SOCRATE

PLATONE

ARISTOTELE

STOICISMO

EPICURO

 

FILOSOFIA CRISTIANA

 

Il cristianesimo si definisce portatore di un messaggio di salvezza, che imprime un nuovo corso alla storia occidentale, influenzandone profondamente tutta la cultura, anche quella filosofica. Poiché l’uomo non è in grado di trovare da sé la via del bene, soltanto Dio può indicargliela. A differenza dei filosofi greci, i quali cercavano con le proprie forze di scorgere la verità, il cristiano si mette in ascolto della parola di Dio e attende che questa gli sia rivelata.

 

DIFFERENZE TRA BIBBIA E FILOSOFIA GRECA

 

Vi sono profondissime differenze tra la cultura filosofica greca e la rivelazione biblica.

 

Il monoteismo

I greci avevano fornito per primi le categorie concettuali fondamentali per una

dottrina razionale dell’esistenza di un unico Dio. L’unicità del divino era concepita dai greci in modo radicalmente diverso rispetto all’interpretazione biblica.

 

La creazione dal nulla

Il concetto di creazione è del tutto estraneo alla filosofia greca. I Greci avevano considerato il mondo e la materia come esistenti da sempre. Platone aveva parlato di un Demiurgo che, prendendo come modello il mondo delle Idee, l'Iperuranio, aveva plasmatola chora; Aristotele era arrivato ad ammettere l'esistenza di un Motore Immobile,  che aveva fatto sì che tutte le cose, tendendo verso di esso, si organizzassero. Dio, essendo eterno, da sempre aveva attratto come oggetto d'amore l'universo eterno.

 

Il Dio biblico crea il mondo e tutte le cose dal nulla e liberamente, con un puro atto di volontà. La creazione cristiana è frutto di un libero e consapevole atto d'amore. Essa è produzione delle cose dal nulla. Dio ha creato non attingendo dalla sua sostanza (si parlerebbe di panteismo), né dalla chora (implicherebbe l'eternità della materia). Avendo creato tutte le cose e conoscendole, può governarle e indirizzarle, come Provvidenza; ciò non mortifica il libero arbitrio dell'uomo. Il Dio biblico è un Dio personale; la Provvidenza si dirige non solo al creato nel suo complesso, ma si prede cura di ogni singolo uomo.

 

Antropocentrismo

Lo spiccato antropocentrismo del racconto biblico non trova riscontro nella filosofia greca, per la quale l’uomo è parte di un contesto cosmico di cui non rappresenta la parte più nobile. Per i greci esistono realtà superiori all’uomo, come gli astri del cielo: il Logos governa il cosmo secondo necessità e non si prende cura dei singoli individui. Secondo il cristianesimo al centro della creazione si trova l’uomo, creato da Dio a sua immagine e somiglianza, per avere il dominio sugli altri esseri creati. Nonostante queste differenze, la cultura filosofica greca e la tradizione biblica rappresentano le due componenti che stanno alla base della nostra civiltà.

 

FILOSOFIA CRISTIANA

La filosofia cristiana inizia con la PATRISTICA e continua con la SCOLASTICA. La PATRISTICA fu così chiamata perchè i primi scrittori cristiani che difesero il cristianesimo furono detti PADRI DELLA CHIESA; va dalle origini del Cristianesimo al 9° secolo.

La filosofia patristica accoglie l’annuncio cristiano in un contesto prevalentemente platonico (richiamo alla spiritualità e parziale svalutazione della materialità). Agostino si richiamò alla filosofia platonica e attribuì grande importanza al soggetto (in interiore homine habitat veritas).

 

La SCOLASTICA rappresenta la filosofia cristiana medievale ed arriva fino al 1400 ca.

La filosofia cristiana scolastica, a differenza della patristica, si muove ormai su un cristianesimo consolidato ed affermato; cerca di ricorrere alla filosofia antica per argomentare in favore del cristianesimo; la filosofia diventa ancilla teologiae, ossia serva del cristianesimo.

I temi trattati più significativi sono il rapporto fede e ragione e la dimostrazione dell'esistenza di Dio in termini razionali. La scolastica cristiana può essere definita come il tentativo di difendere il cristianesimo servendosi della filosofia antica: i due principali filosofi antichi erano Platone e Aristotele; in un primo tempo si preferì  Platone, soprattutto per le sue dottrine dell'immortalità dell'anima e dell’origine del mondo (Demiurgo).

L'idea di un dio architetto, quale è il Demiurgo, che ad un certo punto ordina il mondo è vicina a quella cristiana (sebbene Platone parli di "plasmare" servendosi di materia già esistente, mentre il cristianesimo parli di una creazione avvenuta dal nulla), soprattutto se messa a confronto con quella aristotelica dell'eternità del mondo. Per quanto riguarda l'anima: per Aristotele fa parte del sinolo con il corpo, mentre per Platone è immortale, come è per il cristianesimo. Però per Platone l'anima è eterna, è sempre esistita e sempre esisterà, per i cristiani è perenne, ma non eterna: Dio la crea ad un certo punto, e da allora non morirà mai, però non è sempre esistita.

ANSELMO D’AOSTA – LA PROVA ONTOLOGICA DELL’ESISTENZA DI DIO

 

Uno dei tentativi più apprezzabili e interessanti è quello di Anselmo da Aosta: la sua è una dimostrazione "pura" dell'esistenza di Dio, che non si riallaccia all’esperienza: è una dimostrazione a priori, che parte dal puro concetto di Dio: Anselmo immagina un discorso con un ateo, una persona che in cuor suo nega l'esistenza di Dio; per negare qualcosa si deve sapere per forza che cosa sia, altrimenti non lo si può negare: per negare l'esistenza di un drago devo pur sapere che cosa sia: c'è differenza tra esistenza ed essenza.

 

L'ateo deve sapere che cosa è Dio: Dio è ciò di cui nulla si può pensare di maggiore. Il drago, pur non esistendo nella realtà, è un ente immaginario, pensato; il suo tasso di essere è inferiore rispetto a quello di un cavallo, che esiste sia come ente pensato sia come ente reale; se immaginiamo che il drago esista, esso sarà sia  un essere pensato, sia un essere esistente.

 

Ora passiamo a Dio come puro concetto e ammettiamo che esista: prendiamo in esame il Dio come puramente pensato, che è quello che ha in mente l'ateo: Dio è ciò di cui nulla si può pensare di maggiore, ma se lo si vede come esistente avrà un tasso più elevato di essere e quindi sarà maggiore: quindi rispetto all'essere di cui nulla si può pensare di maggiore si può pensare qualcosa di maggiore: il ragionamento dell'ateo cade in contraddizione.

 

Il ragionamento di Anselmo può così riassumersi: l'essere perfettissimo, per essere tale, non può mancare di esistenza, altrimenti non sarebbe il più perfetto. La dimostrazione razionale di Anselmo fu criticata da Gaunilone, che mostrava come la dimostrazione di Anselmo fosse contraddittoria: la dimostrazione dovrebbe valere per ogni forma di perfezione: se parliamo di un'isola felice, perfetta,  seguendo il ragionamento di Anselmo, si dovrebbe dire che esiste: e questo dovrebbe valere per tutti gli enti perfetti. Ma Anselmo fa notare che il suo ragionamento vale solo per l'essere perfetto in assoluto, Dio: nell'essere perfetto assoluto ci sarà la sapienza, nell'isola perfetta non ci sarà.

 

TOMMASO D’AQUINO – LE CINQUE PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO

 

Un altro importante tentativo di dimostrare l'esistenza di Dio in termini razionali è quello di Tommaso d’Aquino, vissuto due secoli dopo Anselmo, in un'epoca in cui ormai si era affermato, a fianco del platonismo, anche l'aristotelismo.

 

Tommaso d'Aquino fece uso della filosofia aristotelica nella sua teologia; grazie a lui Aristotele influenzò profondamente lo sviluppo della filosofia nell'alto e tardo medioevo e le sue idee divennero i dogmi della filosofia scolastica. 

Tommaso cerca di dimostrare l'esistenza di Dio a posteriori tramite 5 vie, in cui riprende le teorie platoniche e aristoteliche e se ne serve in termini cristiani.

 

1) “IL MOTORE": è la classica dimostrazione dell'esistenza di Dio di Aristotele: dal momento che tutto ciò che si muove è mosso da altro e questo da qualcos’altro, teoricamente la ricerca di ciò che mette in moto i pianeti e tutte le realtà andrebbe avanti all'infinito e di fatto nulla si muoverebbe: bisogna ammettere l'esistenza di un motore immobile, che muove senza essere mosso (Dio).

 

2) "LE CAUSE": è una prova simile a quella del motore (causa): tutto ciò che esiste è causato da qualcosa, ma non si può andare all' infinito alla ricerca delle cause e bisogna ammettere una causa che causi senza essere causata (Dio).

 

3) "LA CONTINGENZA": contingente è qualcosa che pur esistendo potrebbe benissimo non esistere: se tutto fosse contingente, nulla potrebbe esistere perchè nulla creerebbe nulla: dalla catena delle cose contingenti si deve risalire ad un ente non contingente, necessario, che ha la causa della sua esistenza in sé: Dio è "causa sui", è necessario e non ha bisogno di nulla per essere.

 

4) "I GRADI": è la più platonica di tutte: siccome nella realtà ci sono diversi gradi di perfezione e di uguaglianza (due libri si assomigliano di più che non un libro e una penna), ci deve essere un grado di perfezione assoluta, che Tommaso  identifica in Dio.

 

5) "L'ORDINE" che c'è nel mondo (e che non può essere casuale ) implica l' esistenza di un ordinatore divino, che Platone aveva identificato con il Demiurgo e Tommaso identifica con Dio.