufficiale comunicò in perfetto italiano che sarebbero stati prelevati da un camion per essere trasportati in un luogo più sicuro. La famiglia De Crescenzo salì sul camion, portando con sé due piccole valigie con l’argenteria, i gioielli della cassetta e i Buoni del Tesoro. Quando fu buio finirono in una stalla, senza un materasso su cui potersi sdraiare. Ormai la loro vita rassomigliava sempre di più a quella degli animali. Durante il viaggio furono attaccati da un caccia americano che scese in picchiata per poterli mitragliare più da vicino.

Il 4 giugno arrivarono gli americani.

De Crescenzo riconosceva di dovere molto allo sport ed aveva prescelto come una pratica sportiva lo sport che aveva più da insegnargli: i quattrocento metri.

A 16 anni, in prima liceo, si ritrovò in una classe dove c’erano due suoi cari amici, Mimì Della Gala e Orazio Di Maio, che correvano i quattrocento metri e si vantavano in continuazione.

Un giorno Luciano decise di provare a correre come quattrocentista. Iniziò ad allenarsi  allo stadio al Vomero. Una volta iscritto all’università,  iniziò a correre per il CUS, il Centro universitario sportivo. Con il CUS partecipò anche ai campionati nazionali di Merano. Come quattrocentista si guadagnò una medaglia d’oro ai Campionati italiani di terza categoria nella staffetta 4×400. Giocò nella Nazionale degli attori, con Verdone, Montesano, Nuti e tanti altri.

Luciano De Crescenzo fu anche un  principe della goliardia napoletana. La goliardia affonda le sue radici nel Medioevo, periodo in cui giovani studiosi preferivano abbandonare le scuole clericali e monastiche e dare sfogo alla loro sete di conoscenza e libertà.

Luciano si innamorò di Giselle al liceo.

Gilda fu il suo terzo amore. Luciano aveva 29 anni, lei 17. Tre anni di fidanzamento e quattro di matrimonio.

La mamma fu contraria al matrimonio fin dal primo momento. Aveva sognato per lui una ricca ereditiera ma Luciano preferì Gilda per la bellezza e l’intelligenza.

Il matrimonio con Gilda non durò molto, in compenso ebbero una separazione riuscitissima e il loro rapporto era diventato affettuoso.

Quando Luciano e la moglie si separarono, la figlia Paola aveva 3 anni e mezzo, viveva con la mamma e la nonna.

Michelangelo era il nipote, figlio di Paola, nato il 18 maggio 1995. Luciano si scoprì molto attento e premuroso come nonno, molto più di quanto non lo fosse stato come padre.

Successivamente, Luciano conobbe Irenea, con cui parlava  di scienza, di letteratura, di filosofia.

De Crescenzo ebbe la fortuna di condividere la casa con Renzo Arbore per molto tempo. Frequentò il sociologo Domenico De Masi, il giornalista Beniamino Placido, l’editor Paolo Caruso.

Aveva conosciuto Renzo ai tempi dell’università. Erano accomunati dal fatto di essere nostalgici della spensierata vita goliardica. Inoltre praticavano da sempre uno sport molto napoletano, lo “sfottò” che è l’arte di prendere in giro se stessi e gli altri.

Un’altra grande passione condivisa con  Renzo era il cinema. Federico Fellini era il suo idolo, non solo come genio di cinema, ma soprattutto come uomo, perché era stato capace di non invecchiare. Renzo e Luciano decisero che era arrivato il momento di ossequiarlo, di rendergli omaggio, girando un film come lo avrebbe girato lui. È lì che è nata l’idea di “FF.SS.” - Cioè: … che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?

Lui e Renzo all’epoca avevano subìto il fascino di questo compagno di classe e a Fellini decisero di dedicare il film, inteso come un omaggio e non come una parodia.

La vittoria al calcio più memorabile fu quella del 10 maggio 1987, l’anno del primo scudetto del Napoli.

Luciano arrivò in città in mattinata in compagnia di Marisa e Renzo. La partita sarebbe iniziata di lì a poche ore. C’era profumo di scudetto nell’aria, e diversi quartieri erano stati già addobbati per i festeggiamenti. Per strada un gruppo di tifosi, riconosciuto Renzo, lo sollevarono e iniziarono a farlo rimbalzare in aria. Luciano e Marisa furono travolti  dalle risate. Le strade di Napoli si erano colorate d’azzurro. Arrivati nel centro storico, anche Luciano e Marisa si ritrovarono travolti dai tifosi.

De Crescenzo, laureato in ingegneria, varcò la soglia misteriosa della IBM Italia nel 1960 e vi rimase quasi vent’anni senza diventare direttore di filiale, finché un bel giorno diede le dimissioni. Si riteneva stato fortunato per aver preferito la scrittura al suo lavoro in IBM, non tanto perché lo aveva reso famoso, quanto perché gli aveva regalato il successo. Il riconoscimento del pubblico non gli mancò mai. Per quanto riguarda i critici, ne fu semplicemente ignorato.

Come scrittore, de Crescenzo ebbe successo perché è sempre stato semplice e lineare, capace di comunicare un’idea o un’emozione. Ebbe successo e diventò popolare anche grazie alla televisione.

Per i libri di filosofia scelse di adoperare la narrativa per divulgare la saggistica:  proponeva contenuti alti ricorrendo a una forma colloquiale. La sua opera "Storia della filosofia greca" è riuscita a raggiungere un numero alto di lettori.

Si considerava un uomo fortunato che stava vivendo proprio la vita che aveva sempre sognato. Il segreto della felicità, secondo lo scrittore, è restare normali.

La vecchiaia è forse la fase della vita che più di tutte ci consente di godere della lentezza. Nella vecchiaia De Crescenzo non smise di imparare e forse fu proprio la curiosità ad aiutarlo a mantenere giovane se non il corpo, almeno lo spirito.

Opere di Luciano De Crescenzo

 

Luciano De Crescenzo, ingegnere, sceneggiatore, attore e regista, ha esordito come scrittore nel 1977 con Così parlò Bellavista. Da allora ha pubblicato 44 libri, tradotti in 21 lingue. Tra le sue opere, tutte pubblicate da Mondadori, ricordiamo: Raffaele, La Napoli di Bellavista, Zio Cardellino, Storia della filosofia greca, Oi dialogoi, Vita di Luciano De Crescenzo scritta da lui medesimo, Elena, Elena amore mio, Il dubbio, Croce e delizia, Panta rei, Ordine e disordine, Nessuno, Sembra ieri, Il tempo e la felicità, Le donne sono diverse, La distrazione, Tale e quale, Storia della filosofia medioevale, Storia della filosofia moderna – Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei, Storia della filosofia moderna – Da Cartesio a Kant, I pensieri di Bellavista, Il pressappoco, Il caffè sospeso, Socrate e compagnia bella, Ulisse era un fico, Tutti santi me compreso, Fosse ’a Madonna!, Garibaldi era comunista, Gesù è nato a Napoli, Ti porterà fortuna, Stammi felice, Ti voglio bene assai, Non parlare, baciami e Napoli mia.