Paul Verlaine

VINCENT VAN GOGH - Passeggiata sotto la luna
VINCENT VAN GOGH - Passeggiata sotto la luna

PAUL VERLAINE - *Passeggiata sentimentale (Promenade sentimentale)

 

Il tramonto dardeggiava i suoi ultimi raggi

e il vento cullava le pallide ninfee;

le grandi ninfee tra i canneti

rilucevano tristi sulle acque calme.

Io me ne andavo solo, portando la mia piaga

lungo lo stagno, tra i salici

dove la bruma vaga evocava un fantasma

grande, lattiginoso, disperato

e piangente con la voce delle alzàvole

che si chiamavano battendo le ali

tra i salici dove solo io erravo

portando la mia piaga; e la spessa coltre

di tenebre venne a sommergere gli ultimi

raggi del sole nelle sue onde smorte

e le ninfee, tra i canneti,

le grandi ninfee sulle acque calme.

 

Le couchant dardait ses rayons suprêmes

Et le vent berçait les nénuphars blêmes;

Les grands nénuphars, entre les roseaux,

Tristement luisaient sur les calmes eaux.

Moi, j'errais tout seul, promenant ma plaie

Au long de l'étang, parmi la saulaie

Où la brume vague évoquait un grand

Fantôme laiteux se désespérant

Et pleurant avec la voix des sarcelles

Qui se rappelaient en battant des ailes

Parmi la saulaie où j'errais tout seul

Promenant ma plaie ; et l'épais linceul

Des ténèbres vint noyer les suprêmes

Rayons du couchant dans ces ondes blêmes

Et des nénuphars, parmi les roseaux,

Des grands nénuphars sur les calmes eaux.

GUSTAVE COURBET - Il mare
GUSTAVE COURBET - Il mare

*Il mare è più bello di una cattedrale

 

Il mare è più bello

delle cattedrali,

nutrice fedele,

nenia di rantoli,

il mare su cui prega

la Vergine Maria!

 

Ha tutti i doni

terribili e dolci.

Odo i suoi perdoni

rimbrottare i suoi sdegni...

Quest'immensità

non ha nulla di caparbio.

 

Oh! così paziente,

anche quando è cattivo!

Un soffio amico assilla

l'onda, e ci canta:

«Voi senza speranza,

morite senza soffrire!».

 

E poi sotto i cieli

che ridono più chiari,

ha dei toni azzurri,

rosa, grigi e verdi...

Più bello di tutti,

migliore di noi!

Bournemouth, 77.

 

La mer est plus belle
Que les cathédrales,
Nourrice fidèle,
Berceuse de râles,
La mer qui prie
La Vierge Marie !

Elle a tous les dons
Terribles et doux.
J’entends ses pardons
Gronder ses courroux.
Cette immensité
N’a rien d’entêté.

O! si patiente,
Même quand méchante!
Un souffle ami hante
La vague, et nous chante:

 

«Vous sans espérance,
Mourez sans souffrance!»

Et puis sous les cieux
Qui s’y rient plus clairs,
Elle a des airs bleus.
Roses, gris et verts...
Plus belle que tous,
Meilleure que nous!

SANTE GABRIEL ROSSETTI - Monna Rosa
SANTE GABRIEL ROSSETTI - Monna Rosa

PAUL VERLAINE - Monna Rosa (con testo originale)

 

Sola nel boudoir,

i bandò d'oro liquido,

vestita d'oro fluido,

dal bianco sfondo affiora

nella sera affrescata

d'oro verde e nero.

 

Un vaso blu giapponeggia

deliziosamente,

da cui sprizza animata

nella rara atmosfera

di cui la raffinata

anima si drappeggia,

 

un'onda melodiosa

— obbediente ad un giusto

ritmo arcano — di rose,

danza d'un coro augusto:

fascio melodioso

dai pensieri radiosi!

 

Bella come loro,

le rose, non trasceglie

per gli eletti capelli

più d'uno di quei fiori

come lei belli, e rapide

forbici, come uccelli,

 

lo tagliano, o meglio,

colgono con la cura

di lasciarvi sospesa

la grazia d'una foglia

verde come la sera

del boudoir, nera e oro...

 

Mentre persiste a lato

lo splendore azzurrato

del piumaggio del triste

orgoglio d'un pavone,

un tempo vincitore

nei giardini del cuore.

 

 

Elle est sole  au boudoir

 

 En bandeaux d'or liquide,

En robe d'or fluide

Sur fond blanc dans le soir

Teinté d'or vert et noir.

 

Un pot bleu japonise

Délicieusement

D’où s'elance gaiement

Dans l'atmosphère exquise

Où l'ame s'adonise.

 

Un flot mélodieux

- Selon le rhythme juste –

De roses, chœur auguste;

Bouquet mélodieux

Au conseil radieux!

 

Elle, belle comme elles,

Les roses, n'élit plus

Dans ses cheveux élus

Qu'une de ces fleurs belles

Comme elle, et de ciseaux

Prestes, tels des oiseaux,

 

La coupe ou, mieux, la cueille

Avec le soin charmant

D'y laisser joliment

La grâce d'une feuille

Verte comme le soir

Noir et or du boudoir…

 

Ce pendant que persiste

La splendeur, à côte,

Du plumage bleuté

De l'orgueil, qui s'attriste,

D'un paon jadis vainqueur

Aux jardins de ce coeur.

ALPHONSE MUCHA - Autunno
ALPHONSE MUCHA - Autunno

PAUL VERLAINE - *Canzone d'autunno (Chanson d'automne)

 

I singhiozzi lunghi

 

dei violini

d'autunno

 

mi feriscono il cuore

con languore

monotono.

 

Ansimante

e smorto, quando

l'ora rintocca,

io mi ricordo

dei giorni antichi

e piango;

 

e me ne vado

nel vento ostile

che mi trascina

di qua e di là

come fa

la foglia morta. 

 

 

 

Les sanglots longs

Des violons

De l'automne

Blessent mon coeur

D'une langueur

Monotone.

 

Tout suffocant

Et blême, quand

Sonne l'heure,

Je me souviens

Des jours anciens

Et je pleure

 

Et je m'en vais

Au vent mauvais

Qui m'emporte

Deçà, delà,

Pareil à la

Feuille morte.

 

GIUSEPPE DE NITTIS - Mare in burrasca
GIUSEPPE DE NITTIS - Mare in burrasca

Marina

 

L'oceano sonoro
palpita sotto l'occhio
della luna in lutto
e palpita ancora,

mentre un lampo
brutale e sinistro
fende il cielo di bistro
con un lungo zig-zag chiaro,

e ogni onda,
con balzi convulsi,
lungo i frangenti
va, viene, brilla e grida

e nel firmamento,
dove corre l'uragano,
ruggisce il tuono
formidabilmente.

L'ANGOSCIA

 

 Niente di te, mi commuove, né i campi

prodighi, né l'eco vermiglia delle pastorali

siciliane, né le sontuose aurore,

né la solennità dolente dei tramonti.

 

Rido dell'arte e rido anche dell'uomo, dei canti,

dei versi, dei templi greci e delle torri a spirali

che nel cielo vuoto innalzano le cattedrali,

e osservo buoni e malvagi con lo stesso sguardo.

 

Non credo a Dio, abiuro e rinnego

ogni pensiero, e quanto all'ironia vecchia ch'è l'amore,

oh come vorrei che non se ne parlasse più!

Stanca di vivere, ma tutta timorosa di morire,

come il vascello perduto, tra il flusso e il riflusso,

l'anima mia salpa per terribili naufragi.

 

Se la speranza brilla come un filo

 

Vedi, da qualche buco filtra sempre
la polvere del sole. Perchè dunque
tu non dormivi, il capo sulla panca?

Povera anima pallida, quest'acqua
del pozzo ghiacciato, bevila almeno.
Poi dormi, dopo. Via, tu vedi, io resto,
e i sogni assopirò della tua siesta,
tu canterai come un bimbo cullato.

Di grazia, allontanatevi signora.
Mezzogiorno suona. Egli dorme. È strano
come suonano i passi di una donna
nel cervello dei poveri infelici.

XX

Andavo per perfidi sentieri
incerto dolorosamente.
Le vostre mani mi fecero da guida.

Così pallida sull'orizzonte lontano
riluceva una tenue speranza d'aurora:
il vostro sguardo fu il mattino.

Nessun rumore, tranne il suo passo sonoro,
dava coraggio al viaggiatore.
La vostra voce mi disse: "Vai avanti!".

Il mio cuore impaurito, il mio tetro cuore
piangeva, solo, sulla triste via;
l'amore, delizioso vincitore,

ci ha riuniti nella gioia.

XXI

L'inverno è finito: la luce è tiepida
e danza, dal suolo al firmamento chiaro.
Bisogna che il più triste dei cuori ceda
all'immensa gioia sparsa nell'aria.

Perfino questa Parigi noiosa e malata
sembra fare accoglienza al primo sole,
e come in un abbraccio immenso
tende le mille braccia dei suoi tetti vermigli.

Da un anno ho nell'anima la primavera
e il verde ritorno del dolce fiorile,
come una fiamma che avvolga una fiamma,
al mio ideale aggiunge ideale.

Il cielo blu prolunga, innalza e incorona
l'immutabile azzurro dove ride il mio amore.
La stagione è bella e la mia sorte è buona
e tutte le mie speranze finalmente si compiono.

Venga l'estate! vengano ancora
l'autunno e l'inverno! E ogni stagione
sarà per me incantevole, o Tu che adorna
questa fantasia e questa ragione!

Musica prima d'ogni altra cosa
Musica prima d'ogni altra cosa,
e perciò preferisci il verso dispari
più vago e più solubile nell'aria
senza nulla che pesi o posi.
Bisogna pure che le parole tu le scelga
non senza qualche equivoco;
nulla è meglio del canto ambiguo, dove,
l'Indeciso al preciso si sposa.
Sono i begli occhi da dietro un velo,
la gran luce che trema a mezzogiorno,
e per un tiepido cielo d'autunno,
la farragine azzurra delle stelle!...
Musica e sempre musica ancora!
Sia il tuo verso la cosa che dlegua
e senti che con anima irrequieta
fugge verso altri cieli, altri amori.
Sia il tuo verso la buona avventura
sparsa al vento frizzante del mattino
che porta odori di menta e di timo...
E tutto il resto è letteratura.

Da "Arte poetica" 1882

V

Prima che te ne vada,
pallida stella del mattino
- mille quaglie
cantano, cantano nel timo. -

Volgi verso il poeta,
che ha gli occhi pieni d'amore,
- l'allodola
sale in cielo col giorno. -

Volgi il tuo sguardo che annega
l'aurora nel suo azzurro;
- che gioia
tra i campi di grano maturo!

Poi fai splendere il mio pensiero
laggiù, - tanto lontano, quanto lontano!
- La rugiada
brilla allegra sul fieno. -

Nel dolce sogno in cui si agita
l'amica mia ancora addormentata...
- Presto, presto,
perché ecco il sole d'oro.

PAUL VERLAINE - *La nostra estasi d’allora

 

Nel vecchio parco gelido e deserto

sono appena passate due forme.

 

Hanno occhi morti, e labbra molli,

e le loro parole si odono a stento.

 

Nel vecchio parco gelido e deserto

due spettri hanno evocato il passato.

 

- Ricordi la nostra estasi d’allora?

- E perché vuoi che la ricordi?

 

- Batte ancora il tuo cuore solo a udire il mio nome?

Ancora vedi in sogno la mia anima? – No.

 

- Ah, i bei giorni d’indicibile felicità

quando univamo le nostre bocche! – Può darsi.

 

- Com’era azzurro il cielo, e grande la speranza!

- Vinta, fuggì la speranza, nel cielo nero.

 

Andavano così tra l’avena selvatica,

e le loro parole le udì solo la notte.

VERLAINE - IL MIO SOGNO FAMILIARE

 

Spesso mi viene in sogno bizzarra e penetrante
Una donna mai vista, che amo e che mi ama,
Che con lo stesso nome si chiama e non si chiama
Diversa e uguale m'ama e sempre è confortante.
È per me confortante, e il mio cuore parlante
Per lei soltanto, ahimé! Non è più cosa grama
Per lei soltanto, in fronte del sudore la trama
Lei soltanto rinfresca, con le lacrime piante.
È bruna, bionda o rossa? Non mi è dato sapere.
Il suo nome? Ricordo che è dolce e dà piacere.
Come nomi diletti che la vita ha esiliato.
All'occhio delle statue è simile il suo sguardo,
Ed ha la voce calma, lontana, grave, il fiato
Delle voci più care spente senza riguardo.

BERTHE MORISOT - Julie  daydream
BERTHE MORISOT - Julie daydream

*TUTTA GRAZIA E TUTTA SFUMATURE - di Paul Verlaine

 

Tutta grazia e tutta sfumature,

nello splendore dei suoi sedici anni,

ha candore e civetterie innocenti

propri di una bambina.

I suoi occhi, che sono occhi d'un angelo,

sanno tuttavia, senza pensarvi,

risvegliare lo strano desiderio

di un bacio immateriale. E la sua mano, piccola a tal punto

da non poter tenere un colibrì,

imprigiona il cuore che lei ha preso

di nascosto, e non fa sperare fuga.

L'intelligenza, in lei, giunge in soccorso

alla nobile anima; lei è pura

e spirituale: quello che ha detto

doveva proprio dirlo!

Se pure la stoltezza la diverte

e la fa ridere senza pietà,

ella sarebbe, se fosse una musa,

clemente fino a diventare amica,

fino all'amore - chi lo sa? può darsi,

nei confronti di un poeta innamorato

che mendicasse sotto la finestra,

audace, un degno premio

per la sua canzone, bella o brutta,

ma testimoniando onestamente,

senza note false né sciocchezze,

il dolce male che si soffre amando.

PAUL VERLAINE - Le conchiglie

 

Ogni incrostata conchiglia che sta
In quella grotta in cui ci siamo amati
Ha la sua propria particolarità.
Una dell'anima nostra ha la porpora
Che ha succhiato nel sangue ai nostri cuori
Quando io brucio e tu a quel fuoco ardi;
Un'altra imita te nei tuoi languori
E nei pallori tuoi di quando, stanca,
Ce l'hai con me perché ho gli occhi beffardi.
Questa fa specchio a come in te s'avvolge
La grazia del tuo orecchio, un'altra invece
Alla tenera e corta nuca rosa;
Ma una sola, fra tutte, mi sconvolge.

 

 Desiderio

 

Ah, quegli appuntamenti! Ah, quelle prime amanti!

Ed i capelli d'oro, e gli occhi azzurri, e il fiore

Delle carni. Ed ancora, tra gli odorosi corpi

Giovani e cari, i tocchi spontanei, timorosi!

 

Sono così lontani tutti questi candori,

Tutti questi piaceri! Ahimè, sono fuggiti

Verso la primavera dei rimpianti i neri

Inverni della mia noia, del mio sconforto.

 

Adesso eccomi solo, cupo e solitario,

Cupo e disperato, più gelido di un vecchio,

Un povero orfanello senza sorelle grandi.

 

Oh, la donna che ama carezzevole e calda,

Dolce, pensosa e bruna, che mai si meraviglia,

E a volte come un bimbo vi bacia sulla fronte!

La buona canzone

 

A MATHILDE MAUTÉ DE FLEURVILLE

 

Vola, canzone, rapida

Davanti a Lei e dille

Che, nel mio cuor fedele,

Gioioso ha fatto luce

Un raggio, dissipando,

Santo lume, le tenebre

Dell'amore: paura,

Diffidenza e incertezza.

Ed ecco il grande giorno!

Rimasta a lungo muta

E pavida - la senti?

- l'allegria ha cantato

Come una viva allodola

Nel cielo rischiarato.

Vola, canzone ingenua,

E sia la benvenuta

Senza rimpianti

Vani colei che infine torna.

La bonne chanson

 

A MATHILDE MAUTÉ DE FLEURVILLE

 

Va, chanson, à tire-d’aile

Au-devant d’elle, et dis-lui

Bien que dans mon cœur fidèle

Un rayon joyeux a lui,

Dissipant, lumière sainte,

Ces ténèbres de l’amour :

Méfiance, doute, crainte,

Et que voici le grand jour !

Longtemps craintive et muette,

Entendez-vous ? la gaîté

Comme une vive alouette

Dans le ciel clair a chanté.

Va donc, chanson ingénue,

Et que, sans nul regret vain,

Elle soit la bienvenue

Celle qui revient enfin.


NOI SAREMO - Paul Verlaine

 

Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi

Che certo guarderanno male la nostra gioia,

talvolta, fieri e sempre indulgenti,

è vero? Andremo allegri e lenti sulla strada

Modesta che la speranza addita, senza badare affatto

Che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?

Nell'amore isolati come in un bosco nero,

I nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,

Saranno due usignoli che cantan nella sera.

Quanto al mondo, che sia con noi

dolce o irascibile, Non ha molta importanza.

Se vuole, esso può bene accarezzarci

O prenderci di mira a suo bersaglio.

Uniti dal più forte, dal più caro legame,

E inoltre ricoperti di una dura corazza,

Sorrideremo a tutti senza paura alcuna.

Noi ci preoccuperemo di quello che il destino

Per noi ha stabilito, cammineremo insieme

La mano nella mano, con l'anima infantile

Di quelli che si amano in modo puro, vero?

PAUL VERLAINE - Il dolce sole del mattino

 

Il dolce sole del mattino intiepidisce e indora
la segale e le messi ancora tutte umide
e l'azzurro mantiene la freschezza notturna.
Si esce soltanto per uscire: si segue,
lungo il fiume dalle vaghe erbe gialle,
un erboso sentiero costeggiato da vecchi ontani.
L'aria è pungente. A tratti vola un uccello,
nel becco qualche frutto di siepe o una pagliuzza,
e il suo riflesso nell'acqua sopravvive al passaggio.
È tutto.
Ma il sognatore ama questo paesaggio
la cui chiara dolcezza d'un tratto ha accarezzato
il suo sogno di adorabile gioia, e cullato
il ricordo incantevole di quella fanciulla,
bianca apparizione che canta e scintilla,
di cui sogna il poeta e che l'uomo ama,
evocando nei suoi forse ridicoli desideri
la Compagna finalmente incontrata, e l'anima
che da sempre l'anima sua piange e reclama.

XIX

Dunque sarà in un giorno chiaro d'estate:
il grande sole, complice della mia gioia,
farà più bella ancora, tra il raso
e la seta, la vostra cara bellezza;

il cielo tutto blu, come un'alta tenda,
fremerà sontuoso in lunghe pieghe
sulle nostre due fronti liete e pallide,
emozionate per l'attesa e per la gioia;

e quando la sera verrà, sarà dolce l'aria
che scherzerà, carezzevole, nei vostri veli,
e gli sguardi tranquilli delle stelle
sorrideranno benevoli agli sposi.

STANCHEZZA - Paul Verlaine

 

Un poco di dolcezza, dolcezza, sì, dolcezza!

Calma un momento, cara, questi slanci febbrili.

Talvolta, sai, l'amante, nel pieno del piacere,

deve aver l'abbandono quieto di una sorella.

Sii languida, accarezzami fino a farmi assopire,

sono uguali i sospiri e gli sguardi cullanti.

Eh sì, la gelosia e l'ossessivo spasimo

non valgono un bel bacio, anche se menzognero.

Ma tu mi dici, amore, che nel tuo cuore d'oro

la passione selvaggia suona il corno da caccia...

E lasciala suonare, la povera accattona!

Appoggia la tua fronte sulla mia fronte e dammi

la mano, e giura cose che presto scorderai.

Piangiamo fino all'alba, mia piccola focosa!

PAUL VERLAINE - Nell'adorata attesa

 

Il focolare, lo stretto bagliore della lampada;

fantasticare col dito sulla tempia

e gli occhi che si perdono negli occhi amati;

l'ora del tè fumante e dei libri chiusi;

la dolcezza di sentire la fine della sera;

la stanchezza incantevole e l'adorata attesa

dell'ombra nuziale e della dolce notte,

oh! tutto ciò il mio sogno intenerito persegue

senza sosta, attraverso ogni vana dilazione,

impaziente per i mesi, furioso per le settimane.

 

Motivo dimenticato

 

Piove su tutte le strade
e piove nel fondo al mio cuore:
non so, non so da dove
giunge questo languore.
Sonoro bruir della piova
per le zolle, sopra le ardesie;
a un cuor che dolce s'accora
oh dolce bruir della piova!
Questo pianger da dove mi viene?
Inganno? E quale? Nessuno.
Eppure nel cuore che geme
da dove, da dove mi viene?
E come duole un dolore
senza radice alcuna.
Odio non c'è, non c'è amore:
e tanta è la pena del cuore.
GIOVANNI BOLDINI - Ritratto di giovane donna
GIOVANNI BOLDINI - Ritratto di giovane donna

A una donna

 

A te queste parole, per la consolatrice

Grazia dei tuoi grandi occhi, dove un tenero sogno

Ride e piange, per l'anima tua pura, così bella,

A te queste parole, dal mio acre tormento!

Ahimè, l'orrido incubo che sempre mi perseguita

Non mi dà tregua, infuria follemente, geloso,

Si va moltiplicando come un branco di lupi,

Si attacca al mio destino sporcandolo di sangue!

Io soffro, è spaventosa la mia sofferenza,

Tale che, al suo confronto, è un'egloga il lamento

Del primo uomo, espulso dal giardino dell'Eden!

Le preoccupazioni che puoi avere, cara,

Sono rondini in volo nel cielo del meriggio

riscaldato dal sole di un giorno di settembre.

VITTORIO REGGIANINI - Donna con gatto
VITTORIO REGGIANINI - Donna con gatto
Donne e gatti
 
Lei giocava con la sua gatta

e che meraviglia era vedere

la bianca mano e la bianca zampa

trastullarsi nell'ombra della sera!

Lei nascondeva - la scellerata -

sotto i guanti di filo nero

le micidiali unghie d'agata

taglienti e chiare come un rasoio.

Anche l'altra faceva la smorfiosa

e ritraeva i suoi artigli d'acciaio,

ma il diavolo non ci perdeva nulla…

E nel boudoir, aereo,

in cui tintinnava il suo riso,

scintillavano quattro punti fosforescenti.

 

Femme et chatte

Elle jouait avec sa chatte,

La main blanche et la blanche patte

S'ébattre dans l'ombre du soir

Elle cachait — la scélérate ! —

Sous ces mitaines de fil noir

Ses meurtriers ongles d'agate,

Coupants et clairs comme un rasoir.

L'autre aussi faisait la sucrée

Et rentrait sa griffe acérée,

Mais le diable n'y perdait rien...

Et dans le boudoir où, sonore,

Tintait son rire aérien,

Brillaient quatre points de phosphore

XV
A dire il vero, quasi ho paura
tanto sento allacciata la mia vita
al radioso pensiero
che la scorsa estate mi ha preso l'anima,

tanto la vostra immagine, sempre cara,
abita in questo cuore tutto vostro,
il cuore mio cui soltanto preme
di amarvi e di piacervi;

e tremo, perdonatemi
se ve lo dico con tanta franchezza,
al pensiero che una vostra parola,
un sorriso, sono ormai la mia legge,

e che vi basterebbe un gesto,
una parola o un battito di ciglia
per immergere il mio essere nel lutto
della sua illusione celeste.

Ma preferisco vedervi,
l'avvenire dovesse essermi tetro
e fecondo di pene innumerevoli,
soltanto attraverso un'immensa speranza,

immerso in questa suprema felicità
di dirmi ancora e sempre,
a dispetto dei lugubri ritorni,
che vi amo, che ti amo!

IX
Il braccio destro, con amabile gesto di dolcezza,
riposa intorno al collo della sorellina,
ed il sinistro segue il ritmo della gonna.
Ha certo in mente un'idea gradevole
se quei suoi occhi veri, e la bocca ridente,
attestano vivaci un'intima gioia.
Oh! qual è il suo pensiero, squisito e fine?
Tutta minuta, e adorabile, e bella,
per questo ritratto il suo gusto infallibile ha scelto
la posa più semplice, ma certo la migliore:
in piedi, sguardo diritto, capelli sciolti; e la sua veste
è lunga quanto basta per nascondere appena
a metà sotto pieghe gelose l'incantevole punta
di un piede malizioso impercettibilmente

Poiché l'alba s'accende

 

Poiché l'alba si accende, ed ecco l'aurora,
poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la speranza consente
a ritornare a me che la chiamo e l'imploro,
poiché questa felicità consente ad esser mia,

facciamola finita coi pensieri funesti,
basta con i cattivi sogni, ah! soprattutto
basta con l'ironia e le labbra strette
e parole in cui uno spirito senz'anima trionfava.

E basta con quei pugni serrati e la collera
per i malvagi e gli sciocchi che s'incontrano;
basta con l'abominevole rancore! basta
con l'oblio ricercato in esecrate bevande!

Perché io voglio, ora che un Essere di luce
nella mia notte fonda ha portato il chiarore
di un amore immortale che è anche il primo
per la grazia, il sorriso e la bontà,

io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme,
da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia,
camminare diritto, sia per sentieri di muschio
sia che ciottoli e pietre ingombrino il cammino;

sì, voglio incedere dritto e calmo nella Vita
verso la meta a cui mi spingerà il destino,
senza violenza, né rimorsi, né invidia:
sarà questo il felice dovere in gaie lotte.

E poiché, per cullare le lentezze della via,
canterò arie ingenue, io mi dico
che lei certo mi ascolterà senza fastidio;
e non chiedo, davvero, altro Paradiso.

LETTERA - di Paul Verlaine

 

Signora, io, costretto a starmene lontano

Dai vostri occhi (chiamo gli dèi a testimoni),

Languisco e muoio come è mio costume in casi

Simili, e intanto ho il cuore pieno di amarezza

E vivo tra gli affanni, con l'ombra vostra appresso,

Di giorno nei pensieri, di notte dentro i sogni,

Di giorno e di notte, signora mia adorabile!

E così alla fine, facendo il corpo spazio

All'anima, un fantasma diventerò a mia volta,

E allora la mia ombra si fonderà alla vostra

Per sempre, nello spasmo lamentoso dei vani

Abbracci, dei molteplici, infiniti desideri.

Nell'attesa, mia cara, sono il tuo servitore.

Laggiù va tutto bene, va come piace a te?

Il pappagallo, il gatto, il cane?

E' sempre bella La compagnia laggiù?

Quella certa Silvana

Di cui avrei amato l'occhio scuro se il tuo

Non fosse blu, e che a volte mi faceva dei segni

(Perbacco!), ti fa ancora da dolce confidente?

Ora un'idea impaziente, signora, mi tormenta:

Riuscire a conquistare il mondo e i suoi tesori

Per deporli davanti ai vostri piedi come

Pegno - indegno - d'amore, di un amore uguale

Alle fiamme più celebri che hanno fatto risplendere

Le tenebre profonde dei grandi cuori.

Fu meno amata Cleopatra, in fede mia, davvero,

Da Marcantonio e Cesare, che voi da me, signora,

E non abbiate dubbi, perché saprò combattere

Come l'antico Cesare, per un sorriso, o mia

Cleopatra, e come Antonio fuggire per un bacio.

E adesso, cara, addio. Ho già parlato troppo.

E il tempo che si perde per leggere una lettera

Non varrà mai la pena che ci si metta a scriverla.