FILOSOFIA MODERNA

L'ILLUMINISMO

GLI ILLUMINISTI

 

 

JEAN JACQUES ROUSSEAU

 

Rapporti con l’Illuminismo

Rousseau, al contrario degli illuministi, sostiene che l’essenza dell’individuo non sta nella ragione, bensì nel sentimento. La ragione è incapace di risolvere i problemi più gravi della natura umana. Il sentimento, invece, è il criterio del vero e del falso e il fondamento di ogni valore umano. E’ un impulso spontaneo che rende l’uomo naturalmente buono. I mali che affliggono l’umanità (gli egoismi, le passioni, la miseria, le prepotenze) derivano dalla degenerazione che l’uomo ha subito allontanandosi dal sentimento originario, ossia lo stato di natura, per dar luogo alla società civile. L’uomo che viveva allo stato di natura era buono; l’uomo che vive in società è egoista, vanitoso, vuole dominare sugli altri. La vita sociale non ha migliorato gli uomini: la scienza, le arti, il progresso, l’incivilimento hanno diviso gli uomini in ricchi e poveri, forti e deboli, padroni e schiavi; hanno fatto dimenticare agli uomini la loro vera natura e sono la causa della disuguaglianza civile, da cui nascono tutti i mali.

 

Ritorno allo stato di natura

L’uomo deve ritornare allo stato originario, lo stato naturale, ossia alla spontaneità naturale. Naturalmente non è possibile riportare l’uomo allo stato originario reintegrandolo nella sua umanità primitiva o ricostruendo la condizione primitiva della preistoria: occorre invece creare una umanità nuova e instaurare la natura nella società, liberando la società da quanto vi è in essa di artificioso, per salvare ciò che in essa vi è di positivo. In tal modo si restituisce all’uomo che vive in società quella dignità che il materialismo della civiltà tende a soffocare, costruendo una società finalmente giusta, nata da un nuovo patto fra gli uomini. Questo nuovo stato di natura è una società che non annulla, bensì potenzia la nostra libertà.

 

Il Contratto sociale

 

 

L’uomo, nato libero, è ovunque in catene. Rousseau cerca di individuare i princìpi che garantiscono a tutti gli uomini l’uguaglianza politica ed economica, da cui deriva l’uguaglianza sociale. Per ritornare allo stato di natura gli uomini devono stabilire un contratto sociale, con cui cedono i loro diritti alla comunità. Dalla volontà individuale si passa alla volontà generale: gli individui rinunciano alle proprie prerogative ma non alla propria libertà. Nasce la volontà generale, ossia la volontà congiunta del popolo e della maggioranza, che deve essere espressa in maniera da superare gli egoismi individuali per far prevalere l’interesse generale.

 

Con la sovranità popolare basata sul libero consenso popolare l’individuo singolo è legislatore e suddito; essa emana leggi per realizzare il bene comune, basandosi sul reciproco rispetto della libertà individuale. La società deve garantire la persona del cittadino e i suoi beni, in modo che gli individui, unendosi agli altri, continuino ad ubbidire a se stessi. Le leggi sono l’espressione della volontà generale e devono avere una forza coercitiva: i singoli cittadini si assoggettano ad esse in quanto sono consapevoli di ubbidire alla propria ragione. Il potere esecutivo spetta alla comunità.

La sovranità popolare è inalienabile: di essa solo il popolo è depositario. Ogni potere governativo (monarchia, aristocrazia o democrazia) è un potere delegato temporaneamente dal popolo, che resta sempre sovrano. Il governo, il parlamento e la magistratura sono forme di servizio sociale sotto l’unica sovranità del popolo. Ai principi rousseauiani si ispirarono i riformatori della rivoluzione francese.