* * * * * * Poesie per i bambini * * * * * *

Quando sarò grande voglio essere un bambino.

 JOSEPH HELLER

   

*********************

Questa raccolta di poesie SEMPREVERDI, per tutte le età, è dedicata a tutti coloro che amano la buona poesia: adulti e bambini, grandi e piccoli. In genere le poesie sono rivolte a un pubblico adulto e non sono sempre immediatamente fruibili. Chiamare queste liriche "poesie per i bambini" non vuol affatto dire sminuirle o ridurle semplicemente a una fascia d'età: dedico queste poesie a tutti coloro che vogliono rivivere i ricordi delle grandi poesie classiche e senza tempo, intramontabili e indimenticabili.

FREDERICK MORGAN -  The butterfly
FREDERICK MORGAN - The butterfly

LUIGI SAILER

 

La vispa Teresa

 

La vispa Teresa
avea tra l'erbetta
al volo sorpresa
gentil farfalletta;
e tutta giuliva
stringendola viva
gridava a distesa:
L'ho presa! l'ho presa!

A lei sospirando
l'afflitta gridò:
Vivendo, volando
che male ti fo?
Tu sì, mi fai male,
stringendomi l'ale;
deh! lasciami! anch'io
son figlia di Dio!

Confusa pentita
Teresa arrossì,
dischiuse le dita:
l'insetto fuggì.

La pigrizia - Ettore Berni

La pigrizia andò al mercato
ed un cavolo comprò.
Mezzogiorno era suonato
quando a casa ritornò.
Cercò l’ acqua, accese il fuoco
si sedette, …riposò.
Ed intanto, a poco a poco
anche il sole tramontò.
Così, persa ormai la lena,
sola al buio ella restò
ed al letto senza cena
la pigrizia se ne andò.

WILLIAM BOUGUEREAU - Le due sorelle
WILLIAM BOUGUEREAU - Le due sorelle

ANGIOLO SILVIO NOVARO

 

Ci vuole così poco 

 

Ci vuole così poco
a farsi voler bene,
una parola buona
detta quando conviene,
un po' di gentilezza,
una sola carezza,
un semplice sorriso
che ci baleni in viso.
Il cuore sempre aperto
per ognuno che viene:
ci vuole così poco
a farsi voler bene.

DANIELE RANZONI - Ritratto di bambino
DANIELE RANZONI - Ritratto di bambino

GIOVANNI PASCOLI - Valentino

 

Oh! Valentino vestito di nuovo,
come le brocche dei biancospini!
Solo, ai piedini provati dal rovo
porti la pelle de' tuoi piedini;
porti le scarpe che mamma ti fece,
che non mutasti mai da quel dì,
che non costarono un picciolo: in vece
costa il vestito che ti cucì.
Costa; ché mamma già tutto ci spese
quel tintinnante salvadanaio:
ora esso è vuoto; e cantò più d'un mese
per riempirlo, tutto il pollaio.
Pensa, a gennaio, che il fuoco del ciocco
non ti bastava, tremavi, ahimè!,
e le galline cantavano, Un cocco!
ecco ecco un cocco un cocco per te!
Poi, le galline chiocciarono, e venne
marzo, e tu, magro contadinello,
restasti a mezzo, così con le penne,
ma nudi i piedi, come un uccello:
come l'uccello venuto dal mare,
che tra il ciliegio salta, e non sa
ch'oltre il beccare, il cantare, l'amare,
ci sia qualch'altra felicità.

PIETER PAUL RUBENS - Landscape with Rainbow (1632-1635)
PIETER PAUL RUBENS - Landscape with Rainbow (1632-1635)

GIANNI RODARI

 

Dopo la pioggia

 

Dopo la pioggia vien il sereno,

brilla in cielo l’arcobaleno:

è come un ponte imbandierato

e il sole vi passa, festeggiato.

E’ bello guardare a naso in su

le sue bandiere rosse e blu.

Però lo si vede - questo è male -

soltanto dopo il temporale.

Non sarebbe più conveniente

il temporale non farlo per niente?

un arcobaleno senza tempesta,

questa sì che sarebbe una festa.

Sarebbe una festa per tutta la terra

fare la pace prima della guerra.

FREDERICK MORGAN - Nursing a poorly duckling
FREDERICK MORGAN - Nursing a poorly duckling

 

DIEGO VALERI

 

Paesaggio

Lungo la spiaggia di sabbia fine,
sull'orlo di un mare a pecorelle,
lento procede in triplice fila
un branchettino di paperelle.
Vanno di passo regolare
come un collegio di chierichini,
girano solo la testa, a beccare
pallidi insetti salterini.
Dietro c'è un mare che freme selvaggio,
sopra c'è un sole che avvampa in leone.
Restano, a traccia del lieve paesaggio,
tante crocette a fior del sabbione.

R. PEZZANI - Farfalle

 

Or su un'erba ed or su un fiore
mi rincorri e non mi cogli....
Sono un libro di due fogli
del più splendido colore.
Della dolce primavera
son l'immagine leggiera.
Vado, vengo, fuggo, torno;
bacio un fior tocco uno stelo;
son caduta giù dal cielo,
non vivrò che un breve giorno.
Non uccidermi, bambino!
Son la grazia del mattino.

 

Paesaggio di CAMILLE PISSARRO
Paesaggio di CAMILLE PISSARRO

EDMONDO DE AMICIS

 

Dall'inverno alla primavera 


Quando l'inverno muore lentamente nella primavera,
nelle sere di quei bei giorni limpidi,
lieti, senza vento,
su cui si tengono spalancate
per le prime volte le finestre
e si portano sulle terrazze i vasi dei fiori,
le città offrono uno spettacolo gentile
e pieno d'allegrezza e di poesia.
A passeggiare per le vie si sente,
di tratto in tratto, sul viso,
un'ondata d'aria tiepida, odorosa.
Di che? di quali fiori? di quali erbe?
Chi lo sa!

JACQUES PREVERT - Il pupazzo di neve

 

Nella notte dell'inverno,
galoppa un grande uomo bianco.
E' un pupazzo di neve
con un pipa di legno
un grande pupazzo di neve
perseguitato dal freddo.
In una piccola casa
entra senza bussare
e per riscaldarsi
si siede sulla stufa rovente
e sparisce d'un tratto
lasciando solo lo sua pipa
in mezzo ad una pozza d'acqua
ed il suo vecchio cappello.

Paesaggio di GUSTAVE CAILLEBOTTE
Paesaggio di GUSTAVE CAILLEBOTTE

ANGIOLO SILVIO NOVARO

 

E vien l'autunno 

 

I fiori e l'erbe
si seccarono sui loro steli,
e venne l'autunno,
e riprese il vento a mugghiare
precipitandosi per le gole
mentre i nuvoloni bigi
si accavallavano per il cielo
e gli uccelli fuggivano impauriti
gettando uno strido,
e qualche foglia d'ulivo
si staccava e ondeggiava per l'aria
prima di scendere,
quasi rabbrividisse
di dovere toccar terra.

ADA NEGRI - Casette bianche 

 

Casette bianche sfavillanti al sole
con le finestre aperte e ai piedi il verde
come lento su voi l'occhio si perde,
casette bianche sfavillanti al sole.

Opera di GIOVANNI FATTORI
Opera di GIOVANNI FATTORI

GIOSUE'  CARDUCCI

 

Il bove

 

T'amo, o pio bove; e mite un sentimento
Di vigore e di pace al cor m'infondi,
O che solenne come un monumento
Tu guardi i campi liberi e fecondi, 
0 che al giogo inchinandoti contento 
L'agil opra de l'uom grave secondi:
Ei t'esorta e ti punge, e tu co 'l lento
Giro de' pazienti occhi rispondi. 
Da la larga narice umida e nera 
Fuma il tuo spirto, e come un inno lieto
Il mugghio nel sereno aer si perde; 
E del grave occhio glauco entro l'austera

Dolcezza si rispecchia ampio e quieto
Il divino del pian silenzio verde.

H. CLAUDE PISSARRO - Lapin Agile
H. CLAUDE PISSARRO - Lapin Agile

DIEGO VALERI - Inverno

Fior di collina,
son cadute le foglie ad una ad una
e l’erba è inargentata dalla brina.
Fior di tristezza,
i rami son stecchiti e l’erba vizza,
par fuggita dal mondo ogni bellezza.
Fior freddolino,
potessimo vedere un ciel sereno
e un raggio d’oro splender nel turchino.
Fior di speranza,
sotto la neve c’è la Provvidenza
che lavora per noi, c’è l’abbondanza.

Ghirlandaio RITRATTO DI VECCHIO CON NIPOTINO (1490)
Ghirlandaio RITRATTO DI VECCHIO CON NIPOTINO (1490)

ALEX HALEY

 

 

I nonni

  

 

Nessuno può fare per i bambini
quel che fanno i nonni:
essi spargono polvere di stelle
sulla vita dei più piccoli.

VINCENT VAN GOGH - Albero di more (1889)
VINCENT VAN GOGH - Albero di more (1889)

TRILUSSA -  Il testamento di un albero

 

Un albero d’un bosco
chiamò gli uccelli e fece testamento
“Lascio le foglie al vento,
i frutti al sole e poi,
tutti i semetti a voi,
a voi, poveri uccelli,
perché mi cantavate la canzone
nella bella stagione …
E voglio che gli stecchi
quando saranno secchi,
facciano fuoco per i poverelli. 

IROLLI - Sogni d'oro
IROLLI - Sogni d'oro

GIOVANNI PASCOLI - Fides

 
Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso pareva oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
così fatto è lassù tutto un giardino.
Il bimbo dorme, e sogna i rami d’oro,
gli alberi d’oro, le foreste d’oro;
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera.

ALPHONSE MUCHA - Le stagioni
ALPHONSE MUCHA - Le stagioni

ANGIOLO SILVIO NOVARO - I doni 

 

Primavera vien danzando
vien danzando alla tua porta
Sai tu dirmi che ti porta?
Ghirlandette di farfalle,
campanelle di vilucchi,
quali azzurre, quali gialli;
e poi rose, a fasci e a mucchi.
E l'estate vien cantando,
vien cantando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Un cestel di bionde pesche
vellutate, appena tocche,
e ciliege lustre e fresche,
ben divise a mazzi e a ciocche.
Vien l'autunno sospirando,
sospirando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Qualche bacca porporina,
nidi vuoti, rame spoglie,
e tre gocciole di brina,
e un pugnel di morte foglie.
E l'inverno vien tremando,
vien tremando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Un fastel d'aridi ciocchi,
un fringuello irrigidito;
e poi neve neve a fiocchi
e ghiacciuoli grossi un dito.
La tua mamma vien ridendo.
vien ridendo alla tua porta,
sai tu dirmi che ti porta?
Il suo vivo e rosso cuore,
e lo colloca ai tuoi piedi,
con in mezzo ritto un fiore:
Ma tu dormi e non lo vedi

GIOVANNI PASCOLI - L'aquilone

 

C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.

Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.

Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch'erbose hanno le soglie:

un'aria d'altro luogo e d'altro mese
e d'altra vita: un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...


sì, gli aquiloni! È questa una mattina
che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera
tra le siepi di rovo e d'albaspina.

Le siepi erano brulle, irte; ma c'era
d'autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera

bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava, e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso.

Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino
ventoso: ognuno manda da una balza
la sua cometa per il ciel turchino.

Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza.

S'inalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano.

S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo
petto del bimbo e l'avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.

Più su, più su: già come un punto brilla
lassù, lassù... Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla?

Sono le voci della camerata mia:

le conosco tutte all'improvviso,
una dolce, una acuta, una velata...

A uno a uno tutti vi ravviso,
o miei compagni! E te, sì, che abbandoni
su l'omero il pallor muto del viso.

Sì: dissi sopra te l'orazioni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!

Tu eri tutto bianco, io mi rammento:
solo avevi del rosso nei ginocchi,
per quel nostro pregar sul pavimento.

Oh! te felice che chiudesti gli occhi
persuaso, stringendoti sul cuore
il più caro dei tuoi cari balocchi!

Oh! dolcemente, so ben io, si muore
la sua stringendo fanciullezza al petto,
come i candidi suoi pètali un fiore

ancora in boccia! O morto giovinetto,
anch'io presto verrò sotto le zolle
là dove dormi placido e soletto...

Meglio venirci ansante, roseo, molle
di sudor, come dopo una gioconda
corsa di gara per salire un colle!

Meglio venirci con la testa bionda,
che poi che fredda giacque sul guanciale,
ti pettinò co' bei capelli a onda tua madre...

adagio, per non farti male.

GIOVANNI PASCOLI

 

Orfano 


Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca.
Senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca;
canta una vecchia, il mento sulla mano.
La vecchia canta: Intorno al tuo lettino
c’è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s’addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta

FREDERICK MORGAN - Steady hold tight
FREDERICK MORGAN - Steady hold tight

GIOVANNI PASCOLI - La cavalla storna

 

Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
« O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d'otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non toccò mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,
tu dai retta alla sua piccola mano.
Tu c'hai nel cuore la marina brulla,
tu dai retta alla sua voce fanciulla».
La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
« O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l'amavi forte!
Con lui c'eri tu sola e la sua morte
O nata in selve tra l'ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l'agonia. . . »
La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.
«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
oh! due parole egli dové pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l'eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole».
Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l'abbracciò su la criniera.
« O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
a me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona. . . Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
Tu l'hai veduto l'uomo che l'uccise:
esso t'è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t'insegni, come».
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l'unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome. . . Sonò alto un nitrito.

GIANNI RODARI

 

Quanti capelli bianchi
ha il vecchio muratore?
Uno per ogni casa
bagnata dal suo sudore.
E il vecchio maestro
quanti capelli ha bianchi?
Uno per ogni scolaro
cresciuto nei suoi banchi.
Quanti capelli bianchi
stanno in testa al nonnino?
Uno per ogni fiaba
che incanta il nipotino.

VAN GOGH - Casa con tetto di paglia a Cordeville
VAN GOGH - Casa con tetto di paglia a Cordeville

BERTOLT BRECHT - Il fumo

La piccola casa sotto gli alberi sul lago.
Dal tetto sale il fumo.
Se mancasse
Quanto sarebbero desolati
La casa, gli alberi, il lago!

PETER RAADSIG - La vendemmmia (1844)
PETER RAADSIG - La vendemmmia (1844)

GIOSUE CARDUCCI

 

San Martino

La nebbia a gl'irti colli
La nebbia a gl'irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de' tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.

 

FREDERICK MORGAN - Young harvesters
FREDERICK MORGAN - Young harvesters

GIANNI RODARI - Il Mese di Giugno

Filastrocca del mese di giugno,
il contadino ha la falce in pugno:
mentre falcia l'erba e il grano
un temporale spia lontano.
Gli scolaretti sui banchi di scuola
hanno perso la parola:
apre il maestro le pagelle
e scrive i voti nelle caselle...
"Signor maestro, per cortesia,
non scriva quel quattro sulla mia:
Quel cinque, poi, non ce lo metta
sennò ci perdo la bicicletta:
se non mi boccia, glielo prometto,
le lascio fare qualche giretto".

BERTOLT BRECHT - Generale

 

Generale, il tuo carro armato è una macchina potente.

Spiana un bosco e sfracella cento uomini.

Ma ha un difetto:

ha bisogno di un carrista.

 

Generale, il tuo bombardiere è potente.

Vola più rapido di una tempesta e porta più di un elefante.

Ma ha un difetto:

ha bisogno di un meccanico.

 

Generale, l'uomo fa di tutto.

Può volare e può uccidere.

Ma ha un difetto:

può pensare.

BERTOLT BRECHT - I bambini giocano 

 

I bambini giocano alla guerra.
E' raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai "pum" e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
E' la guerra.
C'è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.

BERTHE MORISOT - NINNA NANNA
BERTHE MORISOT - NINNA NANNA

CLEMENTE REBORA

 

Ninna nanna

 

Ninna qua, ninna là,
Ninna nanna ninna nà,
va nel sonno, anima mia,
c'è la Mamma c'è il Papà,
c'è una Mamma sulla tua via,
che nel buio ti veglierà,
avanzando in armonia,
la tua notte si schiarirà,
e il tuo bel cuor sarà
svegliato in verità;
c'è un gran giuoco in mezzo ai guai,
che fidando scoprirai,
c'è una luce laggiù, in fondo,
che fa cenno a questo mondo,
meritando a poco, a poco
la tua vita giocherà,
e sfavillerà.
Non temer, se l'ombra spia,
chè il tuo sole spunterà,
segui ben la voce mia,
l'ansia tua si snebbierà,
e il tuo cuor andrà,
dove il mio pure va.

ANGIOLO SILVIO NOVARO 

Che dice la pioggerellina di marzo

 

Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule d’oro?

Passata è l’uggiosa invernata,
passata, passata!
Di fuor dalla nuvola nera,
di fuor dalla nuvola bigia
che in cielo si pigia,
domani uscirà Primavera
guernita di gemme e di gale,
di lucido sole,
di fresche viole,
di primule rosse, di battiti d’ale,
di nidi,
di gridi,
di rondini ed anche
di stelle di mandorlo, bianche...

Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule d’oro?

Ciò canta, ciò dice:
e il cuor che l’ascolta è felice.
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto

 

EDMONDO DE AMICIS

 

A mia madre 

 

Non sempre il tempo la beltà cancella
o la sfioran le lacrime e gli affanni
mia madre ha sessant'anni e più la guardo
e più mi sembra bella.
Non ha un accento, un guardo, un riso
che non mi tocchi dolcemente il cuore.
Ah se fossi pittore, farei tutta la vita
il suo ritratto.
Vorrei ritrarla quando inchina il viso
perch'io le baci la sua treccia bianca
e quando inferma e stanca,
nasconde il suo dolor sotto un sorriso.
Ah se fosse un mio prego in cielo accolto
non chiederei al gran pittore d'Urbino
il pennello divino per coronar di gloria
il suo bel volto.
Vorrei poter cangiar vita con vita,
darle tutto il vigor degli anni miei
Vorrei veder me vecchio e lei...
dal sacrificio mio ringiovanita!

Opera di CLAUDE MONET
Opera di CLAUDE MONET

GABRIELE D'ANNUNZIO - Acqua

 

Acqua di monte,
acqua di fonte,
acqua piovana,
acqua sovrana,
acqua che odo,
acqua che lodo,
acqua che squilli,
acqua che brilli,
acqua che canti e piangi,
acqua che ridi e muggi.
Tu sei la vita
e sempre sempre fuggi.

GIANNI RODARI

 

Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l'avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala.