Gaio Valerio Catullo

CATULLO -  CARMI

 

****

Odio e amo.
Come sia non so dire.
Ma tu mi vedi qui crocifisso
al mio odio ed amore.

 

 *****

 

Mi chiedi, Lesbia, quanti tuoi baci
bastino per saziare la mia voglia di te.
Quanti sono i granelli di sabbia africana
che è sparsa in cirene ricca di silfio,
tra l'oracolo torrido di giove
e il sacro sepolcro dell'antico batto;
o quante stelle nella notte silente
spiano gli amori furtivi degli uomini:
questo è il numero di baci
che vuole Catullo, pazzo di te.
Che i curiosi non possono contarli
né una lingua maligna maledirli.

 

 

Viviamo mia Lesbia e amiamo,

 e ogni mormorio dei vecchi perfidi
abbia per noi il peso della più vile moneta.
I giorni possono morire e risorgere
noi, tramontata la nostra breve luce.
Dovremo dormire una notte infinita. 

 

Dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille e altri cento

ancora. E quando ne avremo a migliaia

li confonderemo, per non sapere,

perché nessuno getti

il malocchio invidioso

per un così alto numero di baci.  

Gaio Valerio Catullo

Se contro ogni speranza ottieni
ciò che desideravi in cuore,
una gioia insolita ti prende.
E questa è la mia gioia,
più preziosa dell'oro:
a me tu ritorni, a me, Lesbia,
a un desiderio ormai senza speranza,
al mio desiderio ritorni,
a me, a me tu ti ridai.
O giorno luminoso!
Chi vivrà più felice?
chi potrà mai pensare vita
più, più desiderabile di questa

CATULLO - Povero Catullo (miser Catulle)

 

Povero Catullo, smetti di vaneggiare,

e quello che vedi  perduto, consideralo perduto.

Brillarono un tempo per te giorni luminosi,

quando andavi dovunque ti conduceva lei,

amata da noi quanto non sarà amata mai nessuna.

Lì allora si facevano quei tanti giochi d'amore,

che tu volevi e a cui lei non si negava.

Brillarono davvero per te un tempo giorno luminosi.

Ora lei non vuole più: Anche tu non volere, benchè incapace di dominarti.

Non correre dietro a chi fugge, e non essere infelice,

ma con cuore risoluto resisti, non cedere.

Addio, fanciulla, ormai Catullo resiste,

non ti verrà a cercare, non pregherà più te che non vuoi;

ma tu ti dorrai se non sarai cercata.

Sciagurata, povera te! Che vita ti aspetta?

Chi verrà da te ora? Chi ti vedrà bella?

Chi amerai ? Di chi dirai di essere?

Chi bacerai? A chi morderai le labbra?

Ma tu , Catullo, resisti, non cedere.

 

Miser Catulle, desinas ineptire.

et quod uides perisse perditum ducas.

fulsere quondam candidi tibi soles.

cum uentitabas quo puella ducebat

amata nobis quantum amabitur nulla.

ibi illa multa cum iocosa fiebant

quae tu uolebas nec puella nolebat

fulsere uere candidi tibi soles.

nunc iam illa non uult. tu quoque impotens noli

nec quae fugit sectare. nec miser uiue.

sed obstinata mente perfer. obdura.

uale puella. iam Catullus obdurat.

nec te requiret. nec rogabit inuitam.

at tu dolebis cum rogaberis nulla.

scelesta. uae te. quae tibi manet uita.

quis nunc te adibit. cui uideberis bella.

quem nunc amabis. cuius esse diceris.

quem basiabis. cui labella mordebis.

at tu Catulle desinatus obdura.

DOMENICO FETTI - Allegoria della malinconia (1621)
DOMENICO FETTI - Allegoria della malinconia (1621)

CATULLO - Povero Catullo (miser Catulle)

 

Povero Catullo, smetti di vaneggiare,

e quello che vedi  perduto, consideralo perduto.

Brillarono un tempo per te giorni luminosi,

quando andavi dovunque ti conduceva lei,

amata da noi quanto non sarà amata mai nessuna.

Lì allora si facevano quei tanti giochi d'amore,

che tu volevi e a cui lei non si negava.

Brillarono davvero per te un tempo giorno luminosi.

Ora lei non vuole più: Anche tu non volere, benché incapace di dominarti.

Non correre dietro a chi fugge, e non essere infelice,

ma con cuore risoluto resisti, non cedere.

Addio, fanciulla, ormai Catullo resiste,

non ti verrà a cercare, non pregherà più te che non vuoi;

ma tu ti dorrai se non sarai cercata.

Sciagurata, povera te! Che vita ti aspetta?

Chi verrà da te ora? Chi ti vedrà bella?

Chi amerai ? Di chi dirai di essere?

Chi bacerai? A chi morderai le labbra?

Ma tu , Catullo, resisti, non cedere.

 

Miser Catulle, desinas ineptire.

et quod uides perisse perditum ducas.

fulsere quondam candidi tibi soles.

cum uentitabas quo puella ducebat

amata nobis quantum amabitur nulla.

ibi illa multa cum iocosa fiebant

quae tu uolebas nec puella nolebat

fulsere uere candidi tibi soles.

nunc iam illa non uult. tu quoque impotens noli

nec quae fugit sectare. nec miser uiue.

sed obstinata mente perfer. obdura.

uale puella. iam Catullus obdurat.

nec te requiret. nec rogabit inuitam.

at tu dolebis cum rogaberis nulla.

scelesta. uae te. quae tibi manet uita.

quis nunc te adibit. cui uideberis bella.

quem nunc amabis. cuius esse diceris.

quem basiabis. cui labella mordebis.

at tu Catulle desinatus obdura.