IL POSITIVISMO

DARWIN

AUGUSTE COMTE

POSITIVISMO E LETTERATURA

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IL POSITIVISMO

Il positivismo è un movimento filosofico e culturale, caratterizzato dall’esaltazione della scienza, che deriva il suo nome dal termine positivo, che significa concreto, reale, pratico, sperimentale e utile in contrapposizione alla metafisica e a tutto ciò che è astratto e irreale. Nasce in Francia nella 1.a metà dell’800, ma si impone a livello europeo e mondiale grazie al progresso scientifico della 2.a metà dell’800, periodo di grandi invenzioni e scoperte (la cometa di Halley, l’elettromagnetismo di Maxwell, il sistema periodico degli elementi chimici di Mendelejeff, le teorie di Lavoisier, di Ampère e di Darwin). Il diffondersi dell’industria, lo sviluppo della scienza e della tecnica determinarono un clima di generale fiducia nelle forze dell’uomo il quale, riportato dal cielo in terra, acquistò la sicurezza di possedere la chiave per penetrare i segreti dell’universo e credette di poter risolvere tutti i problemi dell’umanità.

 

Richiamo al criticismo kantiano

I positivisti non ricercano più le cause di tutto ciò che esiste, perché esse sono inconoscibili (rifiuto della metafisica) e neppure ricorrono a Dio creatore dell’universo, ma studiano le condizioni dei fenomeni per scoprire le leggi che li governano. Essi si richiamano a Kant, che aveva considerato come limite della ragione il mondo dell’esperienza e aveva negato la possibilità di una metafisica come scienza. Per il Positivismo bisogna seguire le linee tracciate dalla scienza, abbandonando le speculazioni metafisiche e mantenendosi entro la sfera conoscitiva umana, cioè il fenomeno, che è l’unico dato positivo controllato e controllabile.

 

Critiche all’Idealismo e al Romanticismo

L’Idealismo romantico pretendeva di dare ragione di tutto, sostenendo che il reale è razionale e che il razionale è reale. In realtà esso non spiegava nulla di concreto e di effettivo, proponendo grandiose, ma sterili  astrazioni metafisiche. Il Positivismo si rivolge alla realtà concreta rifiutando il ragionamento astratto e privilegiando l’esperienza. Esso non muove dal soggetto conoscente, ma dall’oggetto conosciuto, ossia dai fatti reali per interpretarli. Nonostante i contrastanti punti di vista, i Positivisti sono anch’essi romantici e idealisti: il Positivismo è il “Romanticismo della scienza” e ripete la tendenza del Romanticismo di identificare il finito con l’infinito. Esso si spinse fino all’adorazione del fatto e alla deificazione della materia.

 

La scienza

Il positivismo è ottimistico nei confronti della scienza, intesa come la rivelazione dell’essere, il progressivo realizzarsi dell’Infinito. La scienza, non la filosofia, diventa l’unica legittima manifestazione dell’infinito ed assume un significato quasi religioso.

 

Il compito della filosofia

La filosofia positivistica ricerca la verità nei fatti positivi ricorrendo all’esperienza, intesa come unico criterio di certezza. Il positivismo esprime una concezione deterministica e meccanicistica della natura. La filosofia deve limitarsi alla conoscenza dei fatti dell’esperienza per intenderli ed unificarli. Essa coglie l’unità del reale e coordina i risultati delle altre scienze, elabora un metodo valido per tutte richiamandosi alle scienze naturali (fisica, chimica, biologia) e ne riprende il metodo di indagine, basato sui fatti e non sulle astrazioni.

 

Il metodo scientifico

Il metodo scientifico deve essere di tipo sperimentale, obiettivo e impersonale. Il sapere scientifico deve essere chiaro e concreto e deve dimostrare l'uniformità delle leggi della natura. Il sapere scientifico deve essere chiaro e concreto e deve dimostrare l’uniformità delle leggi della natura. La vita spirituale viene ridotta alla vita psicologica, questa alla vita biologica, chimica e fisica; la vita fisica è ridotta alla meccanica e la materia è ridotta a movimento. La psicologia diventa la scienza dei fenomeni psichici; nasce la sociologia, intesa come la scienza sperimentale dei fatti sociali. 

 

DARWIN

Nell’opera L’origine dell’uomo Darwin si pone contro la concezione romantica della natura, il creazionismo cristiano e le concezioni finalistiche, che consideravano l’esistenza dei vari gradi di perfezione della natura in funzione dell’uomo. Egli sostenne la continuità genetica ed evolutiva della stirpe umana rispetto a forme di vita inferiori: l’uomo è disceso da una forma vivente meno organizzata ed ha un progenitore in comune con altri mammiferi. L’uomo si moltiplica oltre le possibilità dei suoi mezzi di sussistenza; da ciò deriva un’aspra lotta per l’esistenza. Il principio della selezione naturale vale anche per le facoltà intellettuali e morali: il senso morale deriva dall’evoluzione di istinti inferiori, presenti anche negli animali, a cominciare dall’istinto sociale e dalla tendenza a cercare l’approvazione altrui. Caratteristica dell'uomo è la capacità di ricordare il passato confrontandolo con il presente; la conseguente scontentezza porta l’uomo a desiderare di agire in modo diverso nel futuro (coscienza). A differenza dell’animale l’uomo non è più legato a un istinto specifico. Lo sviluppo delle facoltà morali dipende da quello intellettuale: maggiori sono le possibilità di confronto, più accentuato è il senso morale. L’evoluzione non è solo materiale, ma anche spirituale: attraverso la lotta si affermano e sopravvivono i migliori.

 

AUGUSTE COMTE

 

Analogia fra la filosofia e lo sviluppo dell’intelletto

La vera natura della filosofia, secondo Comte, deve seguire il cammino progressivo dello spirito umano: ogni concezione dell’uomo deve partire dalla sua storia. Comte scoprì così una legge fondamentale, la legge dei tre stadi, a cui obbedisce lo sviluppo dell’intelligenza umana (sia a livello individuale che sociale) dal suo primo esordio. Essa si fonda sia sulle prove storiche (derivanti da un attento esame del passato), sia sulle prove razionali (fornite dalla conoscenza di noi stessi). La legge dei tre stadi rappresenta un principio evolutivo universale in grado di spiegare sia lo sviluppo della conoscenza individuale (ontogenesi), sia lo sviluppo della civiltà dell’intera specie umana (filogenesi).

 

Stadio teologico

Nella sua condizione iniziale lo spirito umano ricerca avidamente l’origine delle cose. Inizialmente (feticismo), egli attribuisce ai corpi esterni una vita antropomorfa; successivamente attribuisce la vita a degli esseri immaginari, invisibili, considerati come la fonte di tutti i fenomeni (politeismo); infine l'immaginazione cede il posto alla ragione e sottopone tutti i fenomeni al controllo di leggi invariabili (monoteismo). Lo stato teologico era necessario alle origini dello spirito umano (preistoria). A livello individuale questo stadio corrisponde all’infanzia, caratterizzata dalla tendenza all’animismo.

 

Stadio metafisico

Mediante la metafisica, che costituisce lo sforzo di superare la religione, l’uomo tenta di spiegare i fenomeni ricorrendo a forze astratte (capaci di produrli) e personificate. A livello individuale questo stadio corrisponde all’adolescenza, caratterizzata dalla tendenza all’astrazione.

 

Stadio positivo

Dopo aver constatato che le spiegazioni filosofiche non individuano la natura dei fenomeni, lo spirito umano si limita all’osservazione e individua le proposizioni che possono ridursi a semplici enunciazioni. Le leggi dei fenomeni sono costituite dalle relazioni invariabili di successione e di somiglianza tra i fatti. L’intelletto supera definitivamente i ragionamenti metafisici basati su princìpi confusi e va alla ricerca di principi generali ed astratti che si conformino ai fenomeni osservati. Non si ricerca più la determinazione delle cause, ma solo la ricerca delle leggi (relazioni costanti fra i fenomeni osservati). A livello individuale questo stadio corrisponde all’età adulta: l’adulto conosce ed ammette i propri limiti, non si pone obiettivi irraggiungibili (come l’adolescente); non si interroga più sulle cause e sui “perché”, si pone problemi concreti e ricerca le soluzioni più pratiche ed efficaci per risolverli.

Il metodo positivo non conduce a verità assolute ma solo a conoscenze relative: le teorie scientifiche rappresentano sempre più la realtà, ma non in modo assoluto. Esso si discosta sia dal misticismo che dall’empirismo. La vera scienza sostituisce all’esplorazione diretta l’esplorazione razionale, che ci consente di prevedere lo sviluppo dei fatti e di influire su di loro (vedere per prevedere). La scienza è necessaria per prevedere e la previsione è necessaria all’azione dell’uomo sulla natura (scienza è previsione è azione). Le leggi della natura sono invariabili, ma devono essere ridotte al minimo numero possibile. L’universo è troppo complesso perché l’intelligenza umana possa tentare una spiegazione universale di tutto ciò che accade. Il metodo scientifico mette in luce sia le differenze irriducibili tra i fenomeni, sia una certa omogeneità fra loro.

 

Classificazione delle scienze

Il compito principale della filosofia positiva è la classificazione delle scienze. Comte dà alle scienze un ordine logico, storico e pedagogico. Secondo l’ordine logico vengono prima le scienze che hanno un oggetto più semplice: astronomia – fisica – chimica – biologia – sociologia (che ha l’oggetto più complesso). Hanno un oggetto complesso e specifico le scienze che studiano i corpi viventi (chimica, biologia, sociologia); hanno un oggetto più semplice e generico le scienze che studiano i corpi inorganici (astronomia e fisica). Secondo l’ordine storico l’astronomia uscì dalla metafisica con Copernico, Keplero e Galileo, la fisica, la chimica e la biologia uscirono dal limbo metafisico grazie ad alcuni ricercatori; la sociologia sarebbe divenuta scienza grazie a Comte. Secondo l’ordine pedagogico si devono insegnare le scienze rispettando la loro genesi storica e il loro ordine logico. Ogni scienza (superiore o inferiore) ha una sua autonomia.

La filosofia costituisce la metodologia delle scienze: deve determinarne lo spirito, scoprirne le relazioni e connessioni, riassumere i loro princìpi propri in principi comuni a tutte.

La matematica è una scienza fondamentale, perché costituisce il presupposto necessario di tutte le altre scienze.

La psicologia non può in alcun modo essere scienza perché nell’introspezione l’osservatore e l’osservato si identificano. Essa si riduce in parte alla biologia, in parte alla sociologia.

L’etica costituisce una parte della sociologia e indica le leggi in base alle quali gli uomini vivono in società, sviluppano le inclinazioni più nobili della natura umana e vincono gli istinti inferiori.

Sociologia

La società ha una realtà naturale ed originaria. Gli uomini vivono in società per un’esigenza naturale e non hanno bisogno di alcun contratto sociale. La sociologia si pone al vertice dell’ordinamento delle scienze. Essa è necessaria al passaggio da una società in crisi all’ordine sociale. La sociologia deve stabilire, mediante il ragionamento e l’osservazione, le leggi dei fenomeni sociali.

La statica sociale studia le condizioni che permettono alle società di tutti i tempi di esistere: socievolezza, nucleo familiare, divisione del lavoro e cooperazione degli sforzi. Tutti gli aspetti della vita sociale (economico, politico, culturale) sono interconnessi.

La dinamica sociale studia le leggi di sviluppo della società secondo la legge dei tre stadi: stadio teologico (supremazia del potere militare-feudalesimo); stadio metafisico (rivoluzione dalla riforma protestante alla rivoluzione francese); stadio positivo (società industriale).

Il metodo comparativo studia le analogie e le differenze tra diverse società nei vari gradi del loro sviluppo.

 

L'umanità

L’umanità, che nelle prime opere è oggetto di considerazione scientifica, negli ultimi scritti essa diventa il motivo centrale della nuova Religione dell’Umanità (religione positiva). I dogmi sono la filosofia positiva e le leggi scientifiche. La religione positiva è Trinità: l’Umanità è il Grande essere; lo Spazio è il Grande ambiente; la Terra è il grande feticcio. Comte voleva favorire la nascita di una società nuova (sociocrazia), cioè di un regime fondato sulla sociologia; egli voleva essere il capo spirituale di questa società. 

Positivismo e letteratura

Lo sviluppo industriale aveva modificato profondamente la società europea. Le grandi città accoglievano, accanto alla classe borghese dominatrice, una popolazione analfabeta e misera, che procurava materiale a basso costo per le catene di montaggio. Mentre si sviluppava una generale fiducia nel progresso, la letteratura ne studiava gli effetti: il progresso aveva creato il benessere dei ceti borghesi ma aveva determinato anche larghe masse di disoccupati e miseri. La letteratura realistica si diffonde dapprima in Francia col nome di Naturalismo e, successivamente, in Italia (Verismo), verso la fine del secolo. Il naturalismo descrive il vero storico e sociale. Esso applica alla letteratura il metodo sperimentale e mira a rispecchiare fedelmente la realtà nel suo momento storico e nel suo ambiente geografico. L’autore descrive la realtà in modo obiettivo e imparziale. Nell’Italia meridionale, dove si era diffuso il Verismo, era quasi sconosciuto lo sviluppo industriale e predominava un’economia agricola, che fu alla base della Questione meridionale. Se i naturalisti avevano incentrato la loro indagine sul proletariato urbano o sui bassifondi della città industriale, i veristi si volsero a rappresentare il mondo delle plebi contadine e artigiane chiuse alla civiltà moderna. Il verismo descrive un vero legato ai sentimenti e all’individualità. Per i veristi il progresso è come un meccanismo che tutto travolge, da cui tutti sono destinati a essere travolti miseramente.

 

Reazione al Positivismo

Contro il predominio della scienza positivistica, che pretende di ingabbiare la filosofia entro i limiti dei fatti naturali e umani, in nome dell’irriducibilità dei valori spirituali a materia, inizia una reazione al positivismo, che porta alla revisione critica delle scienze naturali e dei loro presupposti. La reazione al positivismo comprende un complesso di tendenze intuizionistiche, irrazionalistiche, spiritualistiche e volontaristiche. Ci si chiede se la scienza è un sapere dogmatico o è il risultato di un processo, di un succedersi di ipotesi e si vuole sapere se la concezione meccanica della natura risponde alla realtà. Sono queste le istanze fondamentali che le nuove correnti idealistiche e spiritualistiche pongono al Positivismo. Gli stessi progressi della scienza, del resto, danno torto alla concezione positivistica di essa. La scienza non è una registrazione passiva e ricettiva dei fenomeni, ma un’elaborazione e sistemazione dei dati dell’esperienza, che presuppone sempre l’intervento attivo del soggetto conoscente. Nella generale reazione della cultura europea al Positivismo spicca il pensiero di Nietzsche. Il pensiero contemporaneo si concentra in questo lavoro di revisione del positivismo. La filosofia rivolge contro la scienza le stesse armi che questa aveva usato contro di essa: ora è la filosofia a considerare finzioni e astrazioni le leggi scientifiche, considerate deformatrici del reale, incapaci di penetrare oltre la superficie delle cose e di attingerne la vita profonda, che non è materia e meccanicismo, ma libertà ed energia vitale. La scienza dimentica ciò che vi è di vivo e concreto nella natura.

 

Filosofia e decadentismo

Il Decadentismo è una corrente artistico-letteraria che, ricollegandosi a certi atteggiamenti romantici, muove alla scoperta di zone inesplorate della realtà psichica e naturale, alla ricerca di tutto ciò che di più misterioso vi è nella vita dello spirito e dell’universo. Si esaspera il soggettivismo e l’assoluta priorità dell’io. Il Decadentismo rifiuta il dato oggettivo, concreto, reale ed esteriore teorizzato dal positivismo, che non appaga più; sviluppa un atteggiamento antiborghese e anticonformistico. Ne deriva non un serio impegno politico e sociale, ma una generale sfiducia nell’agire umano e la coscienza di essere al tramonto (decadenza di un’epoca). Ne emergono inquietudine, ansie, crisi religiose e fede in valori fittizi. L’anticonformismo è sicuramente di origine romantica, ma non si presenta come una critica costruttiva dei valori del proprio tempo. L’arte e la poesia diventano uno strumento di conoscenza non della realtà esteriore e osservabile, ma di quella profonda.